Natale. Tra pace e guerra. Tra gioia e tristezza. Tra la serenità di una festa e l'impegno di portare aiuto a chi ne ha bisogno

Gioia e tristezza, insieme.
Per alcuni è una consapevolezza di sempre. 
Per altri è una presa di coscienza degli ultimi anni. 
Per il cristianesimo è un dato di fatto, già compreso nella Grotta della Natività (o Casa / Stalla / Capanna o quello che vuoi), a Betlemme.

Per la maggioranza dei cristiani nel mondo - di ogni tempo e luogo - il vivere la festa in situazioni povere, modeste, disagiate (o perfino devastate) ha sempre costituito la regola più che l'eccezione.
Per i cristiani che invece hanno avuto la grazia di poter celebrare ogni festa della loro vita in completa serenità: le due dimensioni dell'esistenza umana rimangono comunque incluse nella Fede stessa.
Per capirlo è sufficiente pensare alla centralità del Crocifisso nel cattolicesimo. Non è certo quello il finale della storia, ma è evidente a tutti che per noi è un fatto centrale. Si chiama ed è Croce Gloriosa, ok. E la Gloria supera la Croce, ok. La Resurrezione è sicura. Ma la Croce c'è. Non è un caso che il giorno dopo Natale sia stato piazzato sul calendario liturgico Santo Stefano, il primo martire cristiano della storia.

In questo post per il Natale 2022,
per la meditazione di chi passa da queste parti...
Riporto alcune citazioni di Giovanni Paolo II, di Edith Stein, di Papa Francesco. E un'aforisma di Munia Khan. 
Dopodiché, concludo con un promemoria natalizio cattolico.

Buon Natale!
Che il Signore ci illumini sulla via della pace... E che l'umanità ascolti la voce di Dio. Amen.




San Giovanni Paolo II:

«Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna...» (Gal 4, 4). Cosa è la pienezza del tempo? Dalla prospettiva della storia umana, la pienezza del tempo è una data concreta. 
È la notte in cui il Figlio di Dio venne al mondo a Betlemme 
(...)
La lettura della Lettera ai Galati, da parte sua, ci rivela la dimensione divina di questa pienezza del tempo. 
Le parole dell'apostolo Paolo riassumono tutta la teologia della nascita di Gesù, con la quale al contempo si chiarisce il significato di tale pienezza. 
Si tratta di qualcosa di straordinario: Dio è entrato nella storia dell'uomo. Dio, che è in se stesso il mistero insondabile della vita, Dio, che è Padre e si riflette dall'eternità nel Figlio, consustanziale a Lui e per mezzo del quale furono fatte tutte le cose (cfr Gv 1, 1-3), Dio, che è unità del Padre e del Figlio in quel flusso di amore eterno che è lo Spirito Santo.
Nonostante la povertà delle nostre parole per esprimere il mistero inenarrabile della Trinità, la verità è che l'uomo, a partire dalla sua condizione terrena, è stato chiamato a partecipare a questa vita divina. 
Il Figlio di Dio nacque dalla Vergine Maria per concederci la filiazione divina. Il Padre ha infuso nei nostri cuori lo Spirito del Figlio, grazie al quale possiamo dire: «Abbá, Padre» (cfr Gal 4, 4). 
È questa, dunque, la pienezza del tempo, che soddisfa qualsiasi aspirazione della storia e dell'umanità: la rivelazione del mistero di Dio, offerto all'essere umano mediante il dono dell'adozione divina.
La pienezza del tempo a cui fa riferimento l'Apostolo è relazionata alla storia umana. In un certo senso, facendosi uomo, Dio è entrato nel nostro tempo e ha trasformato la nostra storia in storia della salvezza. Una storia che abbraccia tutte le vicissitudini del mondo e dell'umanità, dalla creazione fino al suo termine, ma che si svolge attraverso momenti e date importanti" (...)
Estratto dall'Omelia di Giovanni Paolo II, Concelebrazione Eucaristica presso Basilica di Nuestra Señora de Guadalupe (Città del Messico)
Sabato, 23 gennaio 1999
[Viaggio Apostolico a Città del Messico e a Saint Louis 22-28 gennaio 1999]. Fonte: QUI


Edith Stein:

"Quando i giorni diventano via via più corti, quando, nel corso di un inverno normale, cadono i primi fiocchi di neve, timidi e sommessi si fanno strada i primi pensieri del Natale. Questa semplice parola emana un fascino misterioso, cui ben difficilmente un cuore può sottrarsi. Anche coloro che professano un’altra fede e i non credenti, cui l’antico racconto del Bambino di Betlemme non dice alcunché, preparano la festa e cercano di irradiare qua e là un raggio di gioia. Già settimane e mesi prima un caldo flusso di amore inonda tutta la terra. Una festa dell’amore e della gioia, questa è la stella verso cui tutti accorrono nei primi mesi invernali"

"Una cosa sola sappiamo, e cioè che a quanti amano il Signore tutte le cose ridondano in bene. E inoltre che le vie, per le quali il Signore conduce, vanno al di là di questa terra. Se mettiamo le nostre mani nelle mani del Bambino divino e rispondiamo con un “sì” al suo “Seguimi”, allora siamo suoi, e libera è la via perché la sua vita divina possa riversarsi in noi."

"Questo è l’inizio della vita divina in noi. Essa non è ancora la contemplazione beata di Dio nella luce della gloria; è ancora l’oscurità della fede, però non è più di questo mondo ed è già un’esistenza nel regno di Dio. La vita divina, che viene accesa nell’anima, è la luce che è venuta nelle tenebre, il miracolo della notte santa. Chi la porta in sé capisce quando se ne parla. Invece per gli altri tutto quello che possiamo dire al riguardo è solo un balbettio incomprensibile."

"Per permeare tutta una vita umana di vita divina non basta inginocchiarsi davanti alla mangiatoia e lasciarsi prendere dall’incanto della notte santa. A questo scopo bisogna stare quotidianamente in contatto con Dio per tutta la vita, ascoltare le parole che egli ha pronunciato e che ci sono state tramandate e metterle in pratica. “Chiedete e vi sarà dato”. E’ una sicura promessa di esaudimento."

"Inoltre Cristo non ci ha lasciati orfani. Ha inviato il suo Spirito, che insegna a tutti noi la verità. Ha fondato la Chiesa, che è guidata dal suo Spirito, e ha istituito in essa i suoi rappresentanti, dalla cui bocca il suo Spirito ci parla in parole umane."

“E il Verbo si fece carne”. 
Ciò è divenuto verità nella stalla di Betlemme. Ma si è adempiuto anche in un’altra forma. “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna”. Come il corpo terreno ha bisogno del pane quotidiano, così anche la vita divina aspira in noi ad essere continuamente alimentata. “Questo è il pane vivo che è disceso dal cielo”. Chi lo fa veramente il suo pane quotidiano, in lui si compie quotidianamente il mistero del Natale, l’incarnazione del Verbo. E questa è indubbiamente la via più sicura per conservare ininterrottamente l’unione con Dio e radicarsi ogni giorno sempre più saldamente e profondamente nel corpo mistico di Cristo."

"Lungo è il cammino per passare dall’autocompiacimento del “buon cattolico”, che “compie i suoi doveri”, ma per il resto fa come gli piace, ad una vita che si lascia guidare per mano di Dio ed è caratterizzata dalla semplicità del bambino e dall’umiltà del pubblicano. Chi però l’ha imboccata una volta, non lo rifà più a ritroso: sarà un rivoluzionamento di tutta la loro vita interiore ed esteriore."

"I misteri del cristianesimo sono un tutto indivisibile. Chi ne approfondisce uno, finisce per toccare tutti gli altri. Così la via che si diparte da Betlemme procede inarrestabilmente verso il Golgota, va dalla mangiatoia alla croce. Quando la santissima Vergine presentò il Bambino al tempio, le fu predetto che la sua anima sarebbe stata trafitta da una spada, che quel bambino era posto per la caduta e la risurrezione di molti e come segno di contraddizione. Era l’annuncio della passione, della lotta fra la luce e le tenebre che si era manifestata già attorno alla mangiatoia" 

"Sullo splendore luminoso che irradia dalla mangiatoia cade l’ombra della croce" 

"Il Figlio incarnato di Dio pervenne attraverso la croce e la passione alla gloria della risurrezione. Ognuno di noi, tutta l’umanità perverrà col Figlio dell’uomo, attraverso la sofferenza e la morte, alla medesima gloria" .
Estratti da una conferenza di Edith Stein del 1931. Tale conferenza è stata pubblicata con il titolo Il Mistero del Natale (Queriniana, 1989).


Papa Francesco:

"pensiamo – parlando del Bambino Gesù – ai tanti bambini dell’Ucraina che soffrono, soffrono tanto, per questa guerra. In questa festa di Dio che si fa bambino, pensiamo ai bambini ucraini. Quando li ho trovati qui, la maggioranza non riesce a sorridere e quando un bambino perde la capacità di sorridere, è grave. Questi bambini portano su di sé la tragedia di quella guerra che è così inumana, così dura. Pensiamo al popolo ucraino, in questo Natale: senza luce, senza riscaldamento, senza le cose principali per sopravvivere, e preghiamo il Signore perché porti loro la pace il più presto possibile"
Papa Francesco, 21 dicembre 2022
udienza generale
(link qui )

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Papa Francesco:

"si soffre tanto in Ucraina, tanto, tanto!
E io vorrei attirare l’attenzione un po' sul prossimo Natale, anche le feste.
È bello festeggiare il Natale, fare le feste… ma abbassiamo un po' il livello delle spese di Natale – così si chiamano.
Facciamo un Natale più umile, con regali più umili. Inviamo quello che risparmiamo al popolo ucraino, che ha bisogno, soffre tanto; fanno la fame, sentono il freddo e tanti muoiono perché non ci sono medici, infermieri a portata di mano.
Non dimentichiamo: un Natale, sì; in pace con il Signore, sì, ma con gli ucraini nel cuore. E facciamo quel gesto concreto per loro.
Invitandovi tutti ad intensificare la preparazione spirituale al Natale ormai prossimo, di cuore vi benedico e adesso tutti insieme preghiamo il Padre Nostro"
Papa Francesco, a conclusione dell'udienza generale del 14 dicembre 2022 ( link qui )

Poetessa Munia Khan:

"Le stelle danzano sempre. 
A volte danzano scintillando 
al ritmo del tuo cuore gioioso 
e a volte danzano senza movimento 
per abbracciare il tuo dolore come sculture congelate di tristezza a braccia aperte" - Munia Khan





Un promemoria natalizio cattolico. 
Tra i tanti che si possono trovare.
Utilizzabile a Natale e valido per tutto l'anno.

Cosa fa un cristiano - preferibilmente - per portare un po' di luce, di sollievo, di conforto e di pace a chi si trova in grave difficoltà?
Risposte possibili e praticabili:

# la preghiera va sempre bene (e dovrebbe sempre accompagnare anche le altre azioni)

# l'aiuto economico immediato a chi ha bisogno urgente. Con donazione diretta all'interessato o ad associazioni affidabili. Piccoli, piccolissimi, medi o grandi aiuti, dipende dalle proprie possibilità.

# l'aiuto morale: una telefonata, un saluto, un sorriso in più.

# far circolare informazioni utili nella vita quotidiana. Aiutare a semplificare le cose. Astenersi dal complicare.
# regalare libri, libretti, opuscoli (o anche semplici foglietti stampati in casa) con argomenti che possano far elevare lo spirito, che aiutino ad alzare gli occhi per guardare "oltre".

# infine, se ci si trova in un periodo difficile, accettare volentieri dagli altri tutte le azioni appena descritte nella lista. L'insegnamento cattolico ci dice che anche l'accettazione degli aiuti altrui - con serenità e dignità - fa parte della misericordia che si può donare agli altri, valevole tanto quanto la misericordia di chi dà l'aiuto. 
Per dirla in parole semplici: il beneficio è uguale per la persona che dona e per la persona che riceve (cioè accetta) la donazione. 
Infatti, qui non si tratta di uno che è bello-bravo-e-buono e che elargisce qualcosa di non dovuto ad un povero diavolo che di per sé non avrebbe diritto a niente. Non è così.
Un cristiano dovrebbe sapere appunto che - dal punto di vista cristiano, come minimo  - si tratta di un'azione dovuta, doverosa, con motivazioni - come minimo, se non di fratellanza - almeno di giustizia, nei confronti una persona che di per sé ha diritto ad una vita dignitosa, ad una vita buona, ad una vita da essere umano - mentre noi gli stiamo offrendo solo un panino, un caffè o anche dieci panini e dieci caffè (magari pensando di aver fatto chissà quale grande e magnanima azione).
Quando Papa Francesco chiede se tocchiamo la mano del barbone al quale facciamo l'elemosina, se guardiamo negli occhi il mendicante e se gli parliamo... Non sta consigliando di fare i "super-buonisti" o di "allargarci con la buona azione". Papa Francesco sta proprio dicendo che, di fronte ad un essere umano, fare meno di così è vergognoso per chi lo fa. 
In tale situazione - aggiungo io - l'opera di misericordia di gran lunga maggiore è quella compiuta dal mendicante che - in stato di debolezza e di bisogno - accetta pure il peso di essere trattato come un rifiuto, come un pezzo di immondizia, dal primo che passa e che vuole mettersi a posto la coscienza (o togliersi di torno un fastidio) tirando fuori "il soldino per il povero", il soldino per pagare il caffè al disgraziato senza speranza (destinato, secondo i "benefattori" di passaggio, a restare così tutta la vita, con buona pace di tutti).
Credo che essere coscienti - perlomeno - della donazione reciproca di misericordia, che avviene alla pari tra chi dona e chi accetta il dono, è un primo passo per cominciare ad eliminare la cultura dello scarto, per iniziare a riportare (almeno) una minimale condizione di giustizia, per contribuire a rendere realmente umano un mondo diventato disumano... 
Credo che tale coscienza sia ancora poco presente nei cristiani.
C'è molto su cui meditare. Evitando, per favore, le ormai insopportabili divisioni tra partiti cattolici "pro giustizia sociale" e partiti cattolici "pro life: se le due istanze non vanno insieme, se quelle due culture - entrambe cattolicissime - non si armonizzano, non avremo (e non porteremo agli altri) né l'una né l'altra.

Tip: per approfondire il tema dell'atto di misericordia che è - per sua natura - reciproco (tra donante e ricevente) suggerisco di consultare l'enciclica Dives in Misericordia di Papa Giovanni Paolo II al capitolo 14.

Di nuovo, 
a tutti i lettori, 
a tutti i meditanti 
e a tutti i realizzatori di veri cambiamenti

Buon Natale!

Che il Signore ci illumini sulla via della pace... 
E che l'umanità ascolti la voce di Dio. Amen.




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