Avvento 2019. Tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare: come lo navighiamo questo mare? A bordo dell'Anno Liturgico...
1 dicembre 2019.
Prima domenica di Avvento.
E quindi partenza del nuovo Anno Liturgico cattolico (romano).
Meditazione.
Tutto il tempo è tempo di Dio.
Tutto il tempo è un dono di Dio.
Ma esiste anche un dono più esplicito e più definito all'interno del dono di ogni giorno: è il tempo sacro, quello del calendario liturgico cristiano.
Questo tempo, nelle sue parti più preziose, coinvolge anche il luogo sacro nel quale viene vissuto.
Infatti, l'Eucaristia è definita fonte e culmine - e perciò
[eccetto casi particolari come le cerimonie papali all'aperto con migliaia di persone, oppure durante guerre devastanti o prigionie]
normalmente per la Messa è previsto un luogo sacro (cioè consacrato. Nota: la consacrazione di una chiesa ha determinate caratteristiche che non tratto in questo articolo).
Per altri appuntamenti liturgici, come ad esempio per la preghiera (Liturgia delle Ore o Rosario o altre preghiere) e per incontri di lettura della Bibbia non è previsto un luogo consacrato obbligatorio.
In poche parole questa è la descrizione del tempo liturgico nel significato cattolico.
[nota: gli stessi concetti valgono per le chiese ortodosse orientali, mentre in genere non valgono per le congregazioni protestanti - con alcune eccezioni nel protestantesimo più affine teologicamente al cattolicesimo].
Negli anni scorsi ho scritto dell'Anno Liturgico da diversi punti di vista. Puoi vedere qui (Avvento e Hanukkah)
e qui (le nozioni "tecniche" e i significati fondamentali).
I post del 2017 e del 2018 sono tutti ancora validi e molto utili per entrare nell'argomento.
Per l'anno che parte oggi (domenica 1 dicembre 2019) mi è venuta in mente la metafora marittima perché ho riflettuto sulla distanza immensa che c'è attualmente tra la teoria e la pratica negli appuntamenti liturgici.
Domanda: il calendario liturgico è soltanto una memoria di eventi che noi andiamo ad "imparare" (o perfino ad insegnare) domenica dopo domenica, giorno dopo giorno, festa dopo festa...?
Molti risponderebbero di sì.
Purtroppo in questo momento storico prevale tale visione di matrice gnostica/protestante della memoria intesa come un ricordino mentale o come pio pensiero, disincarnato. Perciò ho riassunto con l'espressione "tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare".
La Chiesa, anche attraverso l'anno liturgico, fornisce gli strumenti (donati da Dio) per realizzare l'unione del dire col fare.
Il calendario liturgico si può infatti descrivere anche come un mezzo concreto per solcare il mare tra le due coste ("dire" e "fare"):
può essere considerato come una nave, una barca, una zattera, una canoa ... Oppure può anche essere considerato il momento sacro dello "squarcio" delle acque per il passaggio a piedi del Mar Rosso.
(In particolare, l'Eucaristia costituisce lo squarcio... quello delle acque del mare, ma anche quello del velo del Tempio ...in cui tempo e luogo liturgici vengono superati ed entrano nell'eternità).
Da dove parte la Liturgia?
Da dove parte il tempo liturgico?
Dalla Genesi. Dalla Creazione.
Dalla Parola di Dio.
"Parola" intesa soprattutto come azione di Dio in relazione con l'Uomo.
Il ritmo dei sette giorni (in cui un giorno intero è consacrato al Signore) non è un dato scontato se usciamo dal mondo giudeo-cristiano.
È il tempo sacro che ha determinato i ritmi* del calendario, anche di quello "laico".
[* "ritmi" intesi come intervalli regolari sacri, agenda temporale sacra secondo la volontà di Dio, diritto/dovere per la persona e per la società].
Con l'attuale perdita progressiva del senso del sacro (e quindi anche del tempo sacro) si perde anche il motivo fondante del ritmo lavoro/riposo.
Non c'è infatti alcun motivo "laico" per fermarsi necessariamente un giorno su sette. E tantomeno per fermarsi a Natale, a Santo Stefano, a Pasqua, nel giorno dell'Immacolata o a Ferragosto (festa dell'Assunta).
Il concetto di riposo nel mondo antico pre-giudaico (e pre-cristiano) non esisteva. O meglio: il riposo notturno era considerato umanamente sufficiente per riprendersi e per tornare a lavorare la mattina successiva. Per tutta la vita.
E in effetti, come si potrebbe provare il contrario?
Ancora oggi in paesi non cristiani non ci sono delle "pause per fare festa", "pause per contemplare", "pause per stare solo e soltanto con Dio", "pause per onorare il Signore della Vita".
Al massimo - nel mondo non religioso e/o religioso non monoteista - ci può essere qualche festa civile o tradizionale o patriottica per uno o due giorni all'anno.
Anticamente, nel mondo pagano, alcune pause erano previste per i mercati, cioè per vendere ed acquistare merci, ma la cadenza non era settimanale; poteva essere mensile, ad esempio, o trimestrale, eccetera... E non era neanche assodato che tutti dovessero fermarsi per recarsi al mercato.
Nell'impero romano la caratteristica degli ebrei e dei cristiani (gli uni si fermavano il sabato e gli altri la domenica) non era affatto ben vista. Forse oggi non ci si pensa abbastanza... ma nel mondo antico una fede per cui "perfino gli schiavi" devono fermarsi per riposare, per contemplare e per lodare Dio, non era un elemento molto simpatico.
Per dirla in parole povere: gli ebrei e i cristiani erano considerati all'incirca gli scansafatiche del mondo antico... 😇😁
Tutto il tempo è tempo di Dio.
Tutto il nostro tempo è un dono di Dio.
E c'è un dono ancora più prezioso all'interno di esso: il tempo sacro.
Desacralizzare il tempo sacro significa dimenticare (e dimenticare anche nella pratica quotidiana) che tutto il tempo è dono di Dio.
Non considerare il dono... significa in definitiva scordarsi di essere figli di Dio. Questa dimenticanza è fondamentalmente dimenticanza della propria dignità di esseri umani (fatti ad immagine e somiglianza del Creatore).
Questa cosa si traduce poi in fatti molto concreti.
Ecco un altro motivo per cui è importante l'Anno Liturgico.
Ti ricordo i miei post precedenti sull'Avvento e sull'Anno Liturgico con diverse prospettive che completano il discorso:
>>>> 2017 qui
>>>> 2018 qui
Citazione di Don Andrea Lonardo:
"In fondo l’anno liturgico, con le sue feste, con le sue letture dell’Antico e del Nuovo Testamento, con i suoi segni, con i suoi canti, è forse il capolavoro più grande che la Chiesa abbia costruito e donato al mondo. Più grande delle opere di Michelangelo o di Caravaggio, più grande delle cattedrali medioevali o barocche, più grandi di Dante e di Manzoni, tutti grandissimi. La liturgia è stata fatta dalla Chiesa tutta intera perché ci permette di accogliere Cristo, perché permette a Lui di farci visita.
La liturgia è una cosa così grande che tutti i popoli e tutte le epoche hanno contribuito a renderla ciò che è nella sua bellezza. Alcune sue parole vengono dall’ebraico, altre dall’aramaico, altre dal greco, altre dal latino, altre dalle lingue moderne. Allo stesso modo le feste dell’anno liturgico vengono alcune dall’oriente, altre dall’occidente, altre da Roma, altre da santi particolari, altre da un papa o da un altro.
L’anno liturgico, quest’opera d’arte preparata per noi dalla Chiesa di ogni tempo e di ogni luogo, permette ad ogni uomo di incontrarsi con tutta la vita di Cristo. Nell’anno liturgico la mia vita, fatta di famiglia, lavori, problemi e gioie, si unisce con tutta la vita di Cristo e con tutta la storia della salvezza."
Don Andrea Lonardo
http://www.gliscritti.it/blog/entry/3670
Prima domenica di Avvento.
E quindi partenza del nuovo Anno Liturgico cattolico (romano).
Meditazione.
Tutto il tempo è tempo di Dio.
Tutto il tempo è un dono di Dio.
Ma esiste anche un dono più esplicito e più definito all'interno del dono di ogni giorno: è il tempo sacro, quello del calendario liturgico cristiano.
Questo tempo, nelle sue parti più preziose, coinvolge anche il luogo sacro nel quale viene vissuto.
Infatti, l'Eucaristia è definita fonte e culmine - e perciò
[eccetto casi particolari come le cerimonie papali all'aperto con migliaia di persone, oppure durante guerre devastanti o prigionie]
normalmente per la Messa è previsto un luogo sacro (cioè consacrato. Nota: la consacrazione di una chiesa ha determinate caratteristiche che non tratto in questo articolo).
Per altri appuntamenti liturgici, come ad esempio per la preghiera (Liturgia delle Ore o Rosario o altre preghiere) e per incontri di lettura della Bibbia non è previsto un luogo consacrato obbligatorio.
In poche parole questa è la descrizione del tempo liturgico nel significato cattolico.
[nota: gli stessi concetti valgono per le chiese ortodosse orientali, mentre in genere non valgono per le congregazioni protestanti - con alcune eccezioni nel protestantesimo più affine teologicamente al cattolicesimo].
Negli anni scorsi ho scritto dell'Anno Liturgico da diversi punti di vista. Puoi vedere qui (Avvento e Hanukkah)
e qui (le nozioni "tecniche" e i significati fondamentali).
I post del 2017 e del 2018 sono tutti ancora validi e molto utili per entrare nell'argomento.
Per l'anno che parte oggi (domenica 1 dicembre 2019) mi è venuta in mente la metafora marittima perché ho riflettuto sulla distanza immensa che c'è attualmente tra la teoria e la pratica negli appuntamenti liturgici.
Domanda: il calendario liturgico è soltanto una memoria di eventi che noi andiamo ad "imparare" (o perfino ad insegnare) domenica dopo domenica, giorno dopo giorno, festa dopo festa...?
Molti risponderebbero di sì.
Purtroppo in questo momento storico prevale tale visione di matrice gnostica/protestante della memoria intesa come un ricordino mentale o come pio pensiero, disincarnato. Perciò ho riassunto con l'espressione "tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare".
La Chiesa, anche attraverso l'anno liturgico, fornisce gli strumenti (donati da Dio) per realizzare l'unione del dire col fare.
Il calendario liturgico si può infatti descrivere anche come un mezzo concreto per solcare il mare tra le due coste ("dire" e "fare"):
può essere considerato come una nave, una barca, una zattera, una canoa ... Oppure può anche essere considerato il momento sacro dello "squarcio" delle acque per il passaggio a piedi del Mar Rosso.
(In particolare, l'Eucaristia costituisce lo squarcio... quello delle acque del mare, ma anche quello del velo del Tempio ...in cui tempo e luogo liturgici vengono superati ed entrano nell'eternità).
Da dove parte la Liturgia?
Da dove parte il tempo liturgico?
Dalla Genesi. Dalla Creazione.
Dalla Parola di Dio.
"Parola" intesa soprattutto come azione di Dio in relazione con l'Uomo.
Il ritmo dei sette giorni (in cui un giorno intero è consacrato al Signore) non è un dato scontato se usciamo dal mondo giudeo-cristiano.
È il tempo sacro che ha determinato i ritmi* del calendario, anche di quello "laico".
[* "ritmi" intesi come intervalli regolari sacri, agenda temporale sacra secondo la volontà di Dio, diritto/dovere per la persona e per la società].
Con l'attuale perdita progressiva del senso del sacro (e quindi anche del tempo sacro) si perde anche il motivo fondante del ritmo lavoro/riposo.
Non c'è infatti alcun motivo "laico" per fermarsi necessariamente un giorno su sette. E tantomeno per fermarsi a Natale, a Santo Stefano, a Pasqua, nel giorno dell'Immacolata o a Ferragosto (festa dell'Assunta).
Il concetto di riposo nel mondo antico pre-giudaico (e pre-cristiano) non esisteva. O meglio: il riposo notturno era considerato umanamente sufficiente per riprendersi e per tornare a lavorare la mattina successiva. Per tutta la vita.
E in effetti, come si potrebbe provare il contrario?
Ancora oggi in paesi non cristiani non ci sono delle "pause per fare festa", "pause per contemplare", "pause per stare solo e soltanto con Dio", "pause per onorare il Signore della Vita".
Al massimo - nel mondo non religioso e/o religioso non monoteista - ci può essere qualche festa civile o tradizionale o patriottica per uno o due giorni all'anno.
Anticamente, nel mondo pagano, alcune pause erano previste per i mercati, cioè per vendere ed acquistare merci, ma la cadenza non era settimanale; poteva essere mensile, ad esempio, o trimestrale, eccetera... E non era neanche assodato che tutti dovessero fermarsi per recarsi al mercato.
Nell'impero romano la caratteristica degli ebrei e dei cristiani (gli uni si fermavano il sabato e gli altri la domenica) non era affatto ben vista. Forse oggi non ci si pensa abbastanza... ma nel mondo antico una fede per cui "perfino gli schiavi" devono fermarsi per riposare, per contemplare e per lodare Dio, non era un elemento molto simpatico.
Per dirla in parole povere: gli ebrei e i cristiani erano considerati all'incirca gli scansafatiche del mondo antico... 😇😁
Tutto il nostro tempo è un dono di Dio.
E c'è un dono ancora più prezioso all'interno di esso: il tempo sacro.
Desacralizzare il tempo sacro significa dimenticare (e dimenticare anche nella pratica quotidiana) che tutto il tempo è dono di Dio.
Non considerare il dono... significa in definitiva scordarsi di essere figli di Dio. Questa dimenticanza è fondamentalmente dimenticanza della propria dignità di esseri umani (fatti ad immagine e somiglianza del Creatore).
Questa cosa si traduce poi in fatti molto concreti.
Ecco un altro motivo per cui è importante l'Anno Liturgico.
Ti ricordo i miei post precedenti sull'Avvento e sull'Anno Liturgico con diverse prospettive che completano il discorso:
>>>> 2017 qui
>>>> 2018 qui
Citazione di Don Andrea Lonardo:
"In fondo l’anno liturgico, con le sue feste, con le sue letture dell’Antico e del Nuovo Testamento, con i suoi segni, con i suoi canti, è forse il capolavoro più grande che la Chiesa abbia costruito e donato al mondo. Più grande delle opere di Michelangelo o di Caravaggio, più grande delle cattedrali medioevali o barocche, più grandi di Dante e di Manzoni, tutti grandissimi. La liturgia è stata fatta dalla Chiesa tutta intera perché ci permette di accogliere Cristo, perché permette a Lui di farci visita.
La liturgia è una cosa così grande che tutti i popoli e tutte le epoche hanno contribuito a renderla ciò che è nella sua bellezza. Alcune sue parole vengono dall’ebraico, altre dall’aramaico, altre dal greco, altre dal latino, altre dalle lingue moderne. Allo stesso modo le feste dell’anno liturgico vengono alcune dall’oriente, altre dall’occidente, altre da Roma, altre da santi particolari, altre da un papa o da un altro.
L’anno liturgico, quest’opera d’arte preparata per noi dalla Chiesa di ogni tempo e di ogni luogo, permette ad ogni uomo di incontrarsi con tutta la vita di Cristo. Nell’anno liturgico la mia vita, fatta di famiglia, lavori, problemi e gioie, si unisce con tutta la vita di Cristo e con tutta la storia della salvezza."
Don Andrea Lonardo
http://www.gliscritti.it/blog/entry/3670
Commenti