Ognissanti: una festa di famiglia 😇😇😇💒💕🌿🌿

Oggi propongo alcune parole di Papa Francesco che in questi anni di pontificato ha spiegato la Comunione dei Santi da diversi punti di vista.

Secondo me attualmente questa realtà è talmente fraintesa, o ignorata, o accantonata che... condivido le parole semplici che il Papa utilizza per presentarla ai cattolici e agli uomini di oggi.

Semplicemente e concretamente: che cos'è la Comunione dei Santi?
E... di quale "interesse" può essere per noi qui-adesso?
E ancora, c'entra qualcosa con la Commemorazione dei Defunti (di domani 2 novembre) ?

Come ho fatto in altre occasioni cerco di fornire una risposta sintetica, precisa ed esaustiva ai lettori in cerca di informazione cristiana "di qualità".
Alla fine ci sono anche dei link per chi vuole approfondire di più.

Papa Francesco 2013:

"C’è un legame profondo e indissolubile tra quanti sono ancora pellegrini in questo mondo – fra noi – e coloro che hanno varcato la soglia della morte per entrare nell’eternità. Tutti i battezzati quaggiù sulla terra, le anime del Purgatorio e tutti i beati che sono già in Paradiso formano una sola grande Famiglia. Questa comunione tra terra e cielo si realizza specialmente nella preghiera di intercessione.

Cari amici, abbiamo questa bellezza! È una realtà nostra, di tutti, che ci fa fratelli, che ci accompagna nel cammino della vita e ci fa trovare un’altra volta lassù in cielo. Andiamo per questo cammino con fiducia, con gioia. Un cristiano deve essere gioioso, con la gioia di avere tanti fratelli battezzati che camminano con lui; sostenuto dall’aiuto dei fratelli e delle sorelle che fanno questa stessa strada per andare al cielo; e anche con l’aiuto dei fratelli e delle sorelle che sono in cielo e pregano Gesù per noi. Avanti per questa strada con gioia!"

(Papa Francesco, catechesi dell'udienza generale del mercoledì, 30 ottobre 2013.
Se vuoi leggere la catechesi completa di Papa Francesco durante quell'udienza clicca
http://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2013/10/30/0707/01579.html )

Papa Francesco 2015:

"Cari fratelli e sorelle, buongiorno e buona festa!
Nella celebrazione di oggi, festa di Tutti i Santi, sentiamo particolarmente viva la realtà della comunione dei santi, la nostra grande famiglia, formata da tutti i membri della Chiesa, sia quanti siamo ancora pellegrini sulla terra, sia quelli – immensamente di più – che già l’hanno lasciata e sono andati al Cielo. Siamo tutti uniti, e questo si chiama “comunione dei santi”, cioè la comunità di tutti i battezzati.

Nella liturgia, il Libro dell’Apocalisse richiama una caratteristica essenziale dei santi e dice così: essi sono persone che appartengono totalmente a Dio. Li presenta come una moltitudine immensa di “eletti”, vestiti di bianco e segnati dal “sigillo di Dio” (cfr 7,2-4.9-14). Mediante quest’ultimo particolare, con linguaggio allegorico viene sottolineato che i santi appartengono a Dio in modo pieno ed esclusivo, sono sua proprietà. E che cosa significa portare il sigillo di Dio nella propria vita e nella propria persona? Ce lo dice ancora l’apostolo Giovanni: significa che in Gesù Cristo siamo diventati veramente figli di Dio (cfr 1 Gv 3,1-3).

Siamo consapevoli di questo grande dono? Tutti siamo figli di Dio! Ci ricordiamo che nel Battesimo abbiamo ricevuto il “sigillo” del nostro Padre celeste e siamo diventati suoi figli? Per dirlo in un modo semplice: portiamo il cognome di Dio, il nostro cognome è Dio, perchè siamo figli di Dio. Qui sta la radice della vocazione alla santità! E i santi che oggi ricordiamo sono proprio coloro che hanno vissuto nella grazia del loro Battesimo, hanno conservato integro il “sigillo” comportandosi da figli di Dio, cercando di imitare Gesù; e ora hanno raggiunto la meta, perché finalmente “vedono Dio così come egli è”.

Una seconda caratteristica propria dei santi è che sono esempi da imitare. Facciamo attenzione: non soltanto quelli canonizzati, ma i santi, per così dire, “della porta accanto”, che, con la grazia di Dio, si sono sforzati di praticare il Vangelo nell’ordinarietà della loro vita. Di questi santi ne abbiamo incontrati anche noi; forse ne abbiamo avuto qualcuno in famiglia, oppure tra gli amici e i conoscenti. Dobbiamo essere loro grati, e soprattutto dobbiamo essere grati a Dio che ce li ha donati, che ce li ha messi vicino, come esempi vivi e contagiosi del modo di vivere e di morire nella fedeltà al Signore Gesù e al suo Vangelo. Quanta gente buona abbiamo conosciuto e conosciamo, e noi diciamo: “Ma questa persona è un santo!”, lo diciamo, ci viene spontaneo. Questi sono i santi della porta accanto, quelli non canonizzati ma che vivono con noi.

Imitare i loro gesti d’amore e di misericordia è un po’ come perpetuare la loro presenza in questo mondo. E in effetti quei gesti evangelici sono gli unici che resistono alla distruzione della morte: un atto di tenerezza, un aiuto generoso, un tempo passato ad ascoltare, una visita, una parola buona, un sorriso... Ai nostri occhi questi gesti possono sembrare insignificanti, ma agli occhi di Dio sono eterni, perché l’amore e la compassione sono più forti della morte.

La Vergine Maria, Regina di Tutti i Santi, ci aiuti a fidarci di più della grazia di Dio, per camminare con slancio sulla via della santità. Alla nostra Madre affidiamo il nostro impegno quotidiano, e La preghiamo anche per i nostri cari defunti, nell’intima speranza di ritrovarci un giorno, tutti insieme, nella comunione gloriosa del Cielo."
(Fonte: http://m.vatican.va/content/francescomobile/it/angelus/2015/documents/papa-francesco_angelus_20151101.html )

Papa Francesco 2017:

"La solennità di Tutti i Santi è la “nostra” festa: non perché noi siamo bravi, ma perché la santità di Dio ha toccato la nostra vita. I santi non sono modellini perfetti, ma persone attraversate da Dio. Possiamo paragonarli alle vetrate delle chiese, che fanno entrare la luce in diverse tonalità di colore. I santi sono nostri fratelli e sorelle che hanno accolto la luce di Dio nel loro cuore e l’hanno trasmessa al mondo, ciascuno secondo la propria “tonalità”. Ma tutti sono stati trasparenti, hanno lottato per togliere le macchie e le oscurità del peccato, così da far passare la luce gentile di Dio. Questo è lo scopo della vita: far passare la luce di Dio, e anche lo scopo della nostra vita.

Infatti, oggi nel Vangelo Gesù si rivolge ai suoi, a tutti noi, dicendoci «Beati» (Mt 5,3). È la parola con cui inizia la sua predicazione, che è “vangelo”, buona notizia perché è la strada della felicità. Chi sta con Gesù è beato, è felice. La felicità non sta nell’avere qualcosa o nel diventare qualcuno, no, la felicità vera è stare col Signore e vivere per amore. Voi credete questo? La felicità vera non sta nell’avere qualcosa o nel diventare qualcuno; la felicità vera è stare con il Signore e vivere per amore. Credete questo?"
(Se vuoi continuare a leggere il resto del discorso di Francesco clicca il seguente link http://m.vatican.va/content/francescomobile/it/angelus/2017/documents/papa-francesco_angelus_20171101.html )


Papa Francesco stamattina all'Angelus 1 novembre 2018:

"Cari fratelli e sorelle, buongiorno e buona festa!
La prima Lettura di oggi, dal Libro dell’Apocalisse, ci parla del cielo e ci pone davanti a «una moltitudine immensa», incalcolabile, «di ogni nazione, tribù, popolo e lingua» (Ap7,9). Sono i santi. Che cosa fanno “lassù”? Cantano insieme, lodano Dio con gioia. Sarebbe bello ascoltare il loro canto… Ma possiamo immaginarlo: sapete quando? Durante la Messa, quando cantiamo «Santo, santo, santo il Signore Dio dell’universo...». È un inno – dice la Bibbia – che viene dal cielo, che si canta là (cfr Is 6,3; Ap4,8), un inno di lode. Allora, cantando il “Santo”, non solo pensiamo ai santi, ma facciamo quello che fanno loro: in quel momento, nella Messa, siamo uniti a loro più che mai.

E siamo uniti a tutti i santi: non solo a quelli più noti, del calendario, ma anche a quelli “della porta accanto”, ai nostri familiari e conoscenti che ora fanno parte di quella moltitudine immensa. Oggi allora è festa di famiglia. I santi sono vicini a noi, anzi sono i nostri fratelli e sorelle più veri. Ci capiscono, ci vogliono bene, sanno qual è il nostro vero bene, ci aiutano e ci attendono. Sono felici e ci vogliono felici con loro in paradiso.

Per questo ci invitano sulla via della felicità, indicata nel Vangelo odierno, tanto bello e conosciuto: «Beati i poveri in spirito […] Beati i miti […] Beati i puri di cuore…» (cfr Mt 5,3-8). Ma come? Il Vangelo dice beati i poveri, mentre il mondo dice beati i ricchi. Il Vangelo dice beati i miti, mentre il mondo dice beati i prepotenti. Il Vangelo dice beati i puri, mentre il mondo dice beati i furbi e i gaudenti. Questa via della beatitudine, della santità, sembra portare alla sconfitta. Eppure – ci ricorda ancora la prima Lettura – i santi tengono «rami di palma nelle mani» (v. 9), cioè i simboli della vittoria. Hanno vinto loro, non il mondo. E ci esortano a scegliere la loro parte, quella di Dio che è Santo.

Chiediamoci da che parte stiamo: quella del cielo o quella della terra? Viviamo per il Signore o per noi stessi, per la felicità eterna o per qualche appagamento ora? Domandiamoci: vogliamo davvero la santità? O ci accontentiamo di essere cristiani senza infamia e senza lode, che credono in Dio e stimano il prossimo ma senza esagerare? Il Signore «chiede tutto, e quello che offre è la vera vita - offre tutto -, la felicità per la quale siamo stati creati» [Esort. ap. Gaudete ed exsultate, 1].
Insomma, o santità o niente!"

(Se vuoi leggere il resto del discorso del Papa di oggi 1 novembre 2018 clicca:
http://m.vatican.va/content/francescomobile/it/angelus/2018/documents/papa-francesco_angelus_20181101.html )



Con l'occasione linko uno dei post più cliccati del mio blog in base ai report che fornisce Google:
Chi fa parte della Chiesa Cattolica?
(e quindi chi fa parte della Comunione dei Santi?)


E poi... vi propongo da youtube la domanda di un bambino al Papa che ha fatto il giro del mondo.
Il contesto era l'incontro con una parrocchia e le domande dei bambini a Francesco.
Ad un certo punto arriva un bambino che scoppia in lacrime... perché la sua domanda era troppo importante.
CLICCA QUI PER VIDEO SU YOUTUBE

Inutile dire che anche questo episodio ha innescato un mare di polemiche... come se Papa Francesco avesse negato qualche verità di Fede cattolica.
In realtà ha fatto una sintesi molto bella, tradotta in parole semplici, della dottrina cattolica.
Ad un certo punto, quando arriva al centro della questione, Francesco afferma: "Chi dice chi va in Cielo è solo Dio, ma..."
E da lì sviluppa un ragionamento, dando dimostrazione di cura pastorale e del preciso atteggiamento che deve avere avere un cattolico: una speranza "smisurata" - se ben riposta e ben motivata - per qualunque uomo "di buona volontà".
In effetti, è l'atteggiamento contrario che metterebbe a rischio una persona che impegnasse la sua mente pensando che Tizio o Caio stia all'inferno!!
[e qui si aprirebbe il capitolo Hitler, Shoah, Stalin e di tanti altri, come i promotori e i realizzatori del genocidio degli Armeni, o come il caso dei torturatori rumeni di Pitesti che programmaticamente erano blasfemi, anticristiani, anticristici, violenti, eccetera. Ma non è questo il momento di fare questa trattazione, e neanche so se vale la pena. Faccio solo notare che la Chiesa spiega il forte rischio e probabilità di fare una brutta fine se ci si comporta come quelli, ma al contempo non fa "liste di nomi". 
Le nostre liste sono solo di Santi. 
Questo avviene per due motivi: 
1) a noi interessano solo i buoni esempi 
2) Dio non concede alcun tipo di "passaggio di informazioni", diciamo così, con determinate realtà. E qui, ancora, si aprirebbe altro grosso problema troppo lungo da scrivere].

Comunque, in altre parole, il cattolicesimo spera bene (e a ragione, con mille fondamenti teologici) per tutti gli uomini di buon cuore e di buone azioni - pur conoscendo tutte le parole di Gesù Cristo e quindi sapendo che chi si comporta male, non si pente e non torna a Dio finisce male.
Per farla breve, Papa Francesco ha spiegato in varie occasioni le verità di fede cattolica: esistono paradiso, purgatorio, inferno.
Non sono "luoghi fisici" propriamente detti (anche perché non sappiamo come funziona in una dimensione spazio-temporale diversa). Ma sono sicuramente realtà. La Rivelazione è chiara. Fine.
Secondo me, in vario modo, per chi crede in una realtà spirituale (anche se non direttamente cristiana), potrebbe essere un risultato oggettivo abbastanza chiaro anche col solo ragionamento filosofico... ma non voglio addentrarmi ora in queste complicatezze, tra l'altro opinabili.

Nel caso in questione, si trattava di un bravo papà, come dice Francesco. E quindi non ci sarebbero neanche i termini per un cattivo pensiero dal punto di vista cattolico.
La presunzione che fosse "in Grazia" (come diciamo noi in termini tecnici) è in qualche modo dovuta. Specialmente se certi casi di "ateismo" (o simile) sono dovuti a cattivi incontri nella nostra Chiesa. Vedi di seguito il paragrafo del Catechismo.

Ho voluto aggiungere questa appendice per questi due giorni, 1 e 2 novembre: Ognissanti e Commemorazione Defunti, in quanto troppo spesso oggi si ragiona per compartimenti stagni e con atteggiamenti disancorati dalla realtà.
Il collegamento "tra i mondi" invece è sempre qui con noi.

Per altri approfondimenti

Dal Catechismo della Chiesa Cattolica:

Paragrafo 2125.
Per il fatto che respinge o rifiuta l'esistenza di Dio, l'ateismo è un peccato contro la virtù della religione. L'imputabilità di questa colpa può essere fortemente attenuata dalle intenzioni e dalle circostanze. Alla genesi e alla diffusione dell'ateismo « possono contribuire non poco i credenti, in quanto per aver trascurato di educare la propria fede, o per una presentazione fallace della dottrina, o anche per i difetti della propria vita religiosa, morale e sociale, si deve dire piuttosto che nascondono e non che manifestano il genuino volto di Dio e della religione ».

Spiegazione di Padre Angelo Bellon. Ottima. Al seguente link:
https://www.amicidomenicani.it/se-uno-diventa-ateo-e-lo-resta-fino-in-punto-di-morte-se-ha-compiuto-il-bene-puo-andare-in-paradiso/

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