L'esperienza del Cielo sulla Terra

"C’è un’esperienza in cui la “creta” della nostra umanità si lascia plasmare, non dalle opinioni mutevoli o dalle pur necessarie analisi sociologiche, ma dalla Parola e dallo Spirito del Risorto. 
Questa esperienza è la liturgia.
(...)
Questa esperienza – dicevo – è il cielo sulla terra, e questo si dà nella liturgia, come soprattutto l’Oriente ama ripetere. 
Ma la bellezza dei riti orientali è ben lungi dal costituire un’oasi di evasione o di conservazione. L’assemblea liturgica si riconosce tale non perché si convoca da sé stessa, ma perché ascolta la voce di un Altro, restando rivolta a Lui, e proprio per questo sente l’urgenza di andare verso il fratello e la sorella portando l’annuncio di Cristo. 
(...)
La fedeltà alla propria originalità è ciò che fa la ricchezza sinfonica delle Chiese orientali. 
Ci si può interrogare, per esempio, sulla possibile introduzione di edizioni della liturgia nelle lingue dei Paesi ove i propri fedeli si sono diffusi, ma sulla forma della celebrazione è necessario che si viva l’unità secondo quanto è stabilito dai Sinodi e approvato dalla Sede Apostolica, evitando particolarismi liturgici che, in realtà, manifestano divisioni di altro genere in seno alle rispettive Chiese. 
Inoltre, non dimentichiamo che i fratelli delle Chiese Ortodosse e Ortodosse Orientali ci guardano: anche se non possiamo sederci alla stessa mensa eucaristica, tuttavia quasi sempre celebriamo e preghiamo i medesimi testi liturgici. 
Stiamo attenti, pertanto, a sperimentazioni che possono nuocere al cammino verso l’unità visibile di tutti i discepoli di Cristo. 
Il mondo ha bisogno della testimonianza della comunione: se diamo scandalo con le dispute liturgiche – e purtroppo recentemente ce ne sono state alcune –, facciamo il gioco di colui che è maestro della divisione."

Papa Francesco, 
18 febbraio 2022
[Sul tema: Chiese Cattoliche Orientali e Liturgia]


"Nella liturgia si sono creati dei problemi perché si sono cambiate troppo presto delle esteriorità senza prepararle ed elaborarle dall’interno.
Allora è sorta l’idea che la liturgia sia propriamente la manifestazione della comunità. Ciò è stato sottolineato fortemente: la comunità come il soggetto della liturgia.
Questo significava, pertanto, che la comunità decide da sé stessa come celebrare. Si sono quindi formati settori [di Chiesa] che hanno messo in pratica tutto ciò. Altri non vi hanno partecipato e questo non è piaciuto ai primi. 
Ci troveremo d’accordo sulla liturgia solo quando smetteremo di considerarla come elemento formato dalla comunità, e soprattutto quando smetteremo di pensare di dover “impegnare” noi stessi per "rappresentarci" nella liturgia. Dobbiamo di nuovo imparare a capire che essa ci introduce nel Corpo della Chiesa di tutti i tempi, nella quale il Signore ci offre se stesso. 
Una liturgia senza fede non esiste. 
Quando si cerca di renderla "interessante" – Dio sa con quali idee – ma non si presuppone in ciò la fede, e quando viene ristretta soltanto alla singola comunità e non viene vista, invece, come incontro col Signore nella grande comunità della Chiesa Universale, la liturgia cade in rovina.
(...)
Sono necessarie delle correzioni interiori prima di porre mano a cose esteriori. Se ora si ricomincia a inventare nell’esteriore, non prevedo nulla di buono. 
Dobbiamo arrivare ad una nuova educazione liturgica, in cui si divenga consapevoli che la liturgia appartiene a tutta la Chiesa, che in essa la comunità si unisce con la Chiesa Universale, con Cielo e Terra, e che ciò inoltre rappresenta la garanzia che il Signore viene e che succede qualcosa che non può accadere in nessun altro "luogo": in nessun intrattenimento e in nessuno spettacolo.
Solo quando noi volgiamo di nuovo lo sguardo su queste cose più grandi può sorgere una vera unità interiore e ci si può anche interrogare sulle migliori forme dei riti esteriori. Prima, però, deve crescere una comprensione interiore della liturgia, che ci unisce gli uni con gli altri.
Nella liturgia non dobbiamo di volta in volta rappresentare le nostre invenzioni, non dobbiamo introdurre ciò che noi abbiamo inventato, bensì ciò che ci viene rivelato."

Card. Joseph Ratzinger, (ora Papa emerito Benedetto)
3 ottobre 2003
[Sul tema: Fede e Liturgia]


Per i link con le fonti e altre informazioni sui testi dai quali provengono gli estratti vedi QUI



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