Rosh haShanah - la Festa di Dio Padre


© foto Chabad.org

Ieri domenica 29 settembre e oggi lunedì 30 sono stati i due giorni di Rosh haShanah 2019, il capodanno ebraico. Per l'esattezza siamo entrati nell'anno 5780 del calendario ebraico.
In epoca moderna per molti ebrei questa festa viene vissuta nella sua versione laica secolarizzata (come è avvenuto anche per le festività cristiane). Ma Rosh haShanah ha il suo vero significato soltanto nell'ambito religioso.

Ed è nell'ambito della fede (cattolica) che oggi propongo ai lettori la domanda:
il capodanno ebraico è ...solo ed esclusivamente ebraico?

Per l'occasione mi servo ancora degli ottimi articoli pubblicati dal sito del Vicariato di San Giacomo (Patriarcato Latino di Gerusalemme), cioè di quella particolare realtà che in Israele riunisce i cattolici di lingua ebraica.
"Cattolici di lingua ebraica in Israele" sta a significare praticamente gli ebrei cattolici e i non-ebrei cattolici che hanno costituito in Terra Santa delle bellissime comunità a partire da qualche anno dopo la formazione dello Stato di Israele (che è avvenuta nel 1948).

Per leggere una breve descrizione delle loro attività direttamente dal Vicariato clicca qui

Piccola premessa: quando si tratta di questi temi interfede stanno sempre in agguato due pericoli o due sospetti dei quali voglio fare immediatamente piazza pulita:

1) il pericolo dei sincretismi (piuttosto ridicoli) tra fedi diverse, oppure anche l'idea molto subdola (e sempre ridicola) di certe correnti di pensiero, anche sedicenti "cattoliche", che rifiutano lo sviluppo della Chiesa degli ultimi 1700 anni e che si dedicano ad esaltare le presunte (molto presunte!) regole & teologie & liturgie vigenti (?) nei primi 2-3 secoli di cristianesimo.
(in termini tecnici questo errore di fede, che è anche errore storico e teologico viene definito "archeologismo". In parte tale ideologia proviene anche da influenze di alcune sètte New Age su certi gruppi cattolici che tendono fortemente al fai-da-te slegato dal Magistero della Chiesa).

2) il secondo pericolo è che qualcuno possa intendere l'amore cattolico per le proprie radici ebraiche come un'insistente tentativo di far convertire gli amici ebrei "tramite discorsi sull'ebraismo". (in pratica con intenti di proselitismo).

Ecco, io sono esente da questi due pericoli. Perciò ogni intenzione di questo articolo e di tutto il mio blog ne sono esenti.
(mentre mi è capitato il n°2 al contrario, nel senso che il tentativo di conversione è avvenuto nei miei confronti... e che dire? 😇 Davvero molto sinceramente onorata perché a quanto pare la proposta di conversione si basava sulla mia buona base di conoscenza della Torah e della Mishnah, oltre che per l'evidente amore viscerale verso Israele... insomma un "riconoscimento" che mi rende molto felice, 💒 pur non potendo accettare nessuna proposta in questo senso.
Capisco comunque benissimo come le persone di fede ebraica possano vedere come "secondaria" la mia fede in Gesù Cristo e che quindi possano considerare come elemento facilmente "removibile" ciò che invece è centrale nella fede di una persona cristiana).

Il fatto oggettivo da considerare è che il cristianesimo include il giudaismo, mentre ovviamente non può avvenire il contrario.
In altre parole: non esiste alcun cristianesimo se non c'è il giudaismo alla sua radice - radice che nutre l'albero da 2000 anni. Ed è per questo che noi (cattolici) ne parliamo necessariamente.
Questo fatto necessario è vita quotidiana per i cattolici di lingua ebraica in Israele, e anche per gli ebrei cattolici di altre parti del mondo. Mentre a volte è un tema un po' dimenticato dai cattolici non-ebrei, nel senso che generalmente non fa molto parte della quotidianità e quindi manca un po' di "familiarità" con tali argomenti.

La signora Lucia della comunità di Gerusalemme - vicariato di San Giacomo - ci ricorda questo legame proprio spiegandoci Rosh haShanah.
(Testo originale lo trovate qui).
Copio-incollo il testo integralmente qui di seguito.
(Ricordo ai lettori che si tratta di un sito ufficiale cattolico e che quindi ciò che viene pubblicato è supervisionato dai responsabili. Lo sottolineo per dire che non si tratta di uno scritto "casuale fantasioso" di una eventuale sognatrice ebrea-cristiana che si trova a scrivere qualcosa in internet. Ciò che scrive Lucia ha precise basi nella Scrittura e nella Tradizione cattolica).

Riflessione di Lucia sul significato di Rosh haShanà per gli ebrei e per la Chiesa:

I cristiani a volte dicono: ci sono feste dei santi, ci sono tante feste di Gesù, c'è una festa dello Spirito Santo e della Santissima Trinità, ma non c'è una festa del Padre ...
Tuttavia la festa del Padre esiste, i cristiani l’hanno semplicemente dimenticata.
Questa festa è il Capodanno ebraico.

Chiaramente, in un certo senso, tutte le feste ebraiche sono feste del Padre. Tuttavia, il Capodanno ebraico è la festa del Padre per eccellenza perché è la celebrazione della paternità di Dio che è Creatore, Re e Giudice.

"Dio creò l'uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò. Dio li benedisse ...." (Genesi 1,27-28).
Questo è esattamente ciò che celebriamo il giorno del Capodanno ebraico: il sesto giorno della Creazione - il giorno della creazione dell’uomo, chiamato ad essere figlio di Colui che lo ha creato a Sua immagine e somiglianza. Un figlio grato a Colui che gli ha donato non solo la vita, ma anche tutto il necessario per vivere: il meraviglioso clima dell’Eden, i frutti della terra per il suo nutrimento, la bellezza e la freschezza del giardino, una professione rispettabile, e anche il dominio su tutti gli animali della terra, e una compagna che gli avrebbe fatto compagnia "non è bene che l'uomo sia solo" (Gn 2,18). Oltre a tutto ciò, alla persona umana è stata data anche la grazia di vivere alla presenza e in comunione con il Padre. Tutto quello che un buon padre dà al figlio, o almeno tutto ciò che egli desidera dare, Dio lo ha dato in abbondanza all’uomo.

Ma sappiamo come utilizzare questi doni in modo corretto?
Questa è la domanda alla quale ci troviamo di fronte quando, nel giorno del Capodanno ebraico, Dio siede sul suo trono come giudice. In altre parole, questa è l'immagine e la somiglianza in cui sono stato creato (e noi, cristiani, lo vediamo molto chiaramente in Gesù - il Figlio perfetto), e questo sono io oggi.
Può questa immagine e questa somiglianza essere ancora vista in me? O è completamente deformata come se si riflettesse in uno specchio distorto? Questo è il Giorno del Giudizio e tuttavia è allo stesso tempo anche la festa della fiducia filiale. Anche se posso essere un figlio/figlia cattivo, anche se sono molto cattivo, io resto sempre figlio/figlia. E se il Padre mi giudica, non è mai per condannarmi, ma perché io possa rientrare in me stesso e ritornare da Lui. Lui attende il mio ritorno, la mia teshuva (ritorno/risposta/ravvedimento).
Così, anche se il Capodanno ebraico è il giorno del giudizio, c'è sempre la speranza della misericordia perché il giudice è il nostro Padre amorevole che ha detto:
"Ritornate, figli traviati, dice il Signore, perché ho stipulato un’alleanza con te ... non ti mostrerò la faccia sdegnata, perché io sono pietoso" (Geremia 3,14.12).
Per questo i lettori ebrei del Vangelo hanno composto un midrash per il Capodanno ebraico sul figliol prodigo che - ritornato al Padre - ha riacquistato l'immagine e la dignità del figlio.

Dio giudica il mondo perché è il suo Creatore e Maestro. Il giorno di Rosh HaShana, il primo passo è quello di tornare a Lui e riconoscerlo come Re e Maestro di tutta la Creazione, e questa include anche me.

Il solo e unico Dio che ha creato tutta l’umanità governa tutte le cose. Il Capodanno ebraico è il giorno del giudizio universale, quando Dio chiama tutti alla conversione.
Qui non c’è "né ebreo né greco, né schiavo né uomo libero, né uomo né donna" ... Ogni popolo e ogni persona umana deve rispondere per i talenti che gli sono stati affidati.

"Dio nostro e Dio dei nostri padri! Nella tua gloria regna sopra tutto l’universo e nel tuo splendore sii esaltato su tutta la terra. 
Risplendi nella maestà della tua forza trionfante su tutti gli abitanti del mondo, ogni cosa sappia che tu l’hai formata, e ogni creatura comprenda che tu l’hai creata e tutto ciò che ha il respiro nelle sue narici possa dire: 
Il Signore Dio di Israele è re e domina su tutto il mondo"
(Amidah (preghiera) per Rosh HaShana) .

Tutto questo ci ricorda il simbolo centrale del Capodanno ebraico: non la mela o il miele, ma piuttosto lo shofar (il corno di montone). Il nome dello shofar deriva dalla stessa radice del verbo "piacere o essere piacevole" (lishpor) - piacere al Re e Maestro dell'Universo - e anche dal verbo "migliorare, correggere" (leshapper) e "correggere se stessi o migliorare se stessi" (lehishtapper). Questo è l'obiettivo del Capodanno ebraico. Tuttavia, la radice può anche essere collegata alla parola "bellezza" (shefer), quella del sesto giorno, quando Dio vide che tutto ciò che aveva fatto "era molto buono" (Genesi 1,31).
Lo shofar si suonava per chiamare il popolo alla battaglia (e qui si riferisce alla battaglia spirituale).
Si suonava al momento dell'incoronazione dei re (e qui per il Re dei Re). E si suonerà il Giorno del Giudizio "quando saranno aperti i libri" (cfr Daniele 7,10 e Apocalisse 20,12). Il suono dello shofar ci ricorda il giorno dell’alleanza sul Sinai, il giorno della risurrezione dei morti e il trionfo finale del Messia quando verrà nella gloria (Matteo 24,29-31; 1Corinzi 15,51-52; 1 Tessalonicesi 4,16-17; Apocalisse 11,15).


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Grazie Lucia!!
Shalom
Pax et bonum


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