Antico e nuovo paganesimo a confronto col cristianesimo: l'esigenza della verità
Duemila anni fa con il cristianesimo arriva una rivoluzione.
[per la precisione: alcune rivoluzioni fondamentali per l'umanità partono già prima con la formazione del popolo ebraico e quindi del giudaismo, ma la rivoluzione che presento in questo post è tipicamente cristiana].
Per capire questo argomento fondamentale della fede cattolica riprendo una parte molto interessante di una relazione di don Andrea Lonardo, il quale - con ottima sintesi - mette in chiaro sia i fatti storici che la sostanza del pensiero cristiano a confronto con quello pagano.
La relazione nella sua versione integrale (lunghissima) si trova al seguente link ed è suddivisa in diverse parti:
http://www.gliscritti.it/blog/entry/1772
Qui copio-incollo solo la parte relativa al tema che ho evidenziato nel mio titolo. Il grassetto è stato inserito da me per facilitare la lettura.
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Don Andrea Lonardo dice:
Certamente l’esigenza di verità che è propria del Credo è un’esigenza tipica del cristianesimo.
Se voi pensate alle religioni primitive o alle religioni pagane l’uomo, che pure cercava la verità, non ne avvertiva il problema così come avviene a partire dal pensiero greco e dal cristianesimo. Era sufficiente una comune adesione a dei culti, anche se il cuore e la mente avessero dubitato della verità di ciò che si celebrava.
Ad esempio, appare evidente nelle persecuzioni dei cristiani che all’imperatore non interessava tanto che i cristiani fossero veramente convinti che egli era dio, bensì bastava che essi offrissero sacrifici e incenso alle statue imperiali o alle divinità pagane.
Nel culto latino bastava l’obbedienza agli idoli, bastava l’obbedienza alla religione statale, perché non era importante la convinzione personale e non era importante che Dio fosse esattamente così come il culto lo presupponeva.
Il cristianesimo è la prima religione che difende l’importanza della verità: se Gesù non è vero Dio allora non siamo salvati. Se Gesù non è vero Dio, allora Dio non è venuto in mezzo a noi, allora non sappiamo ancora qual è realmente il volto di Dio: solo se Gesù è veramente Dio venuto in mezzo a noi, allora noi abbiamo conosciuto Dio!
Pensate che l’imperatore Costantino era così legato ad una visione religiosa distaccata dalla questione della verità che, dopo aver indetto il Concilio di Nicea che condannò chi come Ario riteneva Cristo una creatura e non il Figlio eterno del Padre, ritenne di poter riammettere Ario nella Chiesa senza che egli rinnegasse la sua eresia. A Costantino bastava che si sanassero le divisioni: egli voleva che i cristiani non discutessero della divinità di Gesù e che si limitassero a pregare Dio per la salvezza dell’impero.
Costantino non era in grado di capire che se Gesù non era Dio il cristianesimo non aveva senso. Costantino scelse il cristianesimo, ma non ne capì fino in fondo l’originalità e si comportò come se si trovasse ancora dinanzi a sacerdoti pagani, invitando i cristiani a soprassedere su questioni che non riguardassero il comportamento, la morale o le leggi.
Ha scritto in maniera splendida sulla questione il prof. Simonetti:
«Se infatti Costantino, quando si autoelesse capo della chiesa, aveva pensato di assumersi un incarico privo di complicazioni, quale era la funzione di pontefice massimo, aveva fatto male i suoi calcoli, in quanto aveva sottovalutato una caratteristica forte, che specificava la chiesa cristiana nei confronti delle religioni pagane, vale a dire la grande litigiosità interna.
A differenza di quelle religioni, quella cristiana aveva alle spalle una sua storia e continuava a viverla giorno per giorno, storia tormentata, a volte convulsa, perché fatta in gran parte di contrasti e polemiche, rivolte non solo all'esterno, nel confronto con pagani e giudei, ma anche, e addirittura soprattutto, all'interno, per motivazioni di carattere sia dottrinale sia anche disciplinare. Quanto a Costantino, e al figlio Costanzo che avrebbe seguito, in sostanza, la politica paterna, il fallimento sarebbe stato dovuto al rifiuto, da parte della maggior parte degli interessati, anche se non di tutti, di distinguere tra forma e sostanza, tra l'accettazione soltanto esteriore di una professione di fede e l'adesione intima a un'altra. Il patrimonio di dottrina, che specificava la religione cristiana di fronte a quella pagana, che ne era priva, e anche a quella giudaica, dove era di entità molto più ridotta e di significato molto meno vincolante, era sentito come componente essenziale del deposito di fede e perciò tale da imporre un'osservanza in cui sostanza e forma s'identificassero, perciò senza distinzione tra adesione esterna e interna. La rabies theologorum era perciò destinata ad avere la meglio sulla moderazione di una politica di compromesso»
[ M. Simonetti, Costantino e la chiesa, in Costantino il grande. La civiltà antica al bivio tra Occidente e Oriente, A. Donati – G. Gentili, a cura di, SilvanaEditoriale, Milano, 2005, pp. 56-63.]
Ma, come ha ricordato il papa, la questione della verità era in realtà presente anche nella filosofia greca e, per questo, la fede cristiana scelse la ragione e non la mitologia:
«[Il mondo greco] vuol sapere che cosa sia tutto ciò che lo circonda. Vuole verità. In questo senso si può vedere l’interrogarsi di Socrate come l’impulso dal quale è nata l’università occidentale. Penso ad esempio – per menzionare soltanto un testo – alla disputa con Eutifrone, che di fronte a Socrate difende la religione mitica e la sua devozione. A ciò Socrate contrappone la domanda: "Tu credi che fra gli dei esistano realmente una guerra vicendevole e terribili inimicizie e combattimenti … Dobbiamo, Eutifrone, effettivamente dire che tutto ciò è vero?" (6 b – c)».
[Benedetto XVI nel discorso che avrebbe dovuto tenere all’Università di Roma La Sapienza il 17/1/2008.]
Il dogma enuncia la perenne novità del cristianesimo, mentre il suo rifiuto riporta alle vecchie ipotesi pre-cristiane:
L’importanza del dogma che il Credo enuncia è teso a salvaguardare la perenne novità del cristianesimo: Dio che era inconoscibile, si è fatto vicino, è venuto nel mondo, ha preso la carne, perché Gesù è vero Dio e vero uomo. Se questo non fosse vero, si ritornerebbe alla vecchia situazione pre-cristiana dove, alla fin fine, di Dio non si conosceva nulla, perché Egli non si era ancora rivelato e nessuno aveva veramente compreso che Dio era amore, non avendo ricevuto la rivelazione né della presenza di Dio nel Bambino Gesù e nel Crocifisso, né, conseguentemente, dell’amore che unisce il Padre, il Figlio e lo Spirito.
Non bisogna mai dimenticare che quando autori come Dan Brown, Augias, Odifreddi ripropongono l’idea che Gesù in fondo era solo un uomo, che era solo un rabbino, che non aveva avuto alcuna intenzione di morire per i peccati del mondo, e che conseguentemente non c’è motivo di credere in Dio, in realtà ripresentano tesi molto più vecchie del cristianesimo, che il Vangelo ha superato d’un balzo 2000 anni fa con la sua novità, mostrandole antiquate.
Se non ci fosse il dogma si ritornerebbe ogni volta di nuovo su vecchie questioni già affrontate, dimenticandosi di avere già la risposta ad esse. Come ha affermato una volta G.K. Chesterton, la chiesa, con i suoi dogmi, «difende l’umanità dai suoi peggiori nemici, quei mostri antichi, divoratori orribili che sono i vecchi errori»
[G.K. Chesterton, Perché sono cattolico e altri scritti, Gribaudi, Milano, 2002, p. 12.]
Testo tratto da:
Link per leggere il testo integrale:
http://www.gliscritti.it/blog/entry/1772
[per la precisione: alcune rivoluzioni fondamentali per l'umanità partono già prima con la formazione del popolo ebraico e quindi del giudaismo, ma la rivoluzione che presento in questo post è tipicamente cristiana].
Per capire questo argomento fondamentale della fede cattolica riprendo una parte molto interessante di una relazione di don Andrea Lonardo, il quale - con ottima sintesi - mette in chiaro sia i fatti storici che la sostanza del pensiero cristiano a confronto con quello pagano.
La relazione nella sua versione integrale (lunghissima) si trova al seguente link ed è suddivisa in diverse parti:
http://www.gliscritti.it/blog/entry/1772
Qui copio-incollo solo la parte relativa al tema che ho evidenziato nel mio titolo. Il grassetto è stato inserito da me per facilitare la lettura.
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Don Andrea Lonardo dice:
Certamente l’esigenza di verità che è propria del Credo è un’esigenza tipica del cristianesimo.
Se voi pensate alle religioni primitive o alle religioni pagane l’uomo, che pure cercava la verità, non ne avvertiva il problema così come avviene a partire dal pensiero greco e dal cristianesimo. Era sufficiente una comune adesione a dei culti, anche se il cuore e la mente avessero dubitato della verità di ciò che si celebrava.
Ad esempio, appare evidente nelle persecuzioni dei cristiani che all’imperatore non interessava tanto che i cristiani fossero veramente convinti che egli era dio, bensì bastava che essi offrissero sacrifici e incenso alle statue imperiali o alle divinità pagane.
Nel culto latino bastava l’obbedienza agli idoli, bastava l’obbedienza alla religione statale, perché non era importante la convinzione personale e non era importante che Dio fosse esattamente così come il culto lo presupponeva.
Il cristianesimo è la prima religione che difende l’importanza della verità: se Gesù non è vero Dio allora non siamo salvati. Se Gesù non è vero Dio, allora Dio non è venuto in mezzo a noi, allora non sappiamo ancora qual è realmente il volto di Dio: solo se Gesù è veramente Dio venuto in mezzo a noi, allora noi abbiamo conosciuto Dio!
Pensate che l’imperatore Costantino era così legato ad una visione religiosa distaccata dalla questione della verità che, dopo aver indetto il Concilio di Nicea che condannò chi come Ario riteneva Cristo una creatura e non il Figlio eterno del Padre, ritenne di poter riammettere Ario nella Chiesa senza che egli rinnegasse la sua eresia. A Costantino bastava che si sanassero le divisioni: egli voleva che i cristiani non discutessero della divinità di Gesù e che si limitassero a pregare Dio per la salvezza dell’impero.
Costantino non era in grado di capire che se Gesù non era Dio il cristianesimo non aveva senso. Costantino scelse il cristianesimo, ma non ne capì fino in fondo l’originalità e si comportò come se si trovasse ancora dinanzi a sacerdoti pagani, invitando i cristiani a soprassedere su questioni che non riguardassero il comportamento, la morale o le leggi.
Ha scritto in maniera splendida sulla questione il prof. Simonetti:
«Se infatti Costantino, quando si autoelesse capo della chiesa, aveva pensato di assumersi un incarico privo di complicazioni, quale era la funzione di pontefice massimo, aveva fatto male i suoi calcoli, in quanto aveva sottovalutato una caratteristica forte, che specificava la chiesa cristiana nei confronti delle religioni pagane, vale a dire la grande litigiosità interna.
A differenza di quelle religioni, quella cristiana aveva alle spalle una sua storia e continuava a viverla giorno per giorno, storia tormentata, a volte convulsa, perché fatta in gran parte di contrasti e polemiche, rivolte non solo all'esterno, nel confronto con pagani e giudei, ma anche, e addirittura soprattutto, all'interno, per motivazioni di carattere sia dottrinale sia anche disciplinare. Quanto a Costantino, e al figlio Costanzo che avrebbe seguito, in sostanza, la politica paterna, il fallimento sarebbe stato dovuto al rifiuto, da parte della maggior parte degli interessati, anche se non di tutti, di distinguere tra forma e sostanza, tra l'accettazione soltanto esteriore di una professione di fede e l'adesione intima a un'altra. Il patrimonio di dottrina, che specificava la religione cristiana di fronte a quella pagana, che ne era priva, e anche a quella giudaica, dove era di entità molto più ridotta e di significato molto meno vincolante, era sentito come componente essenziale del deposito di fede e perciò tale da imporre un'osservanza in cui sostanza e forma s'identificassero, perciò senza distinzione tra adesione esterna e interna. La rabies theologorum era perciò destinata ad avere la meglio sulla moderazione di una politica di compromesso»
[ M. Simonetti, Costantino e la chiesa, in Costantino il grande. La civiltà antica al bivio tra Occidente e Oriente, A. Donati – G. Gentili, a cura di, SilvanaEditoriale, Milano, 2005, pp. 56-63.]
Ma, come ha ricordato il papa, la questione della verità era in realtà presente anche nella filosofia greca e, per questo, la fede cristiana scelse la ragione e non la mitologia:
«[Il mondo greco] vuol sapere che cosa sia tutto ciò che lo circonda. Vuole verità. In questo senso si può vedere l’interrogarsi di Socrate come l’impulso dal quale è nata l’università occidentale. Penso ad esempio – per menzionare soltanto un testo – alla disputa con Eutifrone, che di fronte a Socrate difende la religione mitica e la sua devozione. A ciò Socrate contrappone la domanda: "Tu credi che fra gli dei esistano realmente una guerra vicendevole e terribili inimicizie e combattimenti … Dobbiamo, Eutifrone, effettivamente dire che tutto ciò è vero?" (6 b – c)».
[Benedetto XVI nel discorso che avrebbe dovuto tenere all’Università di Roma La Sapienza il 17/1/2008.]
Il dogma enuncia la perenne novità del cristianesimo, mentre il suo rifiuto riporta alle vecchie ipotesi pre-cristiane:
L’importanza del dogma che il Credo enuncia è teso a salvaguardare la perenne novità del cristianesimo: Dio che era inconoscibile, si è fatto vicino, è venuto nel mondo, ha preso la carne, perché Gesù è vero Dio e vero uomo. Se questo non fosse vero, si ritornerebbe alla vecchia situazione pre-cristiana dove, alla fin fine, di Dio non si conosceva nulla, perché Egli non si era ancora rivelato e nessuno aveva veramente compreso che Dio era amore, non avendo ricevuto la rivelazione né della presenza di Dio nel Bambino Gesù e nel Crocifisso, né, conseguentemente, dell’amore che unisce il Padre, il Figlio e lo Spirito.
Non bisogna mai dimenticare che quando autori come Dan Brown, Augias, Odifreddi ripropongono l’idea che Gesù in fondo era solo un uomo, che era solo un rabbino, che non aveva avuto alcuna intenzione di morire per i peccati del mondo, e che conseguentemente non c’è motivo di credere in Dio, in realtà ripresentano tesi molto più vecchie del cristianesimo, che il Vangelo ha superato d’un balzo 2000 anni fa con la sua novità, mostrandole antiquate.
Se non ci fosse il dogma si ritornerebbe ogni volta di nuovo su vecchie questioni già affrontate, dimenticandosi di avere già la risposta ad esse. Come ha affermato una volta G.K. Chesterton, la chiesa, con i suoi dogmi, «difende l’umanità dai suoi peggiori nemici, quei mostri antichi, divoratori orribili che sono i vecchi errori»
[G.K. Chesterton, Perché sono cattolico e altri scritti, Gribaudi, Milano, 2002, p. 12.]
Testo tratto da:
Il Credo – il Simbolo degli apostoli – affrescato nel Battistero di Siena dal Vecchietta, di Andrea Lonardo
- Scritto da Redazione de Gliscritti: 18 /11 /2019 - 12:50 pm
Link per leggere il testo integrale:
http://www.gliscritti.it/blog/entry/1772
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