La fede di frate Francesco 💒Assisi 1182 - Assisi 1226💒
Nel mio ultimo post (qui) avevo proposto la lettura di un paio di testi "meno noti" di San Francesco. Meno noti, tra virgolette, perché in realtà sono degli scritti notissimi di San Francesco. Sono noti da sempre nelle congregazioni francescane (di suore e di frati) e sono perfettamente conosciuti dagli studiosi.
Però si può dire che sono "meno noti" al grande pubblico. Questa poca conoscenza del nostro santo nazionale (ricordo che San Francesco è patrono d'Italia, in co-patronato con Santa Caterina da Siena) porta anche a tanti fraintendimenti e ad eccessive semplificazioni del suo pensiero, della sua persona, del suo carattere e carisma, della sua spiritualità e della sua missione.
In generale, secondo il superficiale maistream di oggi sembra quasi che frate Francesco non utilizzasse la scrittura e che ad un certo punto della sua vita si sia concentrato sulla composizione di una piccola poesia (Cantico dei Cantici), e forse di qualche altra preghiera composta di poche frasi.
Invece sappiamo per certo che San Francesco ha scritto davvero tanto (come spiegavo qui).
O almeno: egli ha scritto "tanto" per coloro che ancora pensano che non abbia scritto niente eccetto Il Cantico.
E non solo. Frate Francesco scrive principalmente in latino. Soltanto due volte scrive in lingua volgare.
Da questo si può dedurre che egli ci tenesse a far circolare i suoi scritti in territori ed ambienti più "internazionali"
(e ovviamente voleva raggiungere anche tutti i giovani cristiani come lui provenienti da ambienti ricchi e colti, giovani in ricerca dell'essenza del cristianesimo in un mondo pieno di confusione e di falsi valori mondani che all'epoca avevano influenzato anche la Chiesa. Della serie: i problemi nel mondo sono sempre quelli, e non è che oggi ne siamo esenti).
Inoltre, a volte nei suoi scritti frate Francesco ricopia (oppure manda a memoria? non lo so!) interi passi di Sacra Scrittura.
Quindi egli non è propriamente il fratino ignorante che a volte traspare da certo catechismo sdolcinato, anche se probabilmente è vero che la grande umiltà di Francesco ha contribuito a non mettere in mostra la sua cultura cristiana, preferendo invece metterla al servizio concreto degli altri - come tutti i buoni cristiani dovrebbe fare.
Fatto sta che... quando si viene a sapere che San Francesco ha scritto parecchio (wow!😇) chi lo ha sempre amato forse desidera sapere qualcosa in più su ciò che ha voluto scrivere e che ha voluto diffondere:
sì, perché risulta che frate Francesco ha deciso fermamente di diffondere il suo messaggio, tanto da scriverlo chiaramente ad esempio nel seguente testo.
E alla fine indica pure come farlo circolare! (visti i tanti analfabeti dell'epoca).
Nota: le numerazioni presenti nel testo sono le suddivisioni ufficiali per lo studio delle fonti francescane. Ho pensato di lasciarle così, come le ho trovate nei documenti che ho scaricato online. Il grassetto è mio per evidenziare l'inizio e la fine della lettera.
San Francesco d'Assisi
LETTERA AI FEDELI
(classificata come "seconda recensione")
[179]
Nel nome del Signore, Padre e Figlio e Spirito Santo. Amen.
A tutti i cristiani religiosi, chierici e laici, uomini e donne, a tutti gli abitanti del mondo intero, frate Francesco, loro servo e suddito, ossequio rispettoso, pace dal cielo e sincera carità nel Signore.
[180]
Poiché sono servo di tutti, sono tenuto a servire tutti e ad amministrare le fragranti parole del mio Signore. E perciò, considerando che non posso visitare personalmente i singoli, a causa della malattia e debolezza del mio corpo, mi sono proposto di riferire a voi, mediante la presente lettera e messaggio, le parole del Signore nostro Gesù Cristo, che è il Verbo del Padre, e le parole dello Spirito Santo, che sono spirito e vita.
I. IL VERBO DEL PADRE
[181]
L'altissimo Padre celeste, per mezzo del santo suo angelo Gabriele, annunciò questo Verbo del Padre, così degno, così santo e glorioso, nel grembo della santa e gloriosa Vergine Maria, e dal grembo di lei ricevette la vera carne della nostra umanità e fragilità .
[182]
Lui, che era ricco sopra ogni altra cosa, volle scegliere in questo mondo, insieme alla beatissima Vergine, sua madre, la povertà .
[183]
E, prossimo alla passione, celebrò la pasqua con i suoi discepoli, e prendendo il pane, rese grazie, lo benedisse e lo spezzò dicendo:
"Prendete e mangiate, questo è il mio corpo". E prendendo il calice disse:
"Questo è il mio sangue della nuova alleanza, che per voi e per molti sarà sparso in remissione dei peccati".
Poi pregò il Padre dicendo: "Padre, se è possibile passi da me questo calice". E il suo sudore divenne simile a gocce di sangue che scorre per terra. Depose tuttavia la sua volontà nella volontà del Padre dicendo: "Padre, sia fatta la tua volontà ; non come voglio io, ma come vuoi tu".
[184]
E la volontà di suo Padre fu questa, che il suo figlio benedetto e glorioso, che egli ci ha donato ed è nato per noi, offrisse se stesso, mediante il proprio sangue, come sacrificio e vittima sull'altare della croce, non per sé, poiché per mezzo di lui sono state create tutte le cose, ma in espiazione dei nostri peccati, lasciando a noi l'esempio perché ne seguiamo le orme. E vuole che tutti siamo salvi per mezzo di lui e che lo riceviamo col cuore puro e col nostro corpo casto.
[185]
Ma pochi sono coloro che lo vogliono ricevere ed essere salvati per mezzo di lui, sebbene il suo giogo sia soave
e il suo peso leggero.
II. DI QUELLI CHE NON VOGLIONO OSSERVARE I COMANDAMENTI DI DIO.
[186]
Coloro che non vogliono gustare quanto sia soave il Signore e preferiscono le tenebre alla luce, rifiutando di osservare i comandamenti di Dio, sono maledetti; di essi dice il profeta: "Maledetti coloro che si allontanano dai tuoi comandamenti". Invece, quanto sono beati e benedetti quelli che amano il Signore e fanno così come dice il Signore stesso nel Vangelo: "Amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore e con tutta l'anima, e il prossimo tuo come te stesso".
III. DELL'AMORE DI DIO E DEL SUO CULTO.
[187]
Amiamo dunque Dio e adoriamolo con cuore puro e mente pura, poiché egli stesso, ricercando questo sopra
tutte le altre cose, disse: I veri adoratori adoreranno il Padre nello spirito e nella verità . Tutti infatti quelli che lo adorano, bisogna che lo adorino nello spirito della verità .
[188]
Ed eleviamo a lui lodi e preghiere giorno e notte, dicendo: "Padre nostro, che sei nei cieli", poiché bisogna che noi preghiamo sempre senza stancarci.
IV. DELLA VITA SACRAMENTALE.
[189] Dobbiamo anche confessare al sacerdote tutti i nostri peccati e ricevere da lui il corpo e il sangue del Signore nostro Gesù Cristo. Chi non mangia la sua carne e non beve il suo sangue, non può entrare nel regno di Dio. Lo deve però mangiare e bere degnamente, poiché chi lo riceve indegnamente mangia e beve la sua condanna, non discernendo il corpo del Signore, cioè non distinguendolo dagli altri cibi.
[190]
Facciamo, inoltre, frutti degni di penitenza. E amiamo i prossimi come noi stessi. E se uno non vuole amarli come se stesso, almeno non arrechi loro del male, ma faccia del bene.
V. DEL GIUDICARE CON MISERICORDIA.
[191]
Coloro poi che hanno ricevuto l'autorità di giudicare gli altri, esercitino il giudizio con misericordia, così come essi stessi vogliono ottenere misericordia dal Signore; infatti il giudizio sarà senza misericordia per coloro che non hanno usato misericordia.
[192]
Abbiamo perciò carità e umiltà e facciamo elemosine, perché l'elemosina lava l'anima dalle brutture dei peccati.
Gli uomini infatti perdono tutte le cose che lasciano in questo mondo, ma portano con se la ricompensa della carità e le elemosine che hanno fatto, di cui avranno dal Signore il premio e la degna ricompensa.
VI. DEL DIGIUNO CORPORALE E SPIRITUALE
[193]
Dobbiamo anche digiunare e astenerci dai vizi e dai peccati e da ogni eccesso nel mangiare e nel bere ed essere cattolici. Dobbiamo anche visitare frequentemente le chiese e venerare e usare reverenza verso i chierici, non tanto per loro stessi, se sono peccatori, ma per l'ufficio e l'amministrazione del santissimo corpo e sangue di Cristo, che sacrificano sull'altare e ricevono e amministrano agli altri.
[194]
E siamo tutti fermamente convinti che nessuno può essere salvato se non per mezzo delle sante parole e del sangue del Signore nostro Gesù Cristo, che i chierici pronunciano, annunciano e amministrano. Ed essi soli debbono amministrarli e non altri.
Specialmente poi i religiosi, i quali hanno rinunciato al mondo, sono tenuti a fare molte altre cose e più grandi, senza però tralasciare queste.
VII. DELL'AMORE VERSO I NEMICI.
[195]
Dobbiamo avere in odio i nostri corpi con i vizi e i peccati, poiché il Signore dice nel Vangelo: Tutte le cose cattive, i vizi e i peccati escono dal cuore.
[196]
Dobbiamo amare i nostri nemici e fare del bene a coloro che ci odiano. Dobbiamo osservare i precetti e i consigli del Signore nostro Gesù Cristo. Dobbiamo anche rinnegare noi stessi e porre i nostri corpi sotto il giogo del servizio e della santa obbedienza, così come ciascuno ha promesso al Signore.
VIII. DELL'UMILTA' NEL COMANDARE
[197] E nessun uomo si ritenga obbligato dall'obbedienza ad obbedire a qualcuno la dove si commette delitto o peccato. E colui al quale è affidata l'obbedienza e che è ritenuto maggiore sia come il minore e servo degli altri fratelli, e usi e abbia nei confronti di ciascuno dei suoi fratelli quella misericordia che vorrebbe fosse usata verso di sé qualora si trovasse in un caso simile.
[198]
E per il peccato commesso dal fratello non si adiri contro di lui, ma lo ammonisca e lo conforti con ogni pazienza e umiltà .
IX. DEL FUGGIRE LA SAPIENZA CARNALE
[199]
Non dobbiamo essere sapienti e prudenti secondo la carne, ma piuttosto dobbiamo essere semplici, umili e puri.
Teniamo i nostri corpi in umiliazione e dispregio, perché noi, per colpa nostra, siamo miseri, fetidi e vermi, come dice il Signore per bocca del profeta: "Io sono un verme e non un uomo, l'obbrobrio degli uomini e scherno del popolo".
Mai dobbiamo desiderare di essere sopra gli altri, ma anzi dobbiamo essere servi e soggetti ad ogni umana creatura per amore di Dio.
X. DEL SERVO FEDELE CHE DIVIENE DIMORA DI DIO
[200]
E tutti quelli e quelle che si diporteranno in questo modo, fino a quando faranno tali cose e persevereranno in esse sino alla fine, riposerà su di essi lo Spirito del Signore, ed egli ne farà sua abitazione e dimora. E saranno figli del Padre celeste, di cui fanno le opere, e sono sposi, fratelli e madri del Signore nostro Gesù Cristo.
Siamo sposi, quando l'anima fedele si congiunge a Gesù Cristo per l'azione dello Spirito Santo. E siamo fratelli,
quando facciamo la volontà del Padre suo, che è in cielo. Siamo madri , quando lo portiamo nel nostro cuore e nel nostro corpo attraverso l'amore e la pura e sincera coscienza, e lo generiamo attraverso il santo operare, che deve risplendere in esempio per gli altri.
[201]
Oh, come è glorioso e santo e grande avere in cielo un Padre!
Oh, come è santo, consolante, bello e ammirabile avere un tale Sposo!
Oh, come è santo, come è delizioso, piacevole, umile, pacifico, dolce e amabile e sopra ogni cosa desiderabile
avere un tale fratello e figlio, il quale offrì la sua vita per le sue pecore e pregò il Padre per noi, dicendo: "Padre santo, custodisci nel tuo nome quelli che mi hai dato. Padre, tutti coloro che mi hai dato nel mondo erano tuoi e tu li hai dati a me. E le parole che desti a me, le ho date a loro; ed essi le hanno accolte e veramente hanno riconosciuto che io sono uscito da te ed hanno creduto che tu mi hai mandato. Io prego per loro e non per il mondo. Benedicili e santificali. E per loro io santifico me stesso affinché siano santificati nell'unità come lo siamo noi. E voglio, o Padre, che dove io sono ci siano anch'essi con me, affinché vedano la mia gloria nel tuo regno".
[202]
A colui che tanto patì per noi, che tanti beni ha elargito e ci elargirà in futuro, a Dio, ogni creatura che vive nei cieli, sulla terra, nel mare e negli abissi, renda lode, gloria, onore e benedizione, poiché egli è la nostra virtù e la nostra fortezza. Egli che solo è buono, solo altissimo, solo onnipotente, ammirabile, glorioso e solo è santo, degno di lode e benedetto per gli infiniti secoli dei secoli. Amen.
XI. DI COLORO CHE NON FANNO PENITENZA.
[203]
Invece, tutti coloro che non vivono nella penitenza, e non ricevono il corpo e il sangue del Signore nostro Gesù Cristo, e compiono vizi e peccati, e che camminano dietro la cattiva concupiscenza e i cattivi desideri, e non osservano quelle cose che hanno promesso, e servono con il proprio corpo il mondo, gli istinti della carne, le cure e le preoccupazioni del mondo le cure di questa vita, ingannati dal diavolo, di cui sono figli e ne compiono le opere, costoro
sono ciechi, poiché non vedono la vera luce, il Signore nostro Gesù Cristo.
Questi non posseggono la sapienza spirituale, poiché non hanno in se il Figlio di Dio, che è la vera sapienza del Padre.
Di essi dice la Scrittura: "La loro sapienza è stata divorata". Essi vedono, conoscono, sanno e fanno il male e consapevolmente perdono le loro anime.
[204]
Vedete, o ciechi, ingannati dai nostri nemici, cioè dalla carne, dal mondo e dal diavolo, che al corpo è dolce fare il peccato ed è cosa amara servire Dio, poiché tutte le cose cattive, vizi e peccati, escono e procedono dal cuore degli uomini come dice il Signore nel Vangelo. E così non possedete nulla né in questo mondo né nell'altro. Credete di possedere a lungo le vanità di questo secolo, ma vi ingannate, perché verrà il giorno e l'ora che non pensate, non conoscete e ignorate.
XII. IL MORIBONDO IMPENITENTE
[205]
Il corpo è infermo, si avvicina la morte, accorrono i parenti e gli amici e dicono: "Disponi delle tue cose". Ecco, la moglie di lui, i figli, i parenti e gli amici fingono di piangere. Ed egli, sollevando gli occhi, li vede piangere e, mosso da un cattivo sentimento, pensando tra se dice: "Ecco, la mia anima e il mio corpo e tutte le mie cose pongo nelle vostre mani".
In verità questo uomo è maledetto, poiché colloca la sua fiducia e affida la sua anima, il suo corpo e tutti i suoi averi in tali mani. Perciò dice il Signore per bocca del profeta: "Maledetto l'uomo che confida nell'uomo".
E subito fanno venire il sacerdote. Gli domanda il sacerdote: "Vuoi ricevere la penitenza per tutti i tuoi
peccati?". Risponde "Si".
"Vuoi dare soddisfazione con i tuoi mezzi, così come puoi, per tutte le colpe e per quelle cose che hai defraudato e nelle quali hai ingannato gli uomini?". Risponde: "No".
E il sacerdote: "Perché no?". "Perché ho consegnato ogni mio avere nelle mani dei parenti e degli amici".
E incomincia a perdere la parola e così quel misero muore.
Ma sappiamo tutti che ovunque e in qualsiasi modo un uomo muoia in peccato mortale senza compiere la
soddisfazione sacramentale, e può farlo e non lo fa, il diavolo rapisce la sua anima dal suo corpo con una angoscia e sofferenza così grandi che nessuno può sapere se non chi ne fa la prova. E tutti i talenti e l'autorità e la scienza che credeva di possedere, gli sono portati via. Egli li lascia ai parenti ed agli amici, ed essi prendono il patrimonio e se lo
dividono e poi dicono: "Maledetta sia la sua anima, poiché poteva darci e acquistare più di quanto acquistò!".
I vermi divorano il corpo; e così quell'uomo perde l'anima e il suo corpo in questa breve vita e va all'inferno ove sarà tormentato eternamente.
Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.
[206]
Io frate Francesco, il più piccolo servo vostro, vi prego e vi scongiuro, nella carità che è Dio, e col desiderio di baciarvi i piedi, che queste parole e le altre del Signore nostro Gesù Cristo con umiltà e amore le dobbiate accogliere e attuare e osservare. E coloro che non sanno leggere, se le facciano leggere spesso, e le imparino a memoria, mettendole in pratica santamente sino alla fine, perché sono spirito e vita. E coloro che non faranno ciò, ne renderanno ragione nel giorno del giudizio davanti al tribunale di Cristo. E tutti quelli e quelle che con benevolenza le accoglieranno e le comprenderanno e ne invieranno copie ad altri, se in esse persevereranno fino alla fine, li benedica il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo. Amen
Però si può dire che sono "meno noti" al grande pubblico. Questa poca conoscenza del nostro santo nazionale (ricordo che San Francesco è patrono d'Italia, in co-patronato con Santa Caterina da Siena) porta anche a tanti fraintendimenti e ad eccessive semplificazioni del suo pensiero, della sua persona, del suo carattere e carisma, della sua spiritualità e della sua missione.
In generale, secondo il superficiale maistream di oggi sembra quasi che frate Francesco non utilizzasse la scrittura e che ad un certo punto della sua vita si sia concentrato sulla composizione di una piccola poesia (Cantico dei Cantici), e forse di qualche altra preghiera composta di poche frasi.
Invece sappiamo per certo che San Francesco ha scritto davvero tanto (come spiegavo qui).
O almeno: egli ha scritto "tanto" per coloro che ancora pensano che non abbia scritto niente eccetto Il Cantico.
E non solo. Frate Francesco scrive principalmente in latino. Soltanto due volte scrive in lingua volgare.
Da questo si può dedurre che egli ci tenesse a far circolare i suoi scritti in territori ed ambienti più "internazionali"
(e ovviamente voleva raggiungere anche tutti i giovani cristiani come lui provenienti da ambienti ricchi e colti, giovani in ricerca dell'essenza del cristianesimo in un mondo pieno di confusione e di falsi valori mondani che all'epoca avevano influenzato anche la Chiesa. Della serie: i problemi nel mondo sono sempre quelli, e non è che oggi ne siamo esenti).
Inoltre, a volte nei suoi scritti frate Francesco ricopia (oppure manda a memoria? non lo so!) interi passi di Sacra Scrittura.
Quindi egli non è propriamente il fratino ignorante che a volte traspare da certo catechismo sdolcinato, anche se probabilmente è vero che la grande umiltà di Francesco ha contribuito a non mettere in mostra la sua cultura cristiana, preferendo invece metterla al servizio concreto degli altri - come tutti i buoni cristiani dovrebbe fare.
Fatto sta che... quando si viene a sapere che San Francesco ha scritto parecchio (wow!😇) chi lo ha sempre amato forse desidera sapere qualcosa in più su ciò che ha voluto scrivere e che ha voluto diffondere:
sì, perché risulta che frate Francesco ha deciso fermamente di diffondere il suo messaggio, tanto da scriverlo chiaramente ad esempio nel seguente testo.
E alla fine indica pure come farlo circolare! (visti i tanti analfabeti dell'epoca).
Nota: le numerazioni presenti nel testo sono le suddivisioni ufficiali per lo studio delle fonti francescane. Ho pensato di lasciarle così, come le ho trovate nei documenti che ho scaricato online. Il grassetto è mio per evidenziare l'inizio e la fine della lettera.
San Francesco d'Assisi
LETTERA AI FEDELI
(classificata come "seconda recensione")
[179]
Nel nome del Signore, Padre e Figlio e Spirito Santo. Amen.
A tutti i cristiani religiosi, chierici e laici, uomini e donne, a tutti gli abitanti del mondo intero, frate Francesco, loro servo e suddito, ossequio rispettoso, pace dal cielo e sincera carità nel Signore.
[180]
Poiché sono servo di tutti, sono tenuto a servire tutti e ad amministrare le fragranti parole del mio Signore. E perciò, considerando che non posso visitare personalmente i singoli, a causa della malattia e debolezza del mio corpo, mi sono proposto di riferire a voi, mediante la presente lettera e messaggio, le parole del Signore nostro Gesù Cristo, che è il Verbo del Padre, e le parole dello Spirito Santo, che sono spirito e vita.
I. IL VERBO DEL PADRE
[181]
L'altissimo Padre celeste, per mezzo del santo suo angelo Gabriele, annunciò questo Verbo del Padre, così degno, così santo e glorioso, nel grembo della santa e gloriosa Vergine Maria, e dal grembo di lei ricevette la vera carne della nostra umanità e fragilità .
[182]
Lui, che era ricco sopra ogni altra cosa, volle scegliere in questo mondo, insieme alla beatissima Vergine, sua madre, la povertà .
[183]
E, prossimo alla passione, celebrò la pasqua con i suoi discepoli, e prendendo il pane, rese grazie, lo benedisse e lo spezzò dicendo:
"Prendete e mangiate, questo è il mio corpo". E prendendo il calice disse:
"Questo è il mio sangue della nuova alleanza, che per voi e per molti sarà sparso in remissione dei peccati".
Poi pregò il Padre dicendo: "Padre, se è possibile passi da me questo calice". E il suo sudore divenne simile a gocce di sangue che scorre per terra. Depose tuttavia la sua volontà nella volontà del Padre dicendo: "Padre, sia fatta la tua volontà ; non come voglio io, ma come vuoi tu".
[184]
E la volontà di suo Padre fu questa, che il suo figlio benedetto e glorioso, che egli ci ha donato ed è nato per noi, offrisse se stesso, mediante il proprio sangue, come sacrificio e vittima sull'altare della croce, non per sé, poiché per mezzo di lui sono state create tutte le cose, ma in espiazione dei nostri peccati, lasciando a noi l'esempio perché ne seguiamo le orme. E vuole che tutti siamo salvi per mezzo di lui e che lo riceviamo col cuore puro e col nostro corpo casto.
[185]
Ma pochi sono coloro che lo vogliono ricevere ed essere salvati per mezzo di lui, sebbene il suo giogo sia soave
e il suo peso leggero.
II. DI QUELLI CHE NON VOGLIONO OSSERVARE I COMANDAMENTI DI DIO.
[186]
Coloro che non vogliono gustare quanto sia soave il Signore e preferiscono le tenebre alla luce, rifiutando di osservare i comandamenti di Dio, sono maledetti; di essi dice il profeta: "Maledetti coloro che si allontanano dai tuoi comandamenti". Invece, quanto sono beati e benedetti quelli che amano il Signore e fanno così come dice il Signore stesso nel Vangelo: "Amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore e con tutta l'anima, e il prossimo tuo come te stesso".
III. DELL'AMORE DI DIO E DEL SUO CULTO.
[187]
Amiamo dunque Dio e adoriamolo con cuore puro e mente pura, poiché egli stesso, ricercando questo sopra
tutte le altre cose, disse: I veri adoratori adoreranno il Padre nello spirito e nella verità . Tutti infatti quelli che lo adorano, bisogna che lo adorino nello spirito della verità .
[188]
Ed eleviamo a lui lodi e preghiere giorno e notte, dicendo: "Padre nostro, che sei nei cieli", poiché bisogna che noi preghiamo sempre senza stancarci.
IV. DELLA VITA SACRAMENTALE.
[189] Dobbiamo anche confessare al sacerdote tutti i nostri peccati e ricevere da lui il corpo e il sangue del Signore nostro Gesù Cristo. Chi non mangia la sua carne e non beve il suo sangue, non può entrare nel regno di Dio. Lo deve però mangiare e bere degnamente, poiché chi lo riceve indegnamente mangia e beve la sua condanna, non discernendo il corpo del Signore, cioè non distinguendolo dagli altri cibi.
[190]
Facciamo, inoltre, frutti degni di penitenza. E amiamo i prossimi come noi stessi. E se uno non vuole amarli come se stesso, almeno non arrechi loro del male, ma faccia del bene.
V. DEL GIUDICARE CON MISERICORDIA.
[191]
Coloro poi che hanno ricevuto l'autorità di giudicare gli altri, esercitino il giudizio con misericordia, così come essi stessi vogliono ottenere misericordia dal Signore; infatti il giudizio sarà senza misericordia per coloro che non hanno usato misericordia.
[192]
Abbiamo perciò carità e umiltà e facciamo elemosine, perché l'elemosina lava l'anima dalle brutture dei peccati.
Gli uomini infatti perdono tutte le cose che lasciano in questo mondo, ma portano con se la ricompensa della carità e le elemosine che hanno fatto, di cui avranno dal Signore il premio e la degna ricompensa.
VI. DEL DIGIUNO CORPORALE E SPIRITUALE
[193]
Dobbiamo anche digiunare e astenerci dai vizi e dai peccati e da ogni eccesso nel mangiare e nel bere ed essere cattolici. Dobbiamo anche visitare frequentemente le chiese e venerare e usare reverenza verso i chierici, non tanto per loro stessi, se sono peccatori, ma per l'ufficio e l'amministrazione del santissimo corpo e sangue di Cristo, che sacrificano sull'altare e ricevono e amministrano agli altri.
[194]
E siamo tutti fermamente convinti che nessuno può essere salvato se non per mezzo delle sante parole e del sangue del Signore nostro Gesù Cristo, che i chierici pronunciano, annunciano e amministrano. Ed essi soli debbono amministrarli e non altri.
Specialmente poi i religiosi, i quali hanno rinunciato al mondo, sono tenuti a fare molte altre cose e più grandi, senza però tralasciare queste.
VII. DELL'AMORE VERSO I NEMICI.
[195]
Dobbiamo avere in odio i nostri corpi con i vizi e i peccati, poiché il Signore dice nel Vangelo: Tutte le cose cattive, i vizi e i peccati escono dal cuore.
[196]
Dobbiamo amare i nostri nemici e fare del bene a coloro che ci odiano. Dobbiamo osservare i precetti e i consigli del Signore nostro Gesù Cristo. Dobbiamo anche rinnegare noi stessi e porre i nostri corpi sotto il giogo del servizio e della santa obbedienza, così come ciascuno ha promesso al Signore.
VIII. DELL'UMILTA' NEL COMANDARE
[197] E nessun uomo si ritenga obbligato dall'obbedienza ad obbedire a qualcuno la dove si commette delitto o peccato. E colui al quale è affidata l'obbedienza e che è ritenuto maggiore sia come il minore e servo degli altri fratelli, e usi e abbia nei confronti di ciascuno dei suoi fratelli quella misericordia che vorrebbe fosse usata verso di sé qualora si trovasse in un caso simile.
[198]
E per il peccato commesso dal fratello non si adiri contro di lui, ma lo ammonisca e lo conforti con ogni pazienza e umiltà .
IX. DEL FUGGIRE LA SAPIENZA CARNALE
[199]
Non dobbiamo essere sapienti e prudenti secondo la carne, ma piuttosto dobbiamo essere semplici, umili e puri.
Teniamo i nostri corpi in umiliazione e dispregio, perché noi, per colpa nostra, siamo miseri, fetidi e vermi, come dice il Signore per bocca del profeta: "Io sono un verme e non un uomo, l'obbrobrio degli uomini e scherno del popolo".
Mai dobbiamo desiderare di essere sopra gli altri, ma anzi dobbiamo essere servi e soggetti ad ogni umana creatura per amore di Dio.
X. DEL SERVO FEDELE CHE DIVIENE DIMORA DI DIO
[200]
E tutti quelli e quelle che si diporteranno in questo modo, fino a quando faranno tali cose e persevereranno in esse sino alla fine, riposerà su di essi lo Spirito del Signore, ed egli ne farà sua abitazione e dimora. E saranno figli del Padre celeste, di cui fanno le opere, e sono sposi, fratelli e madri del Signore nostro Gesù Cristo.
Siamo sposi, quando l'anima fedele si congiunge a Gesù Cristo per l'azione dello Spirito Santo. E siamo fratelli,
quando facciamo la volontà del Padre suo, che è in cielo. Siamo madri , quando lo portiamo nel nostro cuore e nel nostro corpo attraverso l'amore e la pura e sincera coscienza, e lo generiamo attraverso il santo operare, che deve risplendere in esempio per gli altri.
[201]
Oh, come è glorioso e santo e grande avere in cielo un Padre!
Oh, come è santo, consolante, bello e ammirabile avere un tale Sposo!
Oh, come è santo, come è delizioso, piacevole, umile, pacifico, dolce e amabile e sopra ogni cosa desiderabile
avere un tale fratello e figlio, il quale offrì la sua vita per le sue pecore e pregò il Padre per noi, dicendo: "Padre santo, custodisci nel tuo nome quelli che mi hai dato. Padre, tutti coloro che mi hai dato nel mondo erano tuoi e tu li hai dati a me. E le parole che desti a me, le ho date a loro; ed essi le hanno accolte e veramente hanno riconosciuto che io sono uscito da te ed hanno creduto che tu mi hai mandato. Io prego per loro e non per il mondo. Benedicili e santificali. E per loro io santifico me stesso affinché siano santificati nell'unità come lo siamo noi. E voglio, o Padre, che dove io sono ci siano anch'essi con me, affinché vedano la mia gloria nel tuo regno".
[202]
A colui che tanto patì per noi, che tanti beni ha elargito e ci elargirà in futuro, a Dio, ogni creatura che vive nei cieli, sulla terra, nel mare e negli abissi, renda lode, gloria, onore e benedizione, poiché egli è la nostra virtù e la nostra fortezza. Egli che solo è buono, solo altissimo, solo onnipotente, ammirabile, glorioso e solo è santo, degno di lode e benedetto per gli infiniti secoli dei secoli. Amen.
XI. DI COLORO CHE NON FANNO PENITENZA.
[203]
Invece, tutti coloro che non vivono nella penitenza, e non ricevono il corpo e il sangue del Signore nostro Gesù Cristo, e compiono vizi e peccati, e che camminano dietro la cattiva concupiscenza e i cattivi desideri, e non osservano quelle cose che hanno promesso, e servono con il proprio corpo il mondo, gli istinti della carne, le cure e le preoccupazioni del mondo le cure di questa vita, ingannati dal diavolo, di cui sono figli e ne compiono le opere, costoro
sono ciechi, poiché non vedono la vera luce, il Signore nostro Gesù Cristo.
Questi non posseggono la sapienza spirituale, poiché non hanno in se il Figlio di Dio, che è la vera sapienza del Padre.
Di essi dice la Scrittura: "La loro sapienza è stata divorata". Essi vedono, conoscono, sanno e fanno il male e consapevolmente perdono le loro anime.
[204]
Vedete, o ciechi, ingannati dai nostri nemici, cioè dalla carne, dal mondo e dal diavolo, che al corpo è dolce fare il peccato ed è cosa amara servire Dio, poiché tutte le cose cattive, vizi e peccati, escono e procedono dal cuore degli uomini come dice il Signore nel Vangelo. E così non possedete nulla né in questo mondo né nell'altro. Credete di possedere a lungo le vanità di questo secolo, ma vi ingannate, perché verrà il giorno e l'ora che non pensate, non conoscete e ignorate.
XII. IL MORIBONDO IMPENITENTE
[205]
Il corpo è infermo, si avvicina la morte, accorrono i parenti e gli amici e dicono: "Disponi delle tue cose". Ecco, la moglie di lui, i figli, i parenti e gli amici fingono di piangere. Ed egli, sollevando gli occhi, li vede piangere e, mosso da un cattivo sentimento, pensando tra se dice: "Ecco, la mia anima e il mio corpo e tutte le mie cose pongo nelle vostre mani".
In verità questo uomo è maledetto, poiché colloca la sua fiducia e affida la sua anima, il suo corpo e tutti i suoi averi in tali mani. Perciò dice il Signore per bocca del profeta: "Maledetto l'uomo che confida nell'uomo".
E subito fanno venire il sacerdote. Gli domanda il sacerdote: "Vuoi ricevere la penitenza per tutti i tuoi
peccati?". Risponde "Si".
"Vuoi dare soddisfazione con i tuoi mezzi, così come puoi, per tutte le colpe e per quelle cose che hai defraudato e nelle quali hai ingannato gli uomini?". Risponde: "No".
E il sacerdote: "Perché no?". "Perché ho consegnato ogni mio avere nelle mani dei parenti e degli amici".
E incomincia a perdere la parola e così quel misero muore.
Ma sappiamo tutti che ovunque e in qualsiasi modo un uomo muoia in peccato mortale senza compiere la
soddisfazione sacramentale, e può farlo e non lo fa, il diavolo rapisce la sua anima dal suo corpo con una angoscia e sofferenza così grandi che nessuno può sapere se non chi ne fa la prova. E tutti i talenti e l'autorità e la scienza che credeva di possedere, gli sono portati via. Egli li lascia ai parenti ed agli amici, ed essi prendono il patrimonio e se lo
dividono e poi dicono: "Maledetta sia la sua anima, poiché poteva darci e acquistare più di quanto acquistò!".
I vermi divorano il corpo; e così quell'uomo perde l'anima e il suo corpo in questa breve vita e va all'inferno ove sarà tormentato eternamente.
Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.
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Io frate Francesco, il più piccolo servo vostro, vi prego e vi scongiuro, nella carità che è Dio, e col desiderio di baciarvi i piedi, che queste parole e le altre del Signore nostro Gesù Cristo con umiltà e amore le dobbiate accogliere e attuare e osservare. E coloro che non sanno leggere, se le facciano leggere spesso, e le imparino a memoria, mettendole in pratica santamente sino alla fine, perché sono spirito e vita. E coloro che non faranno ciò, ne renderanno ragione nel giorno del giudizio davanti al tribunale di Cristo. E tutti quelli e quelle che con benevolenza le accoglieranno e le comprenderanno e ne invieranno copie ad altri, se in esse persevereranno fino alla fine, li benedica il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo. Amen
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