Il grido d'aiuto da Mariupol al Papa
Dall'Ucraina, da Mariupol, qualche giorno fa è arrivata una richiesta d'aiuto disperata a Papa Francesco, attraverso una lettera.
Fonte:
vedi QUI Santa Sede - Vatican News
L'appello, un grido d'aiuto disperato, è stato rivolto al Papa dalle “madri, mogli e figli dei difensori di Mariupol” - così è firmata la lettera giunta in Vaticano tra le mani del cardinale Michael Czerny.
Si tratta dei superstiti ancora presenti a Mariupol - il cui numero diminuisce giorno dopo giorno - superstiti che adesso sono in trappola nella città assediata dall'esercito russo.
Aggiornamento: proprio oggi, mentre terminavo di scrivere questo post, giungono notizie contrastanti da Mariupol - nel senso che secondo alcuni la città sarebbe stata presa definitivamente dai Russi, secondo altri proprio no. Dobbiamo abituarci all'idea che mentre una guerra è in corso non è mai possibile sapere esattamente tutto ciò che avviene e quando avviene, se non per frammenti.
Dalla lettera giunta alla Santa Sede:
(...)
“Santo Padre, è ancora possibile aiutare i sofferenti”, nonostante il numero di chi non ce la fa “aumenta ogni giorno”, è l’invocazione al Papa.
Le donne e i figli di chi ancora resiste a Mariupol - tra cui circa cento donne in divisa, perlopiù medici e cuochi - fanno sapere a Papa Francesco della presenza di centinaia di feriti tra civili e militari, privi di qualsiasi cura per l’esaurimento di medicinali e disinfettanti, e che dunque “devono essere evacuati dal campo di battaglia”.
(...)
“Questa petizione disperata - chiarisce il cardinale Czerny - è indirizzata anche a tutti coloro che hanno la possibilità di aiutare con i corridoi umanitari, con un cessate-il-fuoco, che è esattamente ciò di cui la situazione necessita in questo momento”.
Tutti gli altri dettagli della lettera al seguente link.
Articolo di Alessandro De Carolis, Città del Vaticano
19 aprile 2022 Vatican News
Sito ufficiale del Dicastero della Comunicazione della Santa Sede
https://www.vaticannews.va/it/vaticano/news/2022-04/lettera-papa-madri-mogli-mariupol-czerny-corridoi-umanitari.html
E io mi chiedo, me lo chiedo sempre - in particolare adesso davanti alla situazione in Ucraina, ma è una domanda che mi ha sempre toccata, molto profondamente - davanti a tutte le immani tragedie del mondo, davanti alle sofferenze più vicine come a quelle più lontane: come facciamo noi cristiani a gioire per la Pasqua mentre altri sono straziati dal dolore e dalle più atroci sofferenze?
[Per dirla tutta, nella mia esperienza personale, la domanda l'ho vissuta da entrambi i lati. Ma questa è un'altra storia.
...Anche se poi, in realtà, specialmente con questa guerra, tutti noi potremmo trovarci, in ogni momento, in situazioni simili o peggiori di quelle viste finora in Ucraina. Mi riferisco all'eventualità della guerra mondiale estesa a tutta l'Europa. Ma ora non siamo a quel punto, e speriamo di non esserlo mai].
Ritorniamo al discorso principale.
con la sofferenza altrui che diventa anche la nostra sofferenza?
Come... Come si fa...?
La risposta può essere soltanto una:
la partecipazione alla sofferenza degli altri - perché non rimanga inutile e dannosa sofferenza - deve essere il motivo forte per lavorare ogni giorno, in tutti i modi possibili, per portare la pace nei cuori e nella vita di chi non ce l'ha.
La pace nel mondo sarà la naturale conseguenza di questo.
Le persone "riempite" di gioia e di pace non vogliono fare nessuna guerra. Non la faranno al vicino di casa, al condòmino, al collega di lavoro... Così come non la faranno ad altri popoli.
Rimane in ogni caso un problema... Ed è grosso.
Ci sono persone in pace, portatrici di pace, che vengono "trascinate in guerra" da altri - come ha detto anche Papa Francesco.
["la martoriata Ucraina, così duramente provata dalla violenza e dalla distruzione della guerra crudele e insensata in cui è stata trascinata". Papa Francesco, Messaggio urbi et orbi, giorno di Pasqua 2022]
Sì, perché ci sono e ci saranno (probabilmente sempre) persone che non sono abitate dalla pace... E che non vogliono esserlo.
Non è possibile, allora, rimanere con le mani in mano quando si viene aggrediti[*nota a fine pagina sul martirio] e quando vengono minacciati i più deboli: gli ammalati, le mamme e i bambini, gli anziani, i civili che tentano di fuggire mentre un esercito militare li insegue per massacrarli, per torturarli, per violentarli.
Non è possibile. Non è possibile starsene con le mani in mano!
Per questo la dottrina cattolica parla di legittima difesa e di "guerra giusta" (un termine che va inteso nel suo corretto significato, ed è appunto quello che si collega allo stesso principio della legittima difesa). Per info vedi QUI
In ogni caso, lo possono capire tutti anche senza studiare dottrine: nella situazione dell'Ucraina non è che ci fosse altra scelta. Di fronte ad una tale aggressione ci si doveva difendere.
Credo che la sottolineatura di Papa Francesco, qualche giorno fa, nel giorno di Pasqua (17 aprile 2022), si riferisse, come sottinteso niente affatto escluso, anche a questo discorso della possibile difesa armata.
Le parole del Papa:
Chi ha la responsabilità delle Nazioni ascolti il grido di pace della gente. (...)
Porto nel cuore tutte le numerose vittime ucraine, i milioni di rifugiati e di sfollati interni, le famiglie divise, gli anziani rimasti soli, le vite spezzate e le città rase al suolo. Ho negli occhi lo sguardo dei bambini rimasti orfani e che fuggono dalla guerra. Guardandoli non possiamo non avvertire il loro grido di dolore, insieme a quello dei tanti altri bambini che soffrono in tutto il mondo: quelli che muoiono di fame o per assenze di cure, quelli che sono vittime di abusi e violenze e quelli a cui è stato negato il diritto di nascere." (...)
"Il conflitto in Europa ci renda più solleciti anche davanti ad altre situazioni di tensione, sofferenza e dolore, che interessano troppe regioni del mondo e non possiamo né vogliamo dimenticare."
Papa Francesco
Dal Messaggio urbi et orbi del giorno di Pasqua 2022
Che dire?
Forse il Papa si riferisce esclusivamente alla preghiera cristiana, alle trattative diplomatiche, alle sanzioni economiche e all'invito per il disarmo globale che potrà essere un programma di lungo termine?
Di certo si tratta dei migliori "programmi cristiani", tuttavia non credo che Papa Francesco abbia mai sottinteso che l'Ucraina - nell'emergenza che chiede risposta immediata - dovrebbe rinunciare alla propria difesa armata, né che sia sconsigliato fornire aiuti per quella specifica difesa.
Soprattutto in considerazione delle categorie di persone che lo stesso pontefice ha sempre indicato come indifese e lasciate sole a morire - lamentando questa condizione insopportabile, disumana, sacrilega. Anche questi ultimi sono termini usati da Papa Francesco.
Non credo che il realismo di Papa Francesco voglia dire che qualche volontario dovrebbe andare lì a fare una specie di compagnia passiva alle vittime, lasciandosi ammazzare insieme a loro - né che gli Stati e/o gli organismi internazionali dovrebbero attendere passivi i corridoi umanitari che non vengono concessi dagli invasori russi. Ripeto, sarò scema io, ma mentre è ovvio che il Papa - come ogni cattolico - non dirà mai di andare a "vendicarsi", rimane sempre sottintesa e sacrosanta la difesa dei civili inermi, anche armata. Purtroppo armata, e sottolineo mille volte purtroppo, ma se si è costretti la difesa è armata.
O forse l'attesa passiva, mentre gli aggressori uccidono - settimana dopo settimana, mese dopo mese, con metodi diretti e indiretti - la popolazione civile indifesa... È un insegnamento cattolico? A me non risulta. Certo, capisco bene l'enorme problema dell'allargamento della guerra e la minaccia nucleare se qualcuno interviene facendo passi sbagliati. Perciò la modalità di intervento è un problema, lo sanno tutti, anche gli ignoranti come me.
Ma ancora,
...Anche considerando la legittima risposta degli aggrediti (insieme a tutti aiuti necessari per tale legittima risposta - tema appunto vastissimo - da parte dei popoli e delle nazioni che stanno politicamente e moralmente accanto agli aggrediti)...
L'interrogativo che ponevo all'inizio è sempre là perché la tragedia continua a ripetersi ogni giorno:
per noi, cristiani, come si può avere in sé stessi la gioia della Risurrezione pasquale insieme alla sofferenza e all'agonia dei nostri fratelli e sorelle in Ucraina e in altri luoghi di guerra e di soprusi in tutto il mondo?
La radice di tutto è sempre e solo una. Con la stessa risposta:
le persone "riempite" di gioia e di pace non vogliono fare nessuna guerra: non la faranno al vicino di casa, al condòmino, al collega di lavoro... Così come non la faranno ad altri popoli.
La nostra partecipazione di cristiani alla sofferenza degli altri - perché non rimanga un'inutile e dannosa sofferenza psicologica - deve diventare il motivo forte per continuare a lavorare ogni giorno - in qualsiasi modo possibile - per portare la pace nei cuori e nella vita di chi non ce l'ha.
Dal luogo più piccolo di questa terra a quello più grande. Dalle relazioni e dalle azioni personali, anche le più "minime", quelle limitate alle proprie parentele e amicizie, fino alle azioni, agli ambienti e agli incarichi di responsabilità dove le conseguenze coinvolgono molta più gente, direttamente e indirettamente.
"La cosa più saggia del mondo è gridare prima del danno. Gridare dopo che il danno è avvenuto non serve a nulla, specie se il danno è una ferita mortale (...). Un colpo d’accetta si può parare soltanto mentre l’accetta è ancora in aria".
Gilbert Keith Chesterton Eugenetica e altri malanni, 1921
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Note al testo
Però il martirio, oltre che scelta consapevole, è scelta personale, individuale. In altre parole: non può esistere un martirio "imposto" ad un gruppo di persone.
A meno che ogni singola persona di un determinato gruppo non faccia la propria scelta individuale, davvero libera e convinta, di accettare il martirio. Questo è accaduto anche nella storia della Chiesa, ma non è la regola, appunto. Nella nostra Fede non può esistere un capo-gruppo che impone agli altri di farsi martirizzare. Già nei primi secoli di cristianesimo la Chiesa ha condannato duramente (e scomunicato) chi faceva queste azioni: vedi ad esempio i Donatisti, un grande gruppo scomunicato che prese il nome dal vescovo Donato.
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