Quando dico "unico e solo Dio" sto esprimendo un messaggio di esclusione o di inclusione (secondo la visione cattolica) ?

In altre parole:
Quando nella "didascalia" del mio blog mi riferisco all'Unico e Solo Dio, sto escludendo e/o giudicando qualcuno che ha idee, fedi e religioni diverse dalla mia? 
Oppure, mi sto imponendo in qualche modo su persone che, ad esempio, si definiscono atee o agnostiche?

La visione cattolica è abbastanza precisa in merito. 
Ebbene: essa è escludente o includente?
In diversi post, in passato, a volte l'ho spiegata per esteso. Altre volte l'ho spiegata in qualche Nota ai testi. Oppure era implicita nel discorso, nell'approccio stesso ad un argomento (per chi ha tempo di soffermarsi sui dettagli "impliciti").

Però forse c'è bisogno di un piccolo post, breve e conciso, in evidenza.
La sua collocazione sarà sempre qui, in alto, come una sorta di premessa all'intero blog. 
E sarà sempre "rinfrescato" cioè aggiornato nella data e periodicamente arricchito con altre informazioni / documenti interessanti da consultare.  Potrai trovare queste "info in più" nella sezione commenti.

Dunque. Partiamo 🙂
Dopo il tappetino verde ⤵️ c'è la risposta. Anzi, le risposte sono tre perché la questione va considerata da (almeno) tre punti di vista.




Risposta 1. 
Il primo punto di vista è... Psicologico. Da leggersi in chiave di necessaria premessa.
Sì, il tema è proprio psicologico (o addirittura psichiatrico). 
E comunque sia, si tratta di buonsenso. 
Come dice G.K. Chesterton: 
"Ogni uomo sano di mente sa di avere ragione" .
Questa è un'ovvietà, ma dato che ho estrapolato la frase dal suo contesto originale la devo spiegare (proprio nel significato espresso da Chesterton).
In pratica: tu non puoi pensare di restare sano di mente se vivi credendo davvero di avere torto marcio sulle questioni fondamentali. La verità è che, in base al tuo Credo personale (in ogni campo, non solo religioso), tu prendi le tue decisioni e agisci di conseguenza nella vita. Ogni giorno. Solo una persona squilibrata mentalmente potrebbe vivere ed agire (in modo continuativo) in senso contrario a ciò che crede "giusto". 
Tornando alla domanda iniziale: una prima risposta - ad ampio raggio - arriva da questa semplice considerazione di Chesterton. 
Di qualunque Credo o non-credo tu faccia parte... Sarebbe un tantino ipocrita affermare che "tutti hanno ragione" oppure affermare che "un'altra religione ha più ragione della mia"
Primo: è fortemente auspicabile rispettare tutti nelle loro convinzioni, ma non è assolutamente possibile che tutti abbiano ragione (viste le tante sostanziali differenze teologiche tra le diverse religioni - e soprattutto vista la differenza abissale tra credenti e atei). 
Secondo: se tu sei convinto/a che un'altro credo sia più giusto del tuo... Il buonsenso mi dice che avresti già cambiato religione e che ora penseresti di avere ragione col tuo nuovo Credo o col tuo nuovo non-credo. 
[Nota a latere, per chiarezza: il problemino dell'eventuale apostasia oggi non è considerato un'ostacolo da nessuno, eccetto forse da qualcuno in qualche ambiente "fondamentalista" dedito a così tante e tali eresie che poi non risulta più credibile se per caso si mette a parlare di apostasia riguardo ai fedeli che passano da una religione all'altra].

In conclusione: noi tutti crediamo di avere ragione quando crediamo fermamente in qualcosa che riguarda i nostri valori fondamentali. 
Ed è giusto che sia così. Soprattutto psichiatricamente parlando 😁 .


Ok. 
Ora andiamo dritti al centro del discorso.
La seconda e la terza risposta sono quelle che entrano nello specifico e spiegano la visione cattolica sull'argomento.

Domanda:
quando dico "unico e solo Dio" sto esprimendo un messaggio di esclusione o di inclusione (secondo la visione cattolica) ?

La risposta è: dipende.
Non ti spaventare. Si tratta di un "dipende" che è facile da capire.

Risposta 2.
Se ci riferiamo principalmente alla definizione e all'indicazione di errori in campo teologico, teoretico o filosofico: esclusione. 
In pratica, in parole semplici ma precise: per quanto riguarda la descrizione di Dio, il cattolicesimo esclude determinate descrizioni di Dio. Cioè, in quella che potremmo definire "descrizione" - e specificando che la conoscenza umana è limitata - e ancora specificando che ciò che non sappiamo è immensamente superiore a ciò che sappiamo, 
ma su ciò che possiamo sapere con certezza, in quanto cattolici diciamo chiaramente "questo è giusto, questo è sbagliato".
>> Esempio classico: nel cattolicesimo diciamo in modo chiaro che l'idea panteistica non può descrivere correttamente il vero Dio.
Inoltre, in caso di parziale accordo teologico con altre fedi o confessioni, non lasciamo dubbi sull'esclusione di alcune eventuali singole caratteristiche che non riteniamo corrette nella descrizione dell'Altissimo.
Nota bene: non è una questione di parole e di terminologia teologica. 
È una questione sul cosa noi riteniamo vero e reale (e su cosa non riteniamo vero e reale).

Risposta 3.
Se invece ci riferiamo alla pratica e alla vita reale: inclusione. 
Nel modo più ampio possibile. 
E qui oserei dire: al momento e per quanto ho potuto indagare finora, non mi risulta che esista al mondo un'altra visione / teologia / filosofia che - mentre mantiene la propria identità definita fin nei minimi dettagli - ammette allo stesso tempo una così ampia reale inclusione di tutte le persone non aderenti alla fede cattolica.

>> Esempio classico: la teologia cattolica considera tutte le persone, incluse le persone atee / agnostiche, come realmente sempre in relazione con il vero Dio e come potenzialmente sempre in una situazione di risposta personale rivolta al Bene e di interazione fruttuosa con il vero Dio - compresi tutti coloro che non hanno una chiara consapevolezza o una spiritualità esplicitata e/o un qualche pensiero esplicito-razionale sulla loro relazione con il divino. 
Lo stesso discorso è valido nel cattolicesimo anche - ad esempio - per un eventuale convinto credente nel panteismo, il quale, per dirla in estrema sintesi, potrebbe "pensare sbagliato" ma alla fine "agire giusto" [e quindi implicitamente quella persona potrebbe star "percorrendo la strada giusta" ad un livello che possiamo definire spirituale - pur affermando esteriormente a voce delle cose sbagliate] .

In pratica, il cattolicesimo applica a tutti (cristiani o non cristiani) il beneficio del dubbio nella sua massima ampiezza possibile, in qualità e quantità. Fino al punto che... Noi, in effetti, affermiamo che un non-cristiano potrebbe anche trovarsi (e spesso davvero si trova) maggiormente in buona relazione con Dio rispetto un cristiano cattolico praticante.


🌟 Fine della spiegazione 🌟

Spero di aver contribuito 
a portare un po' di chiarezza 
per chi la sta cercando



Il problema - per molti oggi - è distinguere quando i cattolici stanno parlando di descrizione di Dio [che è la risposta 2 in questo post]
e quando stanno parlando di relazione tra le singole persone e Dio [che è la risposta 3 in questo post].

Alla risposta 2 può essere collegato il tema della Legge di Dio (e anche della Legge della Chiesa).
Alla risposta 3 può essere collegato il tema del come si applica praticamente la Legge di Dio (e anche la Legge della Chiesa) ad ogni specifica persona sul pianeta terra.

Le due prospettive non sono in contraddizione tra loro. Sono, appunto, due prospettive dalle quali guardare la questione.


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