Carisma e autorità nella Chiesa. Il Papa ci ricorda la necessaria complementarità citando le parole del Servo di Dio don Luigi Giussani

 "L’autorità assicura la strada giusta, il carisma rende bella la strada"

"non è pensabile che la Chiesa viva senza istituzione"

Luigi Giussani
(1922 - 2005)

15 ottobre 2022
piazza San Pietro
Dal discorso di Papa Francesco:

(...)"Don Giussani è stato un sacerdote che ha amato tanto la Chiesa. Anche in tempi di smarrimento e di forte contestazione delle istituzioni, ha sempre mantenuto con fermezza la sua fedeltà alla Chiesa, per la quale nutriva un grande affetto -amore!-, quasi una tenerezza, e nello stesso tempo una grande riverenza, perché credeva che essa è la continuazione di Cristo nella storia. 
Diceva: «Tu hai incontrato questa compagnia: questa è la modalità con cui il mistero di Gesù […] ha bussato a casa tua». 
Usava questa bella espressione: la “compagnia”. I gruppi del movimento erano per lui una “compagnia” di persone che avevano incontrato Cristo. 
E, in definitiva, la Chiesa stessa è la “compagnia” dei battezzati che tutto tiene insieme, da cui tutto trae vita, e che ci mantiene nel giusto cammino.
Don Giussani ha insegnato ad avere rispetto e amore filiale per la Chiesa e, con grande equilibrio, ha saputo sempre tenere insieme il carisma e l’autorità, che sono complementari, entrambi necessari. 
Voi cantate spesso nei vostri incontri il canto “La strada”. Giussani, proprio usando la metafora della strada diceva: «L’autorità assicura la strada giusta, il carisma rende bella la strada». 
Senza autorità si rischia di andare fuori strada, di andare in una direzione sbagliata. Ma senza il carisma il cammino rischia di diventare noioso, non più attraente per la gente di quel particolare momento storico.
Anche tra voi, alcuni sono incaricati di un compito di autorità e di governo, per servire tutti gli altri e indicare la strada giusta. Questo consiste, in concreto, nel guidare e rappresentare il movimento, nel favorirne lo sviluppo, nel portare avanti progetti apostolici specifici, nell’assicurare la fedeltà al carisma, nel tutelare i membri del movimento, nel promuovere il loro cammino cristiano e la loro formazione umana e spirituale. Ma accanto al servizio dell’autorità è fondamentale che, in tutti i membri della Fraternità, rimanga vivo il carisma, affinché la vita cristiana conservi sempre il fascino del primo incontro. Non dimenticatevi mai di quella prima Galilea della chiamata, di quella prima Galilea dell’incontro. Sempre tornare lì, a quella prima Galilea che ognuno di noi ha vissuto. Questo ci darà forza per andare sempre in obbedienza nella Chiesa. Questo è ciò che “rende bella la strada”. 
Così i movimenti ecclesiali contribuiscono, con i loro carismi, a mostrare il carattere attraente e di novità del cristianesimo; e all’autorità della Chiesa spetta indicare con saggezza e prudenza su quale via i movimenti devono camminare, per rimanere fedeli a sé stessi e alla missione che Dio ha affidato loro. 
Con parole di don Giussani possiamo affermare che «è un’esigenza irrinunciabile dell’incarnazione questo continuo scambio tra istituzione e carisma. In nessun modo questo rapporto tra grazia e libertà può essere pensato in alternativa dialettica, quasi che l’istituzione non sia il carisma e che il carisma non abbia bisogno dell’istituzione. Un carisma va istituzionalizzato. E un’istituzione deve mantenere la dimensione carismatica. Essi sono alla fine l’unica realtà della Chiesa. Si potrebbe forse pensare l’organismo umano senza lo scheletro che lo sostiene? Così non è pensabile che la Chiesa viva senza istituzione».
Voi sapete che la scoperta di un carisma passa sempre attraverso l’incontro con persone concrete. Queste persone sono testimoni che ci permettono di accostarci a una realtà più grande, che è la comunità cristiana, la Chiesa. 
È nella Chiesa che l’incontro con Cristo rimane vivo. È la Chiesa il luogo in cui tutti i carismi vengono custoditi, alimentati e approfonditi. 
Pensiamo, negli Atti degli Apostoli, all’episodio di Filippo e dell’eunuco, funzionario della regina di Etiopia. Filippo fu determinante per la sua conversione, egli fu il mediatore dell’incontro con Cristo per quell’uomo in cerca della verità. Ebbene, come termina questo episodio? Filippo battezza l’eunuco e il testo dice: «Quando risalirono dall’acqua, lo Spirito del Signore rapì Filippo e l’eunuco non lo vide più» (At 8,39). “Non lo vide più”! Dopo averlo condotto a Cristo, Filippo scompare dalla vita dell’eunuco! Ma la gioia dell’incontro con Cristo rimane, - quella gioia dell’incontro rimane sempre! - infatti il racconto aggiunge: «E pieno di gioia, proseguiva la sua strada». Tutti siamo chiamati a questo: essere mediatori per gli altri dell’incontro con Cristo, e poi lasciare che essi percorrano la loro strada, senza legarli a noi"
(...)

Papa Francesco, 
estratto dal discorso ai membri di Comunione e Liberazione
Piazza San Pietro
15 ottobre 2022
(centenario della nascita di don Giussani, fondatore del movimento)


E... per ampliare le nostre meditazioni...

Come non collegare qui una citazione di G.K. Chesterton sulla relazione tra libertà e istituzione?


"Si tende a parlare delle istituzioni come se fossero qualcosa di freddo che intralcia la nostra vita. 
La verità è che, quando gli uomini si sentono spiritualmente elevati e inebriati di libertà e di nobili aspirazioni, devono sempre finire, e lo fanno immancabilmente, per creare delle istituzioni. 
Quando sono stanchi tendono a precipitare nell'anarchia, ma quando sono allegri e vigorosi promulgano leggi: è inevitabile. Questo è vero per tutte le religioni e per tutte le repubbliche che si sono succedute nella storia, alla stessa maniera in cui è vero il più comune gioco d'azzardo o il più chiassoso gioco campestre. 
L'uomo non si sente mai libero fino a quando un'istituzione non lo libera, ma la libertà non può esistere fino a quando non viene dichiarata d'autorità".

Gilbert Keith Chesterton, 
Uomovivo, 1912

Fonte - che ringrazio: 
Il Blog dell'Uomo Vivo (Società Chestertoniana Italiana)



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