"Perfezione di innocenza e di santità da non poterne concepire una maggiore dopo Dio"

Dal testo della Bolla Ineffabilis Deus, 1854, che definisce il dogma dell'Immacolata Concezione:

[neretto mio]

"Dio ineffabile, le vie del quale sono la misericordia e la verità; 
Dio, la cui volontà è onnipotente e la cui sapienza abbraccia con forza il primo e l'ultimo confine dell'universo e regge ogni cosa con dolcezza, 
previde fin da tutta l'eternità la tristissima rovina dell'intero genere umano, che sarebbe derivata dal peccato di Adamo. Avendo quindi deciso, in un disegno misterioso nascosto dai secoli, di portare a compimento l'opera primitiva della sua bontà, con un mistero ancora più profondo – l'incarnazione del Verbo – affinché l'uomo (indotto al peccato dalla perfida malizia del diavolo) non andasse perduto, in contrasto con il suo proposito d'amore, e affinché venisse recuperato felicemente ciò che sarebbe caduto con il primo Adamo, fin dall'inizio e prima dei secoli scelse e dispose che al Figlio suo Unigenito fosse assicurata una Madre dalla quale Egli, fatto carne, sarebbe nato nella felice pienezza dei tempi. 
E tale Madre circondò di tanto amore, preferendola a tutte le creature, da compiacersi in Lei sola con un atto di esclusiva benevolenza. 
Per questo, attingendo dal tesoro della divinità, la ricolmò – assai più di tutti gli spiriti angelici e di tutti i santi – dell'abbondanza di tutti i doni celesti in modo tanto straordinario, perché Ella, sempre libera da ogni macchia di peccato, tutta bella e perfetta, mostrasse quella perfezione di innocenza e di santità da non poterne concepire una maggiore dopo Dio, e che nessuno, all'infuori di Dio, può abbracciare con la propria mente"

Pio IX
Ineffabilis Deus 
(prima parte della Bolla)
8 dicembre 1854




Papa Francesco, 
oggi 8 dicembre 2020, 
Angelus in piazza San Pietro:

[neretto mio]

"Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
L’odierna festa liturgica celebra una delle meraviglie della storia della salvezza: l’Immacolata Concezione della Vergine Maria. Anche lei è stata salvata da Cristo, ma in un modo straordinario, perché Dio ha voluto che fin dall’istante del concepimento la madre del suo Figlio non fosse toccata dalla miseria del peccato. 
E dunque Maria, per tutto il corso della sua vita terrena, è stata libera da qualunque macchia di peccato, è stata la «piena di grazia» (Lc 1,28), come l’angelo la chiamò, e ha goduto di una singolare azione dello Spirito Santo, per potersi mantenere sempre nella sua relazione perfetta con il suo figlio Gesù; anzi, era la discepola di Gesù: la Madre e la discepola. Ma il peccato non c’era in Lei.
Nel magnifico inno che apre la Lettera agli Efesini (cfr 1,3-6.11-12), San Paolo ci fa comprendere che ogni essere umano è creato da Dio per quella pienezza di santità, per quella bellezza di cui la Madonna è stata rivestita fin dal principio. 
La mèta alla quale siamo chiamati è anche per noi dono di Dio, il quale – dice l’Apostolo – ci ha «scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati» (v. 4); ci ha predestinati (cfr v. 5), in Cristo, ad essere un giorno totalmente liberi dal peccato. 
E questa è la grazia, è gratuito, è un dono di Dio.
E quello che per Maria è stato all'inizio, per noi sarà alla fine, dopo essere passati attraverso il “bagno” purificatore della grazia di Dio. 
Quello che ci apre la porta del paradiso è la grazia di Dio, ricevuta da noi con fedeltà. Tutti i santi e le sante hanno percorso questa strada. 
Anche i più innocenti erano comunque segnati dal peccato di origine e hanno lottato con tutte le forze contro le sue conseguenze. Loro sono passati attraverso la «porta stretta» che conduce alla vita (cfr Lc 13,24). 
E voi sapete chi è il primo di cui abbiamo certezza che sia entrato in paradiso, lo sapete? Un “poco di buono”: uno dei due che furono crocifissi con Gesù. A Lui si rivolse dicendo: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Ed Egli rispose: «Oggi con me sarai nel paradiso» (Lc 23,42-43). 
Fratelli e sorelle, la grazia di Dio è offerta a tutti; e molti che su questa terra sono ultimi, in cielo saranno i primi (cfr Mc 10,31).
Attenzione però. Non vale fare i furbi: rimandare continuamente un serio esame della propria vita, approfittando della pazienza del Signore – Lui è paziente, Lui ci aspetta, Lui c’è sempre per darci la grazia –. Noi possiamo ingannare gli uomini, ma Dio no, Lui conosce il nostro cuore meglio di noi stessi. Approfittiamo del momento presente! Questo sì è il senso cristiano del profittare del giorno: non godere la vita nell’attimo che fugge, no, questo è il senso mondano. Ma cogliere l’oggi per dire “no” al male e “sì” a Dio; aprirsi alla sua Grazia; smetterla finalmente di ripiegarsi su sé stessi trascinandosi nell’ipocrisia. Guardare in faccia la propria realtà, così come siamo; riconoscere che non abbiamo amato Dio e non abbiamo amato il prossimo come dovevamo, e confessarlo. Questo è iniziare un cammino di conversione chiedendo prima di tutto perdono a Dio nel Sacramento della Riconciliazione, e poi riparare il male fatto agli altri. Ma sempre aperti alla grazia. Il Signore bussa alla nostra porta, bussa al nostro cuore per entrare con noi in amicizia, in comunione, per darci la salvezza.
E questa è per noi la strada per diventare “santi e immacolati”. La bellezza incontaminata della nostra Madre è inimitabile, ma nello stesso tempo ci attira. Affidiamoci a lei, e diciamo una volta per sempre “no” al peccato e “sì” alla Grazia."

Papa Francesco, 8 dicembre 2020

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