8 marzo🌻 Riassumendo: la presunta fabbrica Cotton a New York con la tragedia delle operaie (nel 1875 o 1908 o 1909) non è mai esistita... Quindi non fu quello lo "start" per la Festa della Donna. Però... L'8 marzo con le "donne da ricordare" qualcosa c'entra. Solo che... A ragion veduta, il vero fatto originante non era granché come evento da celebrare. E allora...

Vediamo cosa è accaduto.
In definitiva, per riportare tutto all'oggi e per tentare un'estrema sintesi: è stato un passaggio dalla Storia, da varie tradizioni "locali" nel mondo, dalle lotte per i diritti delle donne e la pari dignità, dall'attivismo politico (e da molte altre cose insieme, compreso pure l'imbarazzo) fino ad arrivare al popolare appuntamento caratterizzato in Italia dal classico omaggio floreale per tutte le donne.

Cosa significa?
Attualmente non risulta tanto chiaro, in modo univoco, il perché si festeggi: in questo momento storico ogni persona ha i suoi motivi, e ben vengano i diversi motivi individuali se ispirano a fare il bene. 
I rametti di mimosa sono belli e si accettano, si condividono, si scambiano o si regalano (nel caso di chi possiede un gran cespuglio in giardino) sempre volentieri.

💐💛🏵️

Detto questo, è interessantissimo sapere come siamo arrivati a stabilire la data dell'8 marzo.

Qui di seguito, un'accurato resoconto di Lucia Graziano, storica* blogger di Una Penna Spuntata

[*il termine "storica" può fungere sia da aggettivo che da sostantivo. Più esattamente, Lucia Graziano è archivista ecclesiastica, ma la ricerca storica e la divulgazione dei suoi studi sono passioni che l'accompagnano da sempre. Un grande grazie da parte mia per le lezioni che mette a disposizione!]




Articolo originale apparso per la prima volta qui 

Storia delle povere operaie abbruciate nel cotonificio l’8 marzo. 
Aehm: peccato che non siano mai esistite.

_______  di Lucia Graziano ________

Tutti conoscono la storia drammatica.
8 marzo 1875: centoventinove operaie dell’industria tessile Cotton, a New York, si barricano all’interno della fabbrica per scioperare. Chiedono maggiori diritti, riduzione dell’orario di lavoro, aumenti salariali; il proprietario della fabbrica, in tutta risposta, spranga le porte e chiude dentro le giovani operaie. Circa l’incendio che scoppiò poco dopo, nessuno riuscì mai ad appurare con certezza se si trattò di fatalità o di atto doloso. Fatto sta che l’intero edificio fu presto balia delle fiamme; le donne imprigionate al suo interno andarono incontro a una
morte orribile. È in memoria di queste ragazze coraggiose che noi, ogni 8 marzo, ricordiamo la “giornata della donna”.

La storia la conoscevate già, scommetto?
Benissimo: non è vero niente.

Non è mai esistita a New York un’industria tessile di nome Cotton e, più in generale, nessuna fabbrica è andata a fuoco a New York l’8 marzo 1875.
Se cercate online, trovate una variante della leggenda che postdata il tragico rogo all’8 marzo 1908. Peggio che andar di notte: nel 1908 c
ontinuavano a non esistere filande newyorkesi di nome “Cotton”, gli edifici industriali continuavano a non prender fuoco e le operaie, grazie a Dio, continuavano a dormire sogni tranquilli (anche perché, in quell’anno, l’8 marzo era una domenica).

Niente da fare: se vi eravate affezionate all’idea di “festa delle donne” nata in memoria delle operaie morte sul posto di lavoro, temo che dovrete rassegnarvi.

La storia dell’incendio al cotonificio è una bufala bella e buona, e se oggi ci regaliamo mimose all’8 marzo lo facciamo per ben altre ragioni.
Se non ci credete ancora, vi basti questo dato di fatto. La prima “giornata della donna” si tiene negli Stati Uniti nel 1909 nella data del 23 febbraio. È una domenica e l’idea piace: per un bel po’ di tempo, negli Stati Uniti, la Giornata della Donna sarà una “festa mobile” celebrata, di anno in anno, l’ultima domenica del mese.
La notizia di questa nuova ricorrenza attraversa l’oceano e giunge alle orecchie di Clara Zetkin, membro del partito socialista tedesco. Clara (che all’interno del suo partito si occupava di questioni femminili) propone che, una volta all’anno, si celebri a livello internazionale una giornata dedicata alla condizione femminile.

L’idea strapiace.
Nell’anno del Signore 1911, la “giornata della donna” diventa internazionale essendo celebrata (oltre che dalle cittadine statunitensi) anche dai partiti socialisti di Austria, Germania, Svizzera e Danimarca.

In quale data? Negli States, l’ultima domenica di febbraio; nel Vecchio Mondo, domenica 19 marzo.

Piano piano, la “giornata della donna” comincia a guadagnare successo all’interno dei partiti socialisti degli altri Stati europei; di anno in anno si registra una popolarità della festa. Che in
questo momento è peraltro una festa politica, legata a un partito ben preciso. 
Non stiamo parlando, per capirci, di mazzolini di mimose e girl pride; stiamo parlando di marce per la richiesta di più diritti: voto, tutele legali, aumento della retribuzione.
Era una giornata dedicata all’attivismo politico, non agli auguri galanti alla propria bella.

Arriviamo così al 1917: il 23 febbraio, coordinate dal partito socialista, centinaia di donne russe scendono in strada per commemorare la “giornata della donna”.
Nella Mosca del 1917 le donne volevano tante cose ma il desiderio più impellente era quello di avere un po’ di cibo nel piatto e un marito tornato dal fronte. Insomma, le cittadine di Mosca scendono in piazza per protestare contro la guerra che sta mettendo in ginocchio il Paese; denunciano le misere condizioni di vita del comune cittadino russo.

Si lamentano con la forza della disperazione e portano avanti la loro protesta anche quando la polizia cerca di farle sgomberare. 
Il coraggio di queste donne ha una grande eco, colpisce il cuore dei cittadini: di lì a poco, anche i maschi arriveranno a dar loro manforte proclamando uno sciopero generale. Le file dei manifestati sono sempre più fitte, lo zar è sempre più
intransigente e ordina di reprimere la protesta a tutti i costi… il resto è (letteralmente) Storia.

Avete presente la “rivoluzione di febbraio”, no? Ecco: è partita così.
I tempi erano maturi e sarebbe partita lo stesso, ma una delle scintille che hanno acceso la miccia è stata proprio la coraggiosa protesta delle donne russe.

Cosa c’entra la rivoluzione di febbraio con l’8 marzo, mi chiederete?


E vi assicuro che la storia si fa ancora più interessante...
Lasciandomi anche un piccolo dubbio in mezzo a tutti questi intrecci storici. Appena posso scriverò il mio quesito a Lucia, sperando che trovi qualche minuto per una risposta, tra le sue mille attività di ricerca e di scrittura.

Nel frattempo: grazie 😇






P.s. 
La mimosa è il fiore per la Festa della Donna solo in Italia. In altri Paesi ci sono altri fiori. Oppure non c'è la tradizione di offrire omaggi floreali per questa ricorrenza. 
La mimosa era stata scelta nel Secondo Dopoguerra perché - a differenza di oggi - si poteva trovare ovunque in abbondanza sul territorio italiano, come pianta spontanea del mese di marzo. Perciò non costava nulla e anzi era considerata un fiore "povero" e modesto che tutti potevano cogliere e regalare.

P.p.s. Google informa che la dicitura corretta non è Festa della Donna... (bensì Giornata ecc.). Vabbè, è da quando son nata che sento dire Festa della Donna... 🙃
Credo che anche questo sia un segnale della grande mutevolezza dei significati attribuiti a questa data, non ultimi i significati più popolari (ad esempio il ritrovarsi a cena tra amiche per celebrare l'amicizia tra donne) che in questo momento mi sembrano i significati prevalenti.

Edit: sono andata a controllare. 
Tutte le grandi testate giornalistiche italiane (e anche l'ANSA) e i maggiori siti internet titolano "Festa della Donna" (e non Giornata etc. etc.).
...'sta roba è più complicata della Summa 😄

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