Giorno del Ricordo delle foibe e dell'esodo istriano-dalmata (1943-1947). L'Arcivescovo di Trieste Crepaldi: "orrori commessi sotto la spinta di un'ideologia che prometteva il Paradiso e partorì l'Inferno".

10 febbraio. Per disposizione del Parlamento italiano, a partire dal 2004, è il giorno in cui si ricorda che durante e dopo la seconda guerra mondiale migliaia di italiani innocenti furono barbaramente uccisi dai partigiani di Tito come forma di vendetta verso l'Italia fascista. I più "fortunati" (centinaia di migliaia) furono solo deportati in campi sloveni e croati, o solo scacciati dalle loro case e dalle loro terre. Non erano persone in guerra, non erano soldati, non erano attivisti o militanti contro Tito. Erano civili disarmati e inermi.
Tra quelli torturati e uccisi ci furono anche religiosi e laici cattolici la cui unica colpa era di far parte di gruppi parrocchiali dell'Azione Cattolica e perciò di testimoniare valori cristiani.
Programmaticamente tenuto nascosto, solo pochi anni fa è riemerso questo terribile eccidio.
Fino ad allora la maggioranza degli studenti di scuole e università, così come la grande maggioranza della popolazione italiana era convinta che gli spargimenti di sangue della Guerra Mondiale e le bestialità come i campi di sterminio nazisti si fossero fermati nei primi mesi del 1945. Non fu così.
Dal 1943 e fino al 1947 operarono i comunisti di Tito.

Un buon articolo informativo è quello di Gabriella Ceraso su Vatican News
https://www.vaticannews.va/it/mondo/news/2020-02/10-febbraio-ricordo-la-storia-del-beato-bonifacio-martire.html
La vaticanista traccia a grandi linee gli avvenimenti dell'epoca e poi ci fa conoscere la storia di un giovane sacerdote, don Francesco Bonifacio, trucidato a 34 anni. Seguace di Gesù fino al martirio. Aveva una sola colpa: troppi giovani lo seguivano. Troppi giovani volevano aderire ai valori cristiani. Don Francesco fu minacciato. Poi eliminato.
Questa è solo una delle migliaia di storie che finirono così.
Nell'articolo della Ceraso si trova anche l'intervista a mons. Crepaldi, arcivescovo di Trieste.

Il discorso del Presidente Mattarella per il Giorno del Ricordo QUI

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La storia che non trovi sui libri di scuola e tantomeno su Google. 
Un invito a parlare con genitori, nonni, bisnonni, e con gli anziani in generale. 
E se per tanti argomenti c'è solo internet o la biblioteca del tuo paese/città... fai delle ricerche approfondite, trova le fonti, trova i documenti, usa la ragione, distingui i fatti secondari dal quadro generale.

Qualche anno fa avevo interpretato male una certa storia che mi aveva raccontato mio padre. Uno di questi giorni magari me la faccio ripetere e poi torno a riaggiornare il post se trovo altri dettagli significativi.
Alcuni anni fa mi aveva riferito che sul finire della guerra (quindi io presumevo nel 1945 e lui stesso non sapeva dare una precisa collocazione temporale) nelle campagne del veneziano giravano squadroni di fascisti e squadroni di comunisti che entravano con violenza nelle abitazioni private ed interrogavano i capi famiglia e tutti gli adulti in generale. [una delle mie erronee interpretazioni da ignorante fu quella di pensare che nel suo paesino, solo nel suo paesino, si fosse verificata una simile stranissima situazione].
Mio padre mi diceva che la gente era ugualmente terrorizzata da entrambe le fazioni: non sapeva come rispondere a questi e a quelli, una parola sbagliata a questi o a quelli (parola che poi sarebbe stata riferita anche alla parte avversa, quindi poteva essere buona per gli uni ma non per gli altri) poteva decidere se eri vivo o morto, oppure picchiato, bastonato, o inserito in qualche "lista".
Quello che non mi convinceva era che mio padre stesso ne avesse un così vivido ricordo in quanto alla fine della guerra aveva circa 3-4 anni. Ipotizzai che qualcuno della sua famiglia gliel'avesse riferito anni dopo oppure che il forte trauma emotivo-psicologico avesse determinato un ricordo così precoce e così preciso nei dettagli. Lui stesso mi ha detto: "mah, non so, sarò stato piccolo ma io mi ricordo benissimo".
In internet non sono riuscita a trovare queste cronache dei suoi territori e non sono riuscita a saperne di più, ma ora - dai racconti sugli infoibati - ritengo probabile che, trovandosi mio padre nelle zone del veneziano più vicine ai territori del Friuli Venezia Giulia, abbia sperimentato questi strascichi di spedizioni squadriste fino ai 5-6 anni di età. Proverò ad informarmi meglio. Lui sa solo che la guerra era all'incirca finita.
E viene in mente che... una guerra non finisce come finisce un film. E neanche come ce la descrivono nei film. Non è che un nazista / comunista abituato a comandare squadroni e a trucidare gente (per puro odio, non combattimenti per autodifesa o difesa dei confini) improvvisamente si trasformi in un mite pensionato che porta a spasso il cane.
A parte le grandi dichiarazioni e le celebrazioni nelle grandi città, negli altri luoghi la guerra finisce "all'incirca".

Esempi italiani:

Il cosiddetto triangolo rosso in Emilia Romagna
http://www.treccani.it/magazine/lingua_italiana/articoli/percorsi/percorsi_33.html

Il bambino ucciso perché voleva diventare prete
https://m.famigliacristiana.it/articolo/rolando-rivi-martire-per-fede-nel-triangolo-rosso.htm

All'incirca. Appunto.
E non vale solo per l'Italia, per la "nostra" guerra, per la nostra politica, per i nostri regimi e per le nostre violenze fratricide.

Attualmente è noto che in altre zone d'Europa i campi di concentramento comunisti durarono fino agli anni Cinquanta. Vedi ad esempio in Romania, Pitesti, i campi di tortura per i cristiani dal 1949 al 1952. Se credi di aver appreso il peggio con l'abominio contro gli ebrei... ed effettivamente è veramente difficile immaginare qualcosa di peggio, prova a fare un'indagine storica su Pitesti. Si trova pochissimo in rete, bisogna cercare se qualche storico se n'è occupato anche in altre lingue oltre all'italiano. (l'ideale sarebbe conoscere il rumeno perché la storia non è uscita più di tanto dai confini della Romania. E tanti rumeni non lo sanno nemmeno, proprio come noi non sapevamo niente delle Foibe e degli Armeni fino a qualche anno fa).
Gli stessi "sopravvissuti" (termine impreciso e poi scoprirai il motivo) fanno fatica a parlarne perché è stato perpetrato un tipo di violenza che mirava a distruggere l'anima. Non riesco a scriverne più di tanto. È qualcosa di diabolico, perverso.
Riporterò solo alcuni dettagli che mi consentono di usare un lessico "normale"; di più non ce la faccio. Mentre i nazisti e i comunisti titini erano delle bestie che potevano anche torturare molto i prigionieri ma il cui obiettivo principale era ucciderli, i perversi boia comunisti di Pitesti utilizzavano la tortura continua programmata. Quando la persona era ai limiti tra la vita e la morte la portavano a curare nell'infermeria e poi continuavano la tortura. Tanti prigionieri ormai fuori di senno sia per le torture fisiche che mentali e spirituali cercavano di suicidarsi. Ma il cosiddetto Esperimento Pitesti aveva adottato tutte le misure per evitare che i prigionieri si suicidassero. Nei campi nazisti era sufficiente fare un torto ad una bestia nazista oppure tentare di fuggire dalla propria baracca per essere fucilati (dunque una persona che per disperazione avesse tentato di morire ci sarebbe riuscita).
Nei campi comunisti di Pitesti, per evitare alcune torture atroci, ai prigionieri era data una sola scelta: torturare a loro volta i compagni di prigionia nei modi e nei tempi ordinati dal boia. Oltre a queste cose, ai cristiani venivano regolarmente imposti dei riti blasfemi anticristiani.
Praticamente quasi nessuno è morto nei campi di Pitesti. Ma troverete pochi che sono stati disposti a parlarne descrivendo le vicende. Sono persone distrutte nell'anima e nella mente. Sono persone che hanno fatto del male ai loro stessi compagni di prigionia. Sono persone che sono state costrette a compiere riti contro Cristo. Sono persone che si sarebbero suicidate piuttosto che offendere Dio, ma il suicidio veniva loro accuratamente e fisicamente impedito.
Ci sono anche altre cose disumane che sono accadute là, ma non riesco a scrivere oltre. Qualche anno fa, quando ho letto la documentazione storica e quando ho udito (in un documentario) il racconto di qualche ex prigioniero, sono rimasta sconvolta.

Tutto questo per dire che... Quando si sente dire che dobbiamo "ricordare" (Shoah, Armeni, Foibe) perché altrimenti l'umanità è sempre a rischio di ripetere la Storia... Beh, purtroppo, se andiamo a studiare un po' oltre i libri di scuola e un po' oltre il nostro naso, ci rendiamo conto che la Storia è stata in grado di ripetersi anche subito. L'aver visto atrocità o l'aver ricordato atrocità accadute un attimo prima non ha impedito alle bestie di compierne altre, solo un attimo dopo.

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