"Non possumus" - Capitolo 2. Quale differenza c'è tra le antiche epidemie (peste, colera, ecc.) e il Coronavirus Covid-19 ?

La domanda è in relazione all'accusa rivolta ai vescovi (vedi qui) da parte di alcuni gruppi cattolici (?*) riguardo la sospensione delle Messe pubbliche a causa della grave epidemia di coronavirus.
[Ricordo sempre che le Messe, chiamate "senza popolo", cioè senza l'assemblea di fedeli, continuano ad essere celebrate dai sacerdoti ogni giorno. Tutti vi possono partecipare spiritualmente, sia che le vedano in tivù sia che non le vedano. La partecipazione spirituale è insita nell'essere battezzati cattolici].

L'accusa ai vescovi, elevata da alcuni - per me da troppi, troppo maleducatamente, e con insopportabile arroganza - sarebbe che anticamente (e anche più di recente: vedi epidemia di colera dell'Ottocento, o epidemia di "spagnola" del Novecento) in tali circostanze la Chiesa - secondo gli accusatori - non avrebbe sospeso le celebrazioni eucaristiche perché in passato la Chiesa "aveva Fede in Dio" (e in tal modo i fedeli cattolici erano preservati dalle malattie!).

A parte che è completamente falso che nei tempi antichi le chiese cattoliche non prendessero misure precauzionali (a protezione della salute pubblica) durante le epidemie;
e a parte che è palesemente falso che i cattolici non morissero durante le epidemie;
e a parte, anche, che nei tempi passati la Comunione settimanale dei fedeli non era la norma,
ma torniamo alla domanda:

Per un cristiano, quale differenza c'è tra le antiche epidemie e il Coronavirus del 2020 ?

La risposta è molto semplice, lampante:

fino a circa 100/150 anni fa non si conoscevano le modalità di contagio delle malattie epidemiche.
C'era chi credeva A, c'era chi pensava B, e poi c'era chi credeva C, e poi anche D-E-F-G-H-I, eccetera. Era un misto tra poche ipotesi mediche, superstizioni popolari e leggende su certi personaggi detti "untori".
Ma nessuno aveva una certezza di tipo medico scientifico.
La gente poteva e doveva solo affidarsi alla preghiera (se era credente) oppure affidarsi al caso, alla fortuna (se era non credente).
Per questo nelle cronache antiche si possono leggere opinioni e comportamenti contrastanti (anche tra i cristiani): la gente faceva quello che poteva con le conoscenze che aveva in una determinata epoca o luogo geografico.
Faceva bene? Certo. Faceva benissimo.
È profondamente cristiano, oltre che molto intelligente, fare tutto quello che si può con i mezzi che si hanno a disposizione.

Il fatto è così lampante che non capisco perché tanti non riescano ad arrivarci: oggi 2020 noi conosciamo le modalità di contagio! 

Non mi puoi venire a dire "abbi fede nei divini disegni e (contro il volere del vescovo) vai alla Messa segreta a starnutire sulla nuca di quelli che ti stanno davanti e a prenderti gli starnuti di quelli che ti stanno dietro"!

Eh già: oggi noi sappiamo come si sviluppano le epidemie.
Questo fa parte degli strumenti che il Signore dona ai cristiani che vivono in Italia (e anche in altri luoghi) nel 2020.
Oggi conosciamo perfino i dettagli delle vie di contagio, i tempi e i modi di trasmissione, di incubazione, eccetera.

Perciò, chi colpevolmente continua a disprezzare tutte le informazioni e i comportamenti salva-vita, si rende responsabile diretto del contagio: è colpevole di mettere in pericolo la vita altrui, non solo la propria.
Questa responsabilità oggi è definita sia dalla legge laica-civile sia dalla dottrina cattolica.
Nei casi di gravi epidemie, se non si seguono le ordinanze: per la legge laica si configura un reato, per la legge cattolica si configura un peccato.
Non si tratta solo del peccato di disobbedienza ai vescovi che hanno ordinato la sospensione delle Messe "con popolo".
Di recente il patriarca di Venezia Mons. Francesco Moraglia ha anche specificato che in casi come questo si fa riferimento al Quinto Comandamento: Non Uccidere.

Un esempio che può chiarire meglio perché ci troviamo nell'ambito del Comandamento Non Uccidere:

Se cento (o più) anni fa una donna in gravidanza avesse inconsapevolmente mangiato o bevuto una sostanza velenosa, e se tale sostanza le avesse provocato un aborto, la donna non sarebbe stata colpevole di nulla - secondo la fede cattolica.
Il criterio risulta diverso per la legge dello Stato: se tu passi col semaforo rosso sei colpevole in ogni caso perché le leggi laiche/statali non ammettono l'ignoranza.
La legge cattolica, invece, ammette l'ignoranza e afferma che l'ignorante non è imputabile del suo peccato, se è veramente ignorante.
Se invece il fedele conosce la legge cattolica e/o aveva tutti i mezzi per conoscerla: sarà imputabile di aver commesso un peccato grave.

Se oggi una donna compra intenzionalmente una sostanza abortiva ("pillola del giorno dopo") e la assume: per la Chiesa sarà responsabile dell'aborto.
Per i cattolici si tratta di un peccato molto grave che necessita di accurata confessione sacramentale (Nota. Oltre che di accoglienza e misericordia, la donna necessiterà di un'assoluzione che non è proprio un semplice detto&fatto, ma viene concessa a determinate condizioni di forte pentimento della persona).
Per i cristiani l'aborto è grave peccato. Perché la vita è vita fin dal suo concepimento.
Per lo Stato italiano, per le norme laiche, l'aborto non è un reato.
(e infatti su questo tema, come cattolici, noi siamo obiettori di coscienza perché crediamo che lo Stato dovrebbe aiutare le donne a non abortire i figli, invece che concentrarsi sulla legittimazione di togliere la vita ai nascituri - creando così un automatismo di morte che la gente oggi considera un diritto. Chiusa parentesi).

Per capire meglio il tema dell'aborto in relazione al tema delle gravi epidemie, pensiamo al caso di un medico che prescrive ad una donna incinta - con gravidanza a rischio - di astenersi obbligatoriamente dalla palestra, dalla corsa sportiva o dall'assumere alcuni farmaci molto pericolosi per la gravidanza. La donna è informata.
Se facesse normalmente una di queste cose vietate dal medico, e se così provocasse l'aborto, tu che cosa penseresti?
Probabilmente si potrebbe discutere se si tratti di aborto diretto o indiretto, ma tutti concorderebbero nel dire che la disgraziata si è comportata male, molto male. Non ci sarebbero dubbi sulla responsabilità della donna.
Se da un punto di vista laico potrebbe essere giudicata solo una persona molto stupida, da un punto di vista morale cristiano le sue azioni sarebbero giudicabili come pessima condotta, irresponsabile: una madre che ha disprezzato la vita del figlio e ne ha provocato la morte.
Potrebbe forse la disgraziata obiettare che lei aveva "tanta Fede in Dio" e che, mentre assumeva manciate di farmaci pericolosi per la gravidanza e mentre sudava come una forsennata in palestra, si era affidata alla protezione del Padre Eterno?
La donna potrebbe affermare che il suo aborto è stato "volontà divina"? Potrebbe rivendicare di essere "una donna di grande Fede"?

Torniamo al coronavirus.

Qual è oggi il comportamento cristiano più adeguato di fronte alle epidemie?
Oltre a seguire accuratamente le indicazioni dei vescovi, dei medici e delle autorità civili (che non ci stanno ordinando di abortire, bensì di salvare vite umane!), il buon cristiano, se non è obbligato da esigenze lavorative, da visite mediche e dagli acquisti alimentari, dovrebbe starsene a casa - specialmente nel caso in cui fosse affetto da febbre, raffreddore, o tosse. Siccome non può sapere se si tratti di coronavirus, e siccome è stato acclarato che il grave contagio è portato in giro perfino dai sani/asintomatici, il buon cristiano nel caso dell'epidemia dell'anno 2020 dovrebbe cercare di tutelare il suo prossimo - anche se non gliel'avesse ordinato il Decreto del Governo italiano.

La rivendicazione di quelli che agiscono contro le leggi della Chiesa e contro quelle del Governo, e vogliono andare (e spesso vanno) alla Messa carbonara, "perché i vescovi sono brutti&cattivi e ci privano di Gesù, gnè gnè!" vale come peccato grave.
Non vale come martirio né merito davanti a Dio.

Obiezione: e se questi tizi delle Messe carbonare (o quelli delle becere contestazioni ai vescovi) fossero degli ignoranti?
Risposta: da quello che dicono e che scrivono diffusamente in rete, non sono affatto ignoranti. Anzi, è tutta gente istruita, conosce la Bibbia e il Catechismo, ed è informatissima su tutti i documenti dei vescovi. Non di rado si tratta anche di intellettuali cattolici.

Perciò è gente che va avvertita, in carità e verità.
Chi può farlo lo faccia.


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Il mio post precedente sullo stesso tema puoi leggerlo cliccando qui

(*) Nota sul punto di domanda: 
il punto di domanda non è una mia presuntuosa pretesa di dare o non dare la patente di cattolicità alle persone. Si tratta piuttosto di una domanda che, dopo anni di condotte scandalose di ogni tipo (non ci sono solo i pedofili o gli scandali finanziari), una domanda che mi faccio veramente:
si può definire cristiano o cattolico chi è impegnato in una continua opera di demolizione, disprezzo e insulto al Papa, ai vescovi, alla Chiesa, e si crea quotidianamente una religione fai-da-te coi suoi gruppetti, fazioni e superstizioni (perfino sull'Eucaristia!) e teologie astruse di ogni tipo?
Se dal punto di vista tecnico terminologico la definizione di cristiano/cattolico può comprendere perfino gli atei che vanno a Messa per abitudine o per far piacere alla nonna, il mio interrogativo riguarda piuttosto la sostanza di opere, parole e pensieri di certi gruppi o di singole persone.
(non posso ovviamente entrare nel cuore e nelle intenzioni della gente ma le continue contro-testimonianze, il disprezzo per la comunità cristiana e il vittimismo degli autoproclamati martiri di abitene mi interrogano molto).

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