Origini della preghiera per i fedeli defunti e loro commemorazione nella Chiesa. Vediamo cosa dice S. Agostino (354 - 430 d.C.)

Il periodo storico in cui vive il nostro Agostino è molto significativo: la memoria dei numerosi martiri è ancora molto viva perché sono terminate da poco le grandi persecuzioni romane (e di chiunque) verso i cristiani, e allo stesso tempo in quei pochi primi secoli di cristianesimo lo studio e lo sviluppo della teologia e della liturgia sono già notevoli.
Infatti, gli scritti di Agostino spesso ci raccontano che cosa fanno e che cosa credono i cristiani "da sempre" - il ché significa semplicemente nei primi tre secoli e mezzo di cristianesimo che gli stanno alle spalle.
E anche questo argomento - le teorie&prassi cristiane in tema di fedeli defunti - è uno dei casi in cui possiamo apprendere qualcosa da un suo scritto.

Nella seguente lettera in cui risponde ad una domanda molto specifica del vescovo Paolino, il vescovo Agostino la prende molto larga e così ci offre tutto il contesto generale della cura dei morti tra i cristiani.

La lettera che si può consultare integralmente al link
http://www.augustinus.it/italiano/cura_morti/cura_morti.htm
è abbastanza lunga perché Agostino tratta l'argomento da vari punti di vista.
Estraggo di seguito solo alcuni passaggi che testimoniano la pratica cristiana già presente nella Chiesa primitiva di pregare il Signore per i battezzati defunti, e/o anche di pregare i santi martiri per l'intercessione 
(leggendo l'intera lettera si deduce anche che è normale pratica cristiana utilizzare la preghiera di intercessione anche per i bisogni dei vivi, non solo per i morti).

Agostino infatti non s'inventa una nuova moda, ma sta ragionando col collega su ciò che la Chiesa fa da sempre.

Contesto della lettera. Paolino chiede consiglio sul fatto delle eventuali sepolture dei cristiani vicino alle Memorie dei martiri: sono utili in qualche modo? Cioè, gioverebbe forse all'anima del defunto in qualche modo essere seppellito vicino ad un santo martire?

La (lunga e documentata) risposta di Agostino è praticamente: no.
Agostino dice che al massimo può giovare ai vivi che così si ricordano meglio di andare a pregare per i defunti mettendoli sotto il "patrocinio" (intercessione) del martire in questione, ma ciò che conta - dice Agostino - è la preghiera, non certo il luogo di sepoltura. E infatti la Chiesa - dice ancora Agostino - prega anche regolarmente per tutti i battezzati sconosciuti che non si sa neanche dove siano sepolti.

[Glossario: le Memorie erano praticamente i luoghi sacri di sepoltura dei martiri o dei loro resti, e/o anche un qualche monumento / memoriale annesso - oppure anche semplicemente il pezzo di terreno "santo" che si sapeva essere stato il luogo del martirio]

Ecco alcuni passaggi:
(neretto mio)

Tu [Paolino] dichiari che non ti sembrano inutili i sentimenti di questi animi religiosi e fedeli che hanno a cuore queste cose per i loro cari. 
E aggiungi che non può essere senza significato l’antica usanza della Chiesa universale di pregare per i defuntie che da questa usanza si può dedurre anche che è utile all’uomo, dopo la morte, se la premura affettuosa dei suoi cari nell’inumarne il corpo gli assegna anche un posto che esprima già di per sé il desiderio della protezione dei santi.
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Se tuttavia per qualunque ragione i corpi non si son potuti seppellire affatto, oppure non si son potuti seppellire nei luoghi predetti, mai si debbono trascurare le suppliche per le anime dei defunti. Cosa che la Chiesa, in una comune commemorazione, ha fatto da sempre per tutti coloro che sono morti nella comunione cristiana e cattolica, anche senza dirne i nomi; e così anche per coloro che non hanno più genitori, o figli, o comunque parenti, o amici che ci pensino, queste cose sono loro apprestate dall’unica pia madre comune. Se invece non ci fossero queste suppliche che con retta fede e pia devozione si fanno per i defunti, io penso che per le loro anime a nulla gioverebbe che le loro salme siano state tumulate anche nei luoghi più santi.
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Allo stesso modo quella donna che si è tanto premurata di dove tumulare la salma del suo defunto per meglio supplicare per la sua anima, una volta realizzato il desiderio di quel luogo santo e tumulatavi la salma, è lo stesso luogo santo che le rinnova e le fa crescere quell’affetto che aveva mosso tutto. Ma se anche non fosse riuscita a inumare quel caro corpo dove il suo spirito religioso si era riproposto, in nessun modo deve smettere le necessarie suppliche per raccomandarlo al Signore.
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(..) è lo stesso Dio onnipotente, presente dovunque, non mescolato con noi né separato da noi, il quale esaudisce quelle preghiere dei martiri e fa arrivare questi aiuti agli uomini ai quali giudica opportuno mandarli (...)
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In conclusione non pensiamo di poter essere di aiuto ai morti che ci stanno a cuore, se non suffragandoli devotamente con i sacrifici delle Messe, delle preghiere e delle elemosine, anche se non giovano a tutti coloro per i quali si fanno, ma solo a quelli che durante la vita si son meritati che gli giovassero. Però siccome non possiamo sapere quali siano costoro, bisogna che siano fatti per tutti i battezzati, perché non sia trascurato nessuno di coloro a cui questi aiuti possono e debbono arrivare. Perché è meglio che sovrabbondino a quelli a cui non fanno né male né bene, anziché manchino a quelli a cui farebbero bene. Certo queste cose uno le fa con maggiore diligenza per i suoi cari, meritando che poi si faccia così anche per lui. Riguardo poi alle onoranze del corpo qualunque cosa si faccia, non porta un vantaggio alla sua salvezza, ma è un dovere di umanità per quell’affetto naturale per cui *nessuno mai ha avuto in odio la propria carne*. Perciò bisogna che ognuno quanto meglio può si prenda cura della carne del prossimo quando ormai quello che la portava non c’è più. E se questo lo fanno coloro che non credono alla risurrezione della carne, quanto più debbono farlo coloro che ci credono, cosicché questo religioso dovere, compiuto per un corpo già morto ma che risusciterà e che rimarrà vivo in eterno, sia anch’esso in qualche modo una testimonianza di questa fede. Che poi uno venga sepolto presso i sepolcri dei martiri, a me pare che al defunto porti questo solo vantaggio che, raccomandandolo così al patrocinio dei martiri, aumenti anche il desiderio che si preghi per lui.
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Agostino di Ippona, 354 - 430 d.C.
Lettera completa al link
http://www.augustinus.it/italiano/cura_morti/cura_morti.htm





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