3 febbraio Simeone e Anna da Gerusalemme

Come tutti sanno... i giorni del calendario non bastano.
Intendo dire che in oltre 2000 anni (sono oltre 2000 perché noi cattolici partiamo dall'èra precristiana) abbiamo accumulato certamente più di 365 santi.
Di conseguenza, ogni giorno del calendario cattolico comprende una mega lista di santi.
Comunque:
il 3 febbraio in Italia si ricorda perlopiù San Biagio, vescovo e martire. Perciò su Biagio troverete già molte notizie da leggere.

Oggi allora da parte mia scelgo di continuare la storia iniziata ieri con la Candelora.

Oggi 3 febbraio 
si festeggiano anche: 

Santi Simeone e Anna.

Dopo aver festeggiato la Presentazione di Gesù e la Purificazione di Maria (2 febbraio QUI il link Candelora)
impariamo qualcosa sui due personaggi che Gesù, Maria e Giuseppe incontrano nel Tempio.
La "tipica" immagine che li rappresenta e che tutti conosciamo è quella di Giotto, dipinta intorno al 1305


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La signora Lucia da Gerusalemme, dalla comunità cattolica di lingua ebraica, che risiede nella Casa intitolata ai Santi Simeone e Anna, ci racconta di...
Simeone e Anna 😇😇

... Ho scoperto grazie a lei delle leggende cristiane che non conoscevo. Bellissime.

Sono in pratica dei midrash, "racconti intorno al racconto" che spiegano il perché e il per come dei fatti evangelici.
Questi racconti "di contorno" non corrispondono ad una verità storica ma introducono alla spiritualità del Vangelo narrato da Luca e ne spiegano popolarmente alcuni aspetti.
Non si tratta esattamente di "apocrifi", anche se la stessa funzione si può riscontrare in qualche parte di qualche apocrifo cristiano.
Interessantissimo per me (sono saltata sulla sedia) è stato anche scoprire che l'antica tradizione popolare ha registrato una ben nota polemica tra ebrei e cristiani sul testo biblico.

Molto brava Lucia ad intersecare il Vangelo col racconto midrashico.
Secondo me l'aria di Gerusalemme aiuta 😊

Il testo originale tradotto in italiano lo trovate cliccando
QUI - sito del vicariato di San Giacomo per i cattolici di lingua ebraica

[Nota tecnica linguistica. Riporto qui di seguito il racconto di Lucia correggendo solo lievemente un paio di frasi perché secondo me c'erano delle imprecisioni di senso del discorso nella versione italiana - e verificando le versioni inglese e francese (sullo stesso sito) ho riscontrato che in effetti c'erano. A discolpa di quelli delle comunità di San Giacomo in Israele: hanno molto lavoro pratico da svolgere ogni giorno con tante famiglie, giovani e bambini da seguire. Se l'italiano di qualche articolo non è perfettissimo, fa lo stesso. La preziosità del lavoro non cambia].


Lucia scrive:

Il vangelo di Luca, al capitolo 2, racconta l’episodio di Maria e Giuseppe quando portarono il bambino Gesù al Tempio di Gerusalemme per adempiere ciò che era scritto nella Legge del Signore.
Là sono stati ricevuti da due figure anziane, Simeone e Anna, persone simboliche che vale la pena conoscere meglio.

Di Simeone, “colui che accoglie Dio”, Luca racconta molto poco:
“Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e timorato di Dio, che aspettava il conforto d’Israele; lo Spirito Santo era sopra di lui” (Luca 2,25).
L’assenza di dettagli è riempita con leggende legate in particolare a ciò che è detto nel versetto seguente:
“Lo Spirito Santo che era sopra di lui, gli aveva preannunziato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Messia del Signore” (Luca 2,26).
Appare qui una specie di “midrash cristiano” necessario per spiegare come ha avuto luogo questa rivelazione. Secondo questa leggenda, Simeone, di origine egiziana, era uno dei settanta saggi chiamati dal Re Tolomeo II Filadelfo (285 – 246 a.C.) per tradurre la Bibbia dall’ebraico al greco (nota come la Bibbia dei Settanta).
Mentre traduceva il libro di Isaia, giunto al versetto:
“Ecco: la vergine (secondo il testo greco) concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele” (Isaia 7,14),
incominciò a dubitare, pensando che ci fosse uno sbaglio nel testo. Stava per correggere il testo cambiando la parola “vergine” con “donna”, quando, improvvisamente, gli apparve un angelo che gli fermò la mano e gli disse: “Credi in ciò che è scritto e lo vedrai realizzarsi; tu non morirai finchè vedrai colui che nascerà da una vergine – il Messia del Signore”. Da quel momento, Simeone aspettava il compimento della profezia.

Ma questa profezia non si avvererà molto presto ... Tuttavia, un giorno, quando aveva già 360 anni,
“guidato dallo Spirito, Simeone venne al Tempio; e mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per adempiere la Legge, lo prese tra le braccia e benedisse Dio: “Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola; perché i miei occhi han visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele” (Luca 2,27-32).
Avendo riconosciuto, grazie allo Spirito Santo, che questo bambino era l’atteso Messia di Israele, Simeone benedisse Giuseppe e Maria e parlò a Maria:
“Egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l’anima” (Luca 2,34-35).

Secondo questa leggenda, Simeone morì alcuni giorni dopo. Nel 6° secolo le sue reliquie furono trasferite a Costantinopoli dove sono state conservate nella Chiesa di San Giacomo costruita dall’Imperatore Giustiniano. Secondo la testimonianza dei pellegrini, queste reliquie sono state venerate in quella chiesa fino al 13° secolo.

Chiaramente la leggenda di Simeone ha un carattere simbolico e non si pretende che sia una verità storica. Alcuni Padri della Chiesa la rigettarono in modo esplicito ma la storia continuò a mantenere il favore popolare.

Secondo un’altra tradizione, Simeone era figlio di Hillel e padre di Gamaliele, lo stesso Gamaliele dal quale Paolo di Tarso, il futuro Apostolo, ha ricevuto la sua formazione (Atti 22,30). Comunque, le tradizioni più conservatrici dicono semplicemente che Simeone non era né sacerdote né fariseo, ma un uomo devoto e giusto, di 112 anni che aspettava, come tanti altri, “il conforto d’Israele”.

“C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuele, della tribu’ di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto col marito sette anni dal tempo in cui era ragazza, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio giorno e notte con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento ...” (Luca 2,36-38).

La tradizione cristiana non ha ricamato leggende sulla figura di Anna ma non per questo la rende meno misteriosa e simbolica.

Il vangelo insiste sul fatto che Anna è della tribu’ di Aser. 
Ma a quel tempo solo i Leviti conoscevano con precisione la loro discendenza tribale e forse in una certa misura anche i discendenti delle tribù di Giuda e Beniamino. Le altre genealogie vennero perse senza speranza di essere ricuperate. La tribù di Aser era una delle dieci tribù di cui si erano perse le tracce dal tempo della caduta del Regno del Nord e della successiva deportazione degli Israeliti in Assiria (nell’8° secolo a.C.). Inoltre, Anna è chiamata profetessa quando, secondo la tradizione ebraica, la profezia aveva cessato verso la metà del quinto secolo a.C. 
Che cosa ci fa una profetessa della tribù di Aser nel tempio centinaia di anni più tardi? Evidentemente la stessa cosa che “una figlia di Aser” faceva al tempo dell’Esodo dall’Egitto. Era scesa in Egitto con la casa di Giacobbe ed era ancora là 400 anni dopo quando il popolo lasciò l’Egitto (cf. Genesi 46,17 e Numeri 26,46). Secondo un midrash ebraico, questa figlia di Aser era l’unica superstite della generazione dei Padri che avevano custodito il segreto su come riconoscere colui che sarebbe venuto a liberare il popolo dalla schiavitù d’Egitto e condurlo nella Terra Promessa. Similmente, Anna la profetessa, figlia della tribù di Aser, ha riconosciuto il Messia d’Israele e “sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme” (Luca 2,38).

Simeone e Anna sono l’immagine di Israele che attende ardentemente il Messia e che finalmente trova.

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Grazie Lucia!






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