Due giorni in compagnia dei bigotti
"Nessuno degno di essere chiamato uomo permette che i suoi sentimenti cambino le sue convinzioni;
ma è attraverso il sentimento che comprendiamo le convinzioni degli altri uomini.
Il bigotto non è colui che sa di avere ragione; ogni uomo sano di mente sa di avere ragione.
Il bigotto è colui le cui emozioni e la cui immaginazione sono troppo fredde e deboli per sentire come è che gli altri uomini fanno del male."
Gilbert Keith Chesterton, Alarms and discursions (1911)
Come sempre, GRAZIE al blog della Società Chestertoniana Italiana L'Uomo Vivo nel quale si trovano testi e citazioni in italiano del grande autore inglese
"Il bigotto è colui le cui emozioni e la cui immaginazione sono troppo fredde e deboli per sentire come è che gli altri uomini fanno del male."
Mi ci sono voluti ben 2 giorni per capire la frase di Chesterton.
Eppure ce l'avevo sotto gli occhi...
Eppure proprio in quelle 48 ore una certa vicenda mi interrogava esattamente su quel punto.
Intendo dire che - proprio negli stessi giorni in cui sono incappata in quella frase - avevo davanti ai miei occhi una storia della quale la citazione di Chesterton era la foto perfetta.
Non voglio entrare ora nel merito dei fatti e degli argomenti specifici, ma tale (piccolo) evento mi faceva soffrire e mi chiedevo:
"Perché? Perché questa gente che sembra avere anche una certa preparazione cristiana sta reagendo così? Perché non si concentrano sul problema concreto? Perché se ne fregano? Perché iniziano a polemizzare invece di puntare sul grave problema da risolvere? Perché fanno pure gli offesi e fanno le vittime solo per il fatto che io ne parlo? E ancora: perché lo prendono addirittura come pretesto per giudicare spietatamente e ottusamente gli altri??".
Ecco.
Anche se non capivo bene la citazione di Chesterton e per ben due giorni non l'avevo collegata a ciò che mi stava capitando, il nostro caro Gilbert in poche fulminanti parole mi aveva già fornito il vero ritratto dei bigotti.
Proprio mentre ci avevo a che fare. Solo che... non avevo ancora capito che erano bigotti (ben travestiti da corretti cristiani).
È stata soltanto una coincidenza (ok come tante altre, e non sto gridando al "miracolooooo!") ma in questo caso la tempistica è risultata molto utile.
Ripercorrendo all'indietro tutte le mie esperienze con persone bigotte ... Ora sono colpitissima da quella frase. Perché Gilbert ha completamente ragione!
[nota importante. Con l'espressione "persone bigotte" io non intendo le persone religiose molto devote come ad esempio le signore del gruppo del rosario oppure le dolcissime signore anziane davanti ad una statua di Maria. E nemmeno intendo coloro che sono molto rispettosi dei Comandamenti, della Bibbia, del Catechismo e dei precetti, perché io stessa invito tutti i cristiani ad essere così.
Per "bigottismo" intendo invece un atteggiamento mentale che... effettivamente adesso non saprei più come meglio descrivere se non ... con queste parole di Chesterton.
Eh, c'è poco da fare... Il Gilbert è un vero genio della scrittura e dell'introspezione umana. Quindi seguitemi che ve lo spiego. Spero sia utile anche a voi].
... Insomma sono passati due giorni interi mentre mi dicevo: "se non capisco la frase può essere che sono io la bigotta" ...
"Oh cavoli! Vuoi vedere che sono bigotta!!"
(soffro di una leggera autocritica costante).
...Eppure, pensavo, tutto si può dire di me tranne che io abbia "emozioni ed immaginazione fredde e deboli"...
Ecco, semmai, tutti gli esseri umani intorno a me mi "incolpano" dell'esatto contrario - e un minimo dovrò pure dare retta a ciò che tutti dicono di me, oltre che alla mia stessa auto-percezione del fuoco sacro, dell'attività vivissima dell'anima, per così dire... E sono tutt'altro che cose "fredde" o "deboli".
Insomma, finora, nessuno si è mai espresso su di me con le parole: "è una tizia fredda e insensibile"... oppure "dovresti essere più comprensiva verso il prossimo" ... o robe del genere.
Quindi mi sono detta: ok, lasciamo lì la frase, rileggendola di tanto in tanto sullo smartphone... e forse prima o poi capirò quello che voleva dire Chesterton.
In che senso "i bigotti non capiscono COME gli uomini fanno il male"???
(continuava a venirmi in mente: ma i bigotti stanno tutto il giorno a vedere il male negli altri! ... i bigotti si occupano in effetti soltanto di quello!... Ma che sta dicendo Chesterton? Boh!).
Nell'attesa sono andata anche a cercare l'originale inglese... Hai visto mai che qualcuno della Società Chestertoniana Italiana si fosse sbagliato nel tradurre...
"No one worth calling a man allows his moods to change his convictions; but it is by moods that we understand other men's convictions. The bigot is not he who knows he is right; every sane man knows he is right. The bigot is he whose emotions and imagination are too cold and weak to feel how it is that other men go wrong".
Ehm.. No, no... hanno tradotto benissimo.
Certo, c'è un bel ventaglio di possibilità sul come tradurre in italiano quel "go wrong", ma fondamentalmente la frase finirebbe per rendere sempre lo stesso atteggiamento della persona bigotta.
Ad esempio. Premettendo che io non vi sto garantendo delle versioni corrette al 100% - e che solo un madrelingua esperto in inglese del primo Novecento potrebbe giudicare l'aderenza al vero senso della frase - , comunque io potrei intenderla anche così:
"Il bigotto è quello le cui emozioni ed immaginazione sono troppo fredde e deboli per sentire come è che ad altri uomini può andare male" (nella vita)
oppure anche:
"Il bigotto è quello le cui emozioni ed immaginazione sono troppo fredde e deboli per sentire come è che altri uomini possono avere degli intoppi" (nel senso che qualche volta possono fare qualche umano errore).
"Il bigotto è quello le cui emozioni ed immaginazione sono troppo fredde e deboli per sentire come è accaduto che altri uomini sono finiti male".
In ogni caso la frase di Chesterton rimarrebbe uguale per quanto riguarda l'animo del freddo sepolcro imbiancato del tipico bigotto - il ché non è solo tipico dei bigotti religiosi ma lo stesso potrebbe verificarsi in un bigotto ateo.
O in un bigotto politico, o in un bigotto professionale. Insomma: in un bigotto di qualsiasi ambiente.
[scusa ma esistono i "bigotti" fuori dalla religione? Certo che sì. I freddi moralisti bigotti possono anche essere anti-religiosi e atei. Anzi, di per sè, il vero bigotto è un ateo perché la sua religione consiste nella sola esteriorità. Il cristiano invece armonizza esteriorità ed interiorità].
Le mie traduzioni italiane per quel "go wrong" presumo che siano tutte abbastanza plausibili. Poi, le migliori versioni dipenderanno dai contesti in cui si pronunciano.
PERÒ la traduzione trovata sul blog della Società Chestertoniana Italiana (i cui componenti conoscono tutta l'opera e il pensiero dell'autore) è sicuramente migliore nella sua profondità perché sta piuttosto a significare:
"i bigotti non sentono come si arriva a fare del male".
"i bigotti non sentono perchè si arriva a fare del male"
"i bigotti non sentono come certe cose possano fare del male"
"i bigotti non sentono in che modo certe cose possano fare del male"
"i bigotti non sentono come altri uomini si incamminano sulla strada che porta a fare del male".
"I bigotti non trovano in sè stessi il sentimento che ha portato altri uomini a fare del male".
E - aggiungo io - di conseguenza, non riuscendo i bigotti a sentirlo con le proprie emozioni ed immaginazioni interiori, ne diventano complici.
Loro stessi possono arrivare a fare lo stesso male.
E difatti facilmente lo fanno.
Possono fare molto male al prossimo.
Perché i bigotti non sentono COME un uomo arriva a fare del male.
Questa lettura dell'animo degli altri - attraverso lo specchio di sè stessi - nella vita quotidiana è una realtà che "si sente" e che si indaga tramite "emozione ed immaginazione".
In altri termini, Chesterton sta parlando di EMPATIA.
Così...
Mentre da due giorni meditavo sul fatto che per la prima volta non riuscivo a comprendere una citazione di Chesterton... e mentre stavo in faccende casalinghe affaccendata...
Zac! Eccoli! Fulmini e saette!
In un solo istante li ho visti tutti (codesti bigotti di ogni dove e di ogni tempo) come schierati davanti a me e fotografati dalla frase tagliente - eppure gentile, razionalmente gentile, e perciò taglientissima come una lama infuocata - di Chesterton.
Sì, sono proprio così! Sono loro!
All'inizio non capivo il ragionamento perché... io non concepisco il "non sentire".
Sono talmente "immersa" nel sentire (senza tralasciare la mia necessaria razionalità) che... la mia mente faticava a separare i due piani evidenziati da Gilbert.
Come fai a vivere senza "sentire"?
Se non "senti" sei morto.
E difatti Gesù li definì "sepolcri imbiancati".
Sepolcri che come sappiamo erano molto pericolosi.
Se io dovessi indicare oggi il punto debole di noi "sensibili" ed "emozionabili", è proprio questo: i freddi sepolcri spesso approfittano di noi. Noi che viaggiamo con l'unione di mente&cuore generalmente tendiamo a comprendere (con troppo sentimento) il perché certe persone si comportano male, e allora cerchiamo di trovare per loro la scusante e ogni possibile via d'uscita. Però se codesti individui che noi "scusiamo" (troppo) sono effettivamente zombie bigotti (senza alcun sentimento) essi coglieranno puntualmente l'occasione per sfruttarci nella vita per i loro fini poco cristiani.
È solo questo il nostro rischio da tenere sotto controllo.
Ma per il resto, la nostra "debolezza" che si chiama sensibilità o capacità di sentimento è un vantaggio immenso. Infatti, sul medio/lungo termine sopravvive meglio alle difficoltà chi si accorge del male. Non chi lo ignora.
Questo vale sia per le singole persone che per le civiltà.
Meravigliata.
Ancora una volta.
Capisco e continuo a capire perché ci sia gente al mondo che si converte cattolica (o che comincia a fare un passo verso la conversione) a causa degli scritti di Gilbert Keith Chesterton.
Più si legge, e si rilegge, e più risulta evidente che è un profondo conoscitore della vita, degli uomini, del Vangelo e della Parola di Dio.
Chi lo descrive come un "Padre della Chiesa dei tempi moderni" ha ragione da vendere.
Continuando la lezione sui bigotti.
Pensateci.
Il bigotto non è quello che segue al 100% le regole religiose, e non è neanche quello che ama la Legge di Dio con tutto il cuore. Tante buone persone sono così ed è auspicabile per tutti noi cristiani essere così.
(anche uno sportivo o un cuoco è consigliabile che sia un perfetto applicatore della sua disciplina con tutte le regolette al posto giusto).
Ma essere bigotti non ha a che fare con la disciplina personale.
Ci possono essere bigotti ordinati che seguono tutte le regole e anche bigotti disordinati che trasgrediscono le regole.
Infatti, IL PUNTO del bigottismo NON è questo.
Il punto è: la scelta tra empatia col prossimo o giudizio freddo massacrante.
Il bigotto non ha empatia verso gli altri, e quindi non riesce a capire come potrebbe accadere che egli stesso diventi peggiore del peggior peccatore.
Semplicemente: non lo ammette perché non lo immagina e non lo sente.
[al massimo può affermare, platealmente davanti ad un pubblico, la solita frase finta-umile: "ahinoi, siamo tutti peccatori". Ma mai penserà che lui potrebbe diventare uno dei peggiori peccatori].
Eppure questo gli accade puntualmente - perché il "procedimento" che porta a fare del male è uguale in tutti gli uomini.
Le persone non-bigotte si immaginano benissimo e possono "sentire" benissimo come si diventa "il peggio del peggio".
Se tu sai qual è il sentimento interiore che ti porterebbe a diventare l'essere più schifoso di questa terra...
Se lo sai, lo blocchi.
O come diceva un famoso slogan: "se lo conosci, lo eviti".
Ma qui, in tema spirituale, lo devi conoscere IN TE STESSO, in te stessa.
Invece il bigotto giudica le persone in base alle categorie semplificate esteriori: questa categoria è buona, questa categoria è cattiva. Questa è gente di successo, questa è gente fallita.
Pensa che sia sufficiente iscriversi alla categoria giusta per essere giusti.
Dunque i bigotti sono in effetti dei soggetti che troviamo ovunque: sono tutti coloro che dividono gli umani in categorie predefinite di buoni e cattivi.
Non è una questione di chiesa.
Anche un buddista può essere bigotto. Anche un ateo può essere bigotto.
Il bigotto può essere uno che marcia "per la pace".
Può essere uno che marcia all'anticattolico "gay pride" ; come anche al cattolico "family day".
L'atteggiamento con cui lo fa può essere lo stesso di una marcia nazista o stalinista. A volte, interi gruppi ed associazioni (sia anticattolici che cattolici) potrebbero poggiare su ideologie bigotte nel senso che nascono fin dall'inizio strutturati intorno ad una mentalità bigotta.
Anche il bullismo non è altro che il bigottismo dei ragazzini nei loro gruppi giovanili.
Chiunque pensi che l'appartenenza formale alla categoria giusta lo renda giusto è un bigotto.
È bigotto perché non si lascia giudicare dalle conseguenze effettive delle proprie azioni, e neppure si lascia giudicare da Dio - se è un cristiano, ma vuole mettersi al riparo nella sua categoria di "buoni" preconfezionata.
MA SOPRATTUTTO, è bigotto perché - come dice Chesterton - non sente (o rifiuta di sentire) che la genesi del peccato è uguale per tutti gli uomini.
"Chi sono io per giudicare?"
(forse ora riuscirai a comprendere meglio che cosa intendeva Papa Francesco quando rispose così ad un giornalista che aveva categorizzato delle persone sulla base di un banale preconcetto di orientamento sessuale - che però non diceva niente sull'effettivo comportamento pratico di una specifica persona).
Che Dio ci conceda la Grazia di non essere bigotti.
Domanda trabocchetto:
Allora la categoria giusta alla quale appartenere sono i non-bigotti?
Ha ha.
Non esattamente...
La categoria giusta NON è una categoria.
[a meno che non sia quella degli innamorati di Cristo, e allora siamo su tutt'altro piano. Nessun ordine proveniente da Dio è un ordine bigotto, quindi la Chiesa non è bigotta. Però ci possono essere bigotti come intrusi illegali nella Chiesa].
Più che "categoria giusta" deve essere un "agire giusto" con un "sentire giusto" mentre ti muovi nell'incontro verso l'altro. Nella relazione si vede se sei bigotto o no. Si vede e si sente.
La cosa giusta da fare col cuore giusto: te lo dice la persona (o le persone) che oggi incontri.
La categoria giusta me la dici TU che oggi mi insegnerai qualcosa... Nella serenità quanto nella disperazione.
Nel nostro incontro cercheremo di fare il bene e di evitare il male, con l'aiuto di Dio.
Seguendo i sentieri di Dio (perché, se non c'è Lui a guidarci, non possiamo stabilire il bene e il male).
E sempre sapendo che io potrei essere peggiore di te.
Per quanto schifo tu possa fare.
Beh, io posso fare di peggio.
Ma veramente-veramente!
Solo sentendo questo, io posso fare il meglio, e posso andare avanti "migliorando il meglio".
Solo così posso combattere i miei errori. Solo così posso combattere i tuoi errori.
Solo così possiamo trovare la via per non ripetere errori su errori, e peccati su peccati.
È la via indicata dai santi.
È la via cristiana.
L'antibigottismo per eccellenza è il cristianesimo.
Facile?
No, non ho detto che sia facilissimo né esente da dolore.
È soddisfacente sul lungo periodo.
È vita autentica.
D'altra parte... essere "il sale della terra" non ha nulla da spartire con l'essere lo zucchero in pasticceria.
Sul bigottismo consulta anche il seguente post sui nuovi modi di essere bigotti oggi CLICCA QUI
ma è attraverso il sentimento che comprendiamo le convinzioni degli altri uomini.
Il bigotto non è colui che sa di avere ragione; ogni uomo sano di mente sa di avere ragione.
Il bigotto è colui le cui emozioni e la cui immaginazione sono troppo fredde e deboli per sentire come è che gli altri uomini fanno del male."
Gilbert Keith Chesterton, Alarms and discursions (1911)
Come sempre, GRAZIE al blog della Società Chestertoniana Italiana L'Uomo Vivo nel quale si trovano testi e citazioni in italiano del grande autore inglese
"Il bigotto è colui le cui emozioni e la cui immaginazione sono troppo fredde e deboli per sentire come è che gli altri uomini fanno del male."
Mi ci sono voluti ben 2 giorni per capire la frase di Chesterton.
Eppure ce l'avevo sotto gli occhi...
Eppure proprio in quelle 48 ore una certa vicenda mi interrogava esattamente su quel punto.
Intendo dire che - proprio negli stessi giorni in cui sono incappata in quella frase - avevo davanti ai miei occhi una storia della quale la citazione di Chesterton era la foto perfetta.
Non voglio entrare ora nel merito dei fatti e degli argomenti specifici, ma tale (piccolo) evento mi faceva soffrire e mi chiedevo:
"Perché? Perché questa gente che sembra avere anche una certa preparazione cristiana sta reagendo così? Perché non si concentrano sul problema concreto? Perché se ne fregano? Perché iniziano a polemizzare invece di puntare sul grave problema da risolvere? Perché fanno pure gli offesi e fanno le vittime solo per il fatto che io ne parlo? E ancora: perché lo prendono addirittura come pretesto per giudicare spietatamente e ottusamente gli altri??".
Ecco.
Anche se non capivo bene la citazione di Chesterton e per ben due giorni non l'avevo collegata a ciò che mi stava capitando, il nostro caro Gilbert in poche fulminanti parole mi aveva già fornito il vero ritratto dei bigotti.
Proprio mentre ci avevo a che fare. Solo che... non avevo ancora capito che erano bigotti (ben travestiti da corretti cristiani).
È stata soltanto una coincidenza (ok come tante altre, e non sto gridando al "miracolooooo!") ma in questo caso la tempistica è risultata molto utile.
Ripercorrendo all'indietro tutte le mie esperienze con persone bigotte ... Ora sono colpitissima da quella frase. Perché Gilbert ha completamente ragione!
[nota importante. Con l'espressione "persone bigotte" io non intendo le persone religiose molto devote come ad esempio le signore del gruppo del rosario oppure le dolcissime signore anziane davanti ad una statua di Maria. E nemmeno intendo coloro che sono molto rispettosi dei Comandamenti, della Bibbia, del Catechismo e dei precetti, perché io stessa invito tutti i cristiani ad essere così.
Per "bigottismo" intendo invece un atteggiamento mentale che... effettivamente adesso non saprei più come meglio descrivere se non ... con queste parole di Chesterton.
Eh, c'è poco da fare... Il Gilbert è un vero genio della scrittura e dell'introspezione umana. Quindi seguitemi che ve lo spiego. Spero sia utile anche a voi].
... Insomma sono passati due giorni interi mentre mi dicevo: "se non capisco la frase può essere che sono io la bigotta" ...
"Oh cavoli! Vuoi vedere che sono bigotta!!"
(soffro di una leggera autocritica costante).
...Eppure, pensavo, tutto si può dire di me tranne che io abbia "emozioni ed immaginazione fredde e deboli"...
Ecco, semmai, tutti gli esseri umani intorno a me mi "incolpano" dell'esatto contrario - e un minimo dovrò pure dare retta a ciò che tutti dicono di me, oltre che alla mia stessa auto-percezione del fuoco sacro, dell'attività vivissima dell'anima, per così dire... E sono tutt'altro che cose "fredde" o "deboli".
Insomma, finora, nessuno si è mai espresso su di me con le parole: "è una tizia fredda e insensibile"... oppure "dovresti essere più comprensiva verso il prossimo" ... o robe del genere.
Quindi mi sono detta: ok, lasciamo lì la frase, rileggendola di tanto in tanto sullo smartphone... e forse prima o poi capirò quello che voleva dire Chesterton.
In che senso "i bigotti non capiscono COME gli uomini fanno il male"???
(continuava a venirmi in mente: ma i bigotti stanno tutto il giorno a vedere il male negli altri! ... i bigotti si occupano in effetti soltanto di quello!... Ma che sta dicendo Chesterton? Boh!).
Nell'attesa sono andata anche a cercare l'originale inglese... Hai visto mai che qualcuno della Società Chestertoniana Italiana si fosse sbagliato nel tradurre...
"No one worth calling a man allows his moods to change his convictions; but it is by moods that we understand other men's convictions. The bigot is not he who knows he is right; every sane man knows he is right. The bigot is he whose emotions and imagination are too cold and weak to feel how it is that other men go wrong".
Ehm.. No, no... hanno tradotto benissimo.
Certo, c'è un bel ventaglio di possibilità sul come tradurre in italiano quel "go wrong", ma fondamentalmente la frase finirebbe per rendere sempre lo stesso atteggiamento della persona bigotta.
Ad esempio. Premettendo che io non vi sto garantendo delle versioni corrette al 100% - e che solo un madrelingua esperto in inglese del primo Novecento potrebbe giudicare l'aderenza al vero senso della frase - , comunque io potrei intenderla anche così:
"Il bigotto è quello le cui emozioni ed immaginazione sono troppo fredde e deboli per sentire come è che ad altri uomini può andare male" (nella vita)
oppure anche:
"Il bigotto è quello le cui emozioni ed immaginazione sono troppo fredde e deboli per sentire come è che altri uomini possono avere degli intoppi" (nel senso che qualche volta possono fare qualche umano errore).
"Il bigotto è quello le cui emozioni ed immaginazione sono troppo fredde e deboli per sentire come è accaduto che altri uomini sono finiti male".
In ogni caso la frase di Chesterton rimarrebbe uguale per quanto riguarda l'animo del freddo sepolcro imbiancato del tipico bigotto - il ché non è solo tipico dei bigotti religiosi ma lo stesso potrebbe verificarsi in un bigotto ateo.
O in un bigotto politico, o in un bigotto professionale. Insomma: in un bigotto di qualsiasi ambiente.
[scusa ma esistono i "bigotti" fuori dalla religione? Certo che sì. I freddi moralisti bigotti possono anche essere anti-religiosi e atei. Anzi, di per sè, il vero bigotto è un ateo perché la sua religione consiste nella sola esteriorità. Il cristiano invece armonizza esteriorità ed interiorità].
Le mie traduzioni italiane per quel "go wrong" presumo che siano tutte abbastanza plausibili. Poi, le migliori versioni dipenderanno dai contesti in cui si pronunciano.
PERÒ la traduzione trovata sul blog della Società Chestertoniana Italiana (i cui componenti conoscono tutta l'opera e il pensiero dell'autore) è sicuramente migliore nella sua profondità perché sta piuttosto a significare:
"i bigotti non sentono come si arriva a fare del male".
"i bigotti non sentono perchè si arriva a fare del male"
"i bigotti non sentono come certe cose possano fare del male"
"i bigotti non sentono in che modo certe cose possano fare del male"
"i bigotti non sentono come altri uomini si incamminano sulla strada che porta a fare del male".
"I bigotti non trovano in sè stessi il sentimento che ha portato altri uomini a fare del male".
E - aggiungo io - di conseguenza, non riuscendo i bigotti a sentirlo con le proprie emozioni ed immaginazioni interiori, ne diventano complici.
Loro stessi possono arrivare a fare lo stesso male.
E difatti facilmente lo fanno.
Possono fare molto male al prossimo.
Perché i bigotti non sentono COME un uomo arriva a fare del male.
Questa lettura dell'animo degli altri - attraverso lo specchio di sè stessi - nella vita quotidiana è una realtà che "si sente" e che si indaga tramite "emozione ed immaginazione".
In altri termini, Chesterton sta parlando di EMPATIA.
Così...
Mentre da due giorni meditavo sul fatto che per la prima volta non riuscivo a comprendere una citazione di Chesterton... e mentre stavo in faccende casalinghe affaccendata...
Zac! Eccoli! Fulmini e saette!
In un solo istante li ho visti tutti (codesti bigotti di ogni dove e di ogni tempo) come schierati davanti a me e fotografati dalla frase tagliente - eppure gentile, razionalmente gentile, e perciò taglientissima come una lama infuocata - di Chesterton.
Sì, sono proprio così! Sono loro!
All'inizio non capivo il ragionamento perché... io non concepisco il "non sentire".
Sono talmente "immersa" nel sentire (senza tralasciare la mia necessaria razionalità) che... la mia mente faticava a separare i due piani evidenziati da Gilbert.
Come fai a vivere senza "sentire"?
Se non "senti" sei morto.
E difatti Gesù li definì "sepolcri imbiancati".
Sepolcri che come sappiamo erano molto pericolosi.
Se io dovessi indicare oggi il punto debole di noi "sensibili" ed "emozionabili", è proprio questo: i freddi sepolcri spesso approfittano di noi. Noi che viaggiamo con l'unione di mente&cuore generalmente tendiamo a comprendere (con troppo sentimento) il perché certe persone si comportano male, e allora cerchiamo di trovare per loro la scusante e ogni possibile via d'uscita. Però se codesti individui che noi "scusiamo" (troppo) sono effettivamente zombie bigotti (senza alcun sentimento) essi coglieranno puntualmente l'occasione per sfruttarci nella vita per i loro fini poco cristiani.
È solo questo il nostro rischio da tenere sotto controllo.
Ma per il resto, la nostra "debolezza" che si chiama sensibilità o capacità di sentimento è un vantaggio immenso. Infatti, sul medio/lungo termine sopravvive meglio alle difficoltà chi si accorge del male. Non chi lo ignora.
Questo vale sia per le singole persone che per le civiltà.
Meravigliata.
Ancora una volta.
Capisco e continuo a capire perché ci sia gente al mondo che si converte cattolica (o che comincia a fare un passo verso la conversione) a causa degli scritti di Gilbert Keith Chesterton.
Più si legge, e si rilegge, e più risulta evidente che è un profondo conoscitore della vita, degli uomini, del Vangelo e della Parola di Dio.
Chi lo descrive come un "Padre della Chiesa dei tempi moderni" ha ragione da vendere.
Continuando la lezione sui bigotti.
Pensateci.
Il bigotto non è quello che segue al 100% le regole religiose, e non è neanche quello che ama la Legge di Dio con tutto il cuore. Tante buone persone sono così ed è auspicabile per tutti noi cristiani essere così.
(anche uno sportivo o un cuoco è consigliabile che sia un perfetto applicatore della sua disciplina con tutte le regolette al posto giusto).
Ma essere bigotti non ha a che fare con la disciplina personale.
Ci possono essere bigotti ordinati che seguono tutte le regole e anche bigotti disordinati che trasgrediscono le regole.
Infatti, IL PUNTO del bigottismo NON è questo.
Il punto è: la scelta tra empatia col prossimo o giudizio freddo massacrante.
Il bigotto non ha empatia verso gli altri, e quindi non riesce a capire come potrebbe accadere che egli stesso diventi peggiore del peggior peccatore.
Semplicemente: non lo ammette perché non lo immagina e non lo sente.
[al massimo può affermare, platealmente davanti ad un pubblico, la solita frase finta-umile: "ahinoi, siamo tutti peccatori". Ma mai penserà che lui potrebbe diventare uno dei peggiori peccatori].
Eppure questo gli accade puntualmente - perché il "procedimento" che porta a fare del male è uguale in tutti gli uomini.
Le persone non-bigotte si immaginano benissimo e possono "sentire" benissimo come si diventa "il peggio del peggio".
Se tu sai qual è il sentimento interiore che ti porterebbe a diventare l'essere più schifoso di questa terra...
Se lo sai, lo blocchi.
O come diceva un famoso slogan: "se lo conosci, lo eviti".
Ma qui, in tema spirituale, lo devi conoscere IN TE STESSO, in te stessa.
Invece il bigotto giudica le persone in base alle categorie semplificate esteriori: questa categoria è buona, questa categoria è cattiva. Questa è gente di successo, questa è gente fallita.
Pensa che sia sufficiente iscriversi alla categoria giusta per essere giusti.
Dunque i bigotti sono in effetti dei soggetti che troviamo ovunque: sono tutti coloro che dividono gli umani in categorie predefinite di buoni e cattivi.
Non è una questione di chiesa.
Anche un buddista può essere bigotto. Anche un ateo può essere bigotto.
Il bigotto può essere uno che marcia "per la pace".
Può essere uno che marcia all'anticattolico "gay pride" ; come anche al cattolico "family day".
L'atteggiamento con cui lo fa può essere lo stesso di una marcia nazista o stalinista. A volte, interi gruppi ed associazioni (sia anticattolici che cattolici) potrebbero poggiare su ideologie bigotte nel senso che nascono fin dall'inizio strutturati intorno ad una mentalità bigotta.
Anche il bullismo non è altro che il bigottismo dei ragazzini nei loro gruppi giovanili.
Chiunque pensi che l'appartenenza formale alla categoria giusta lo renda giusto è un bigotto.
È bigotto perché non si lascia giudicare dalle conseguenze effettive delle proprie azioni, e neppure si lascia giudicare da Dio - se è un cristiano, ma vuole mettersi al riparo nella sua categoria di "buoni" preconfezionata.
MA SOPRATTUTTO, è bigotto perché - come dice Chesterton - non sente (o rifiuta di sentire) che la genesi del peccato è uguale per tutti gli uomini.
"Chi sono io per giudicare?"
(forse ora riuscirai a comprendere meglio che cosa intendeva Papa Francesco quando rispose così ad un giornalista che aveva categorizzato delle persone sulla base di un banale preconcetto di orientamento sessuale - che però non diceva niente sull'effettivo comportamento pratico di una specifica persona).
Che Dio ci conceda la Grazia di non essere bigotti.
Domanda trabocchetto:
Allora la categoria giusta alla quale appartenere sono i non-bigotti?
Ha ha.
Non esattamente...
La categoria giusta NON è una categoria.
[a meno che non sia quella degli innamorati di Cristo, e allora siamo su tutt'altro piano. Nessun ordine proveniente da Dio è un ordine bigotto, quindi la Chiesa non è bigotta. Però ci possono essere bigotti come intrusi illegali nella Chiesa].
Più che "categoria giusta" deve essere un "agire giusto" con un "sentire giusto" mentre ti muovi nell'incontro verso l'altro. Nella relazione si vede se sei bigotto o no. Si vede e si sente.
La cosa giusta da fare col cuore giusto: te lo dice la persona (o le persone) che oggi incontri.
La categoria giusta me la dici TU che oggi mi insegnerai qualcosa... Nella serenità quanto nella disperazione.
Nel nostro incontro cercheremo di fare il bene e di evitare il male, con l'aiuto di Dio.
Seguendo i sentieri di Dio (perché, se non c'è Lui a guidarci, non possiamo stabilire il bene e il male).
E sempre sapendo che io potrei essere peggiore di te.
Per quanto schifo tu possa fare.
Beh, io posso fare di peggio.
Ma veramente-veramente!
Solo sentendo questo, io posso fare il meglio, e posso andare avanti "migliorando il meglio".
Solo così posso combattere i miei errori. Solo così posso combattere i tuoi errori.
Solo così possiamo trovare la via per non ripetere errori su errori, e peccati su peccati.
È la via indicata dai santi.
È la via cristiana.
L'antibigottismo per eccellenza è il cristianesimo.
Facile?
No, non ho detto che sia facilissimo né esente da dolore.
È soddisfacente sul lungo periodo.
È vita autentica.
D'altra parte... essere "il sale della terra" non ha nulla da spartire con l'essere lo zucchero in pasticceria.
Sul bigottismo consulta anche il seguente post sui nuovi modi di essere bigotti oggi CLICCA QUI
Commenti
Eppure a me sembra di vivere in un'epoca in cui abbondano esseri di una straordinaria freddezza lucida, che sanno leggere benissimo i meccanismi dei cuori umani e sfruttarli a proprio esclusivo vantaggio. Vedo un'epoca di gigantesche menzogne e truffe costruite proprio sulla raffinata conoscenza dell'animo umano. Della serie: sanno molto bene il male che fanno, ripassano persino tutti i passaggi ben bene per essere sicuri di non mancare il bersaglio.
Al punto che anche "bigotto" mi sembra un'etichetta, una stella gialla da cucire addosso a qualcuno che, nonostante tutto, "sente" l'inganno e vuole sfilarsi, lotta per farlo, e non sempre con gentilezza e savoir faire; non sempre con empatia.
MA poi, credere che basti uno stesso, canonico "arcobaleno" di emozioni per spingerci tutti a commettere il male altrettanto scientemente degli "esperti" di cui sopra, non è una...scorciatoia bigotta per stabilire chi è...peggio e chi è meglio, chi sta sopra sotto o un po' più giù o un po' più in alto nella graduatoria? E così ritrovarsi dalla parte dei giusti?
Ciao Francesca, pace e bene anche a te!
marilù
Come al solito... per quanto "accurata" possa essere la mia disamina, la tua visuale va sempre oltre.
Il tentativo di metterci "dalla parte dei giusti" (per giudicare dall'alto quelli sbagliati) ci riguarda un po' tutti. Quello che può differire (in bene) è la disponibilità di una persona alla costante conversione in direzione di Colui che ha preso ogni nostra miseria per farne... Misericordia.
Di qualsiasi bigottismo si tratti, io mi lamento in definitiva dell'ostacolo che pone al prossimo all'incontro col Volto di Lui. Il nascondimento (per nostra colpa) del Volto di Lui.
È qui che non dovrebbe mai mancare l'autocritica.
E... l'osservazione al microscopio dei bigotti serve proprio a cercare di tirarsi fuori (in senso buono e fattivo).
Hai scritto:
"Eppure a me sembra di vivere in un'epoca in cui abbondano esseri di una straordinaria freddezza lucida, che sanno leggere benissimo i meccanismi dei cuori umani e sfruttarli a proprio esclusivo vantaggio. Vedo un'epoca di gigantesche menzogne e truffe costruite proprio sulla raffinata conoscenza dell'animo umano".
È vero... Tu vedi bene la raffinatezza, anche se probabilmente (per la formazione culturale che hai, unita alla tua sensibilità) ne vedi un po' troppa.
Mi spiego. Fortuna o sfortuna che sia stata ho avuto occasioni nella vita di conoscere (dolorosamente) ambienti poco raffinati e di cultura zero - mancando anche quella cristiana "popolare" di base su cui contare. Se manca tale base non c'è neanche quella che noi chiamiamo "saggezza popolare", e non c'è quella dolcezza, quello sguardo buono sulla vita e sugli altri di tanti nostri anziani di autentica cultura cattolica, anche se semplice e umile...
Non per studio, ma per esperienza diretta quindi posso confermare che il mito del "buon selvaggio" è appunto un mito.
Ecco, Marilù, quei "selvaggi", se non vengono toccati (dall'alto) dalla Grazia... dimostrano in maniera impressionante quella "raffinata conoscenza dell'animo umano" e quella "freddezza lucida nello sfruttamento dei meccanismi del cuore umano" di cui tu parli. Non c'è corso di marketing o di manipolazione mentale/sociale che eguagli certi "selvaggi" nella conoscenza chirurgica fredda. (che è il contrario dell'empatia, o forse è l'empatia degenerata - e qui correggiamo pure il buon Chesterton).
Certi selvaggi che oggi popolano la nostra società (vedi anche cosa succede nei social networks) sono freddi e raffinatissimi e vanno d'accordissimo con gli strateghi culturalmente più elevati che lavorano allo stesso obiettivo.
Un cocktail mortale dei tempi moderni... e a me sembra che sia dovuto più alla discesa in campo dei barbari che alla salita di strateghi culturalmente raffinati.
Che facciamo?
Oggi si parla tanto di Opzione Benedetto... Può essere una scelta, attuata con varie modalità e creatività.
Pax et bonum Marilù
Grazie per quel suggerimento che hai dato di là sulla preghiera del Preziosissimo Sangue. L'ho messa in memoria. Ho diversi libretti di preghiere ma quella mi mancava.
Ciao :)
mi spiace per il ritardo nella risposta, dopo la tua così attenta e tempestiva. Mi faccio un po' sopraffare dagli impegni.
Ne convengo: non c'è bisogno di alcun tipo di titolo accademico o corso di specializzazione all'Allen Institute o al Tavistock Institute per diventare esperti e freddi manipolatori di sentimenti e aspettative altrui. E capisco anche le tue particolari esperienze personali; in molti centri di ascolto Caritas se ne ripetono di simili, a ritmi sempre più serrati, tanto che già da due anni in uno di essi, a Torino o provincia, non ricordo più bene, hanno dovuto ingaggiare vigilantes privati armati solo di spray al peperoncino e addestramento in arti marziali, oltre che di cani poliziotto addestrati direttamente dalla sezione dell'antiterrorismo, per poter "assistere" in serenità le folle di questuanti che si presentavano quotidianamente ai loro uffici in cerca di mezzi primari di sussistenza.
Sono contenta ti sia stato d'aiuto quel mini-suggerimento da me dato altrove sulle preghiere e le adorazioni da tributare alla Passione di Gesù e al Suo preziosissimo Sangue.
Da parte mia e della mia immensa ignorazna devo dire che invece non ho idea di cosa sia la cosiddetta "Opzione Benedetto". Aspetto un tuo prossimo post sul tema.
ciao e grazie ancora!
marilù
Se posso rispondo entro le 24 ore... altrimenti entro 2 o 3 giorni, ma anche le risposte scambiate entro i 15-20 giorni vanno benissimo e possono favorire la lenta meditazione di altri naviganti.
L'Opzione Benedetto si riferiva all'omonimo libro di Rod Dreher di cui si parla da un po' in alcuni circoli cattolici (pensavo che Berlicche ne avesse già parlato o accennato). Io non l'ho letto al momento, ho ancora una lunga lista di altri testi in attesa... Però ho letto parecchie recensioni, interviste, discussioni... che forse potrei evitare l'acquisto del libro e parlarne lo stesso :D
A parte gli scherzi, il tema è la proposta (del Dreher) di una sua soluzione per l'attuale crisi della cristianità. Lui vedrebbe bene una riproposizione di ciò che fece San Benedetto, non nel senso di fuggire a fare gli eremiti, bensì piuttosto nella ricostituzione di piccole comunità (o ghetti? ghetti in senso ebraico positivo) costituite da laici e/o anche da consacrati coi laici per preservare i valori cristiani ... Si ipotizzano dei quartieri o delle vie cristiane nelle città, oppure delle vere e proprie comunità monastiche laicali raccolte in un luogo più isolato (laddove la persecuzione anticristiana fosse particolarmente inferocita). Di questo si parla e/o si critica in alcuni ambienti cattolici...
Te lo scrivo qui perché - non avendo ancora letto il libro - non prevedo un mio post a breve. Ho letto che ci sono stati dei fraintendimenti del messaggio di Rod Dreher, in particolare una critica stroncante sulla rivista dei gesuiti... E conseguente lamentela di Dreher (della serie "ma hanno letto il mio libro?"). Ecco, vorrei evitare di scrivere su ciò che non ho letto e meditato di persona.
Al momento sto elaborando con calma altri 3 post ... ancora non ho trovato il tempo di definirli per bene. Come al solito, scrivo un po' troppo... aprendo mille parentesi. Haha.
Sempre grazie per i tuoi spunti, qui e altrove :)
marilù