Un peccato molto... ORIGINALE //// E... no, sembra proprio che non fosse una mela 😁😄

Facendo seguito al mio ultimo post con gli spunti chestertoniani sul peccato originale clicca qui se vuoi rileggerli,
credo che possa essere utile a tanti un accurato approfondimento.
Secondo me una delle migliori esposizioni - biblicamente e teologicamente precisa e allo stesso tempo alla portata di tutti - è quella di padre Giuseppe Barzaghi OP (domenicano).
Vedi link youtube alla fine di questo post.
Ricordo ai lettori che la mission dei domenicani nella Chiesa Cattolica (e nel mondo) è la corretta chiara esposizione della sana dottrina secondo Scrittura, Tradizione e Magistero della Chiesa. Nascono ed operano proprio per questo.

Come sentirete all'inizio (al minuto 3: circa), padre Barzaghi, definendo l'ambito del Peccato Originale, chiarisce che

"qui non c'è una dimostrazione; qui si tratta di riflettere su un contenuto che ci viene dalla Rivelazione, e provenendo dalla Rivelazione può essere soltanto creduto. Però questa fede rivelata riesce a renderci capaci di intendere e di interpretare tante condizioni che noi troviamo nella nostra esistenza quotidiana".

Questa affermazione riporta la normale esposizione cattolica "classica".
In pratica: conoscendo il dato A (peccato originale) riesco a capire il dato B (la condizione umana) nel miglior modo possibile.
Per dirla ancora più chiaramente: il dato A risulta effettivamente la miglior spiegazione del dato B.
[anche se "la miglior spiegazione possibile in base ad alcuni dati ritenuti molto affidabili dai cristiani" non è ancora una "dimostrazione" del dato A, appunto].

Gilbert Keith Chesterton, invece, sembra spingersi oltre, dicendo in qualche modo:
A è dimostrato da B.
Perciò erano interessanti quelle sue citazioni.

Penso che "attaccare" il tema dal punto di vista di Chesterton (come filosofo del buon senso) e di Barzaghi (come perfetto espositore della dottrina)
ci dia un'ottima visione generale dalla quale iniziare le nostre indagini personali.
La conferenza qui di seguito di padre Giuseppe dura circa un'ora ma garantisco che non ci si annoia neanche per un minuto. L'inizio della conferenza forse è un po' "sotto tono". Poi parte in quarta 😁.

Come premessa, ricordo a tutti che noi cattolici con il termine "Rivelazione" intendiamo tutto il Deposito della Fede - composto da Sacra Tradizione (=trasmissione) e Sacra Scrittura che viaggiano insieme e che vengono approfondite (non modificate) lungo i secoli, di generazione in generazione.
[Tradizione vivente = trasmissione vivente]

Padre Barzaghi affronta il testo biblico e lo spiega con molti altri dati interpretativi della stessa Tradizione cristiana. Ad esempio lo sentirete citare alcuni Padri della Chiesa.

Buon ascolto e... buon divertimento 😊

CLICCA QUI PER APRIRE SU YOUTUBE CONFERENZA BARZAGHI

Se poi, dopo aver ascoltato la trattazione sul peccato... qualcuno si è incuriosito e vuole ascoltare anche tutto il contesto spiegato da padre Barzaghi nelle tre conferenze precedenti (sulla libertà dell'uomo / libertà di Dio), le potete facilmente trovare su youtube.
Quella sul Peccato Originale è infatti la quarta e ultima conferenza di un ciclo sul tema della libertà.

Commenti

Anonimo ha detto…
Durante le mie ricerche su questioni teologiche, mi appoggio spesso al sito toscanaoggi.it
Talune volte, interrogo i docenti della facolta' di teologia dell'Italia centrale, sempre cortesi e solerti nel rispondere.
Nel link sotto la risposta data ad un lettore circa il peccato originale.
https://www.toscanaoggi.it/Rubriche/Risponde-il-teologo/Cos-e-il-peccato-originale#

Saluti. (Almeno questa volta non sono OT��)
Anonimo ha detto…
Durante la ricerca volta a conoscere padre Barzaghi,mi sono imbattuto in questo sito che presenta spunti di riflessione inediti ed estremamente interessanti...
Ecco il link di rimando ��http://www.gianfrancobertagni.it/materiali/misticacristiana/barzaghi.htm
Francesca ha detto…
Appena ho tempo ti rispondo con calma.
Su padre Barzaghi: sì, avevo già letto anni fa quel testo molto ricco di giuste provocazioni.
Visto il sito ospitante mi ha fatto venire in mente quando padre Cavalcoli accusò il confratello di panteismo e/o gnosticismo. Secondo me i due si sono fraintesi. A volte parlano troppo complicato e vanno in cortocircuito. (..Come fu frainteso anche Cavalcoli quando fu cacciato da Radio Maria per le proteste dei circoli buonisti... )

Il teologo che ho letto nel tuo primo sito invece tende allo gnosticismo alla grande. ... Anch'io a volte consulto toscanaoggi. Ma i teologi sono da valutare di volta in volta... In quella risposta viene insegnato il contrario di ciò che insegna la Chiesa Cattolica. Oppure l'autore si spiega malissimo. Una delle due.
Comunque si auto-contraddice. Entra in un trappolone tipo quello di Mancuso. .. Intanto ti lascio una risposta del teologo Sequeri (docente di teologia fondamentale)
al Mancuso. È questione di logica.
http://www.donboscoland.it/peccato-originale-teologia-alla-prova


Poi magari ti rispondo meglio. Ciao.




Anonimo ha detto…
Sequeri dice che per comprendere il peccato originale, è sufficiente volgere lo sguardo alla moderna società : la corruzione non può essere intrinseca alla natura dell'uomo, creato ad immagine di Dio, ma quella fragilità, quella debolezza che ci spinge a comportarci diversamente dal bene in cui siamo stati creati, indubbiamente ci appartiene.
Anche Guzzi parla della fragilità umana che quotidianamente sperimentiamo:
"La prima cosa che mi è chiara è che Tu non puoi volere il male in nessuna forma e per nessun motivo, perché tu sei Luce
e Bene, in te non ci sono tenebre. Se ci sei Tu, il male in ogni sua forma non può che svanire. Se ci sei Tu, c’è vita, guarigione, salvezza, come ci insegna Gesù, quando mostra i segni esorcistici e terapeutici che andava facendo come evidenti segnali della presenza del Regno di Dio (cf. Lc 7, 22). Tu, dunque, Signore, non puoi nemmeno servirti del male a fin di bene: Tu non ci mandi le croci, non ci torturi per il nostro bene, non sei cioè il segreto mandante di Satana. Siamo noi che ci siamo costruiti questa immagine ben poco divina di Te, per legittimare i nostri comportamenti antievangelici, la nostra persistente volontà di distruggere i nemici, il nostro odio omicida più atavico. Tu viceversa il dolore lo togli, non ce lo infliggi mai»
Francesca ha detto…
Il teologo Sequeri spiega gli evidenti errori (di ragionamento) di Mancuso più che soffermarsi sul peccato originale in sè.
E allora rivediamolo noi nella concezione cattolica, ben spiegata nel video di Barzaghi.
... Anche perché la tua successiva citazione sembra cadere un po' nell'estremo opposto, di tipo luterano, quando parla di "odio omicida atavico" e di "persistente volontà di distruggere".
Insomma: calma. Il cattolicesimo non è Mancuso né Lutero.

Vediamo il tuo primo link.
Quel teologo di toscanaoggi.it, forse spiegandosi male o forse riferendosi solo alla mela (non presente in Genesi), o forse semplicemente sbagliando di brutto, scrive:
"ormai da decenni è chiaro che l'episodio descritto in Genesi 3 non ci viene presentato come un fatto realmente accaduto".

La Chiesa invece dice
"Il racconto della caduta (Genesi 3) utilizza un linguaggio di immagini, ma espone un avvenimento primordiale, un fatto che è accaduto all'inizio della storia dell'uomo. " (CCC 390)

Questo è anche ricordato nella
Costituzione dogmatica Dei Verbum - Concilio Vaticano II
"Dio (...) fin dal principio manifestò se stesso ai progenitori. Dopo la loro caduta, con la promessa della redenzione, li risollevò alla speranza della salvezza" (DV 3). 
Francesca ha detto…
Dal Catechismo.

389 La dottrina del peccato originale è, per così dire, « il rovescio » della Buona Novella che Gesù è il Salvatore di tutti gli uomini, che tutti hanno bisogno della salvezza e che la salvezza è offerta a tutti grazie a Cristo. La Chiesa, che ha il senso di Cristo, ben sa che non si può intaccare la rivelazione del peccato originale senza attentare al mistero di Cristo.

390 Il racconto della caduta (Genesi 3) utilizza un linguaggio di immagini, ma espone un avvenimento primordiale, un fatto che è accaduto all'inizio della storia dell'uomo.
La Rivelazione ci dà la certezza di fede che tutta la storia umana è segnata dalla colpa originale liberamente commessa dai nostri progenitori.


396 Dio ha creato l'uomo a sua immagine e l'ha costituito nella sua amicizia. Creatura spirituale, l'uomo non può vivere questa amicizia che come libera sottomissione a Dio. Questo è il significato del divieto fatto all'uomo di mangiare dell'albero della conoscenza del bene e del male, « perché, quando tu ne mangiassi, certamente moriresti » (Gn 2,17).
« L'albero della conoscenza del bene e del male » (Gn 2,17) evoca simbolicamente il limite invalicabile che l'uomo, in quanto creatura, deve liberamente riconoscere e con fiducia rispettare. L'uomo dipende dal Creatore, è sottomesso alle leggi della creazione e alle norme morali che regolano l'uso della libertà.

397 L'uomo, tentato dal diavolo, ha lasciato spegnere nel suo cuore la fiducia nei confronti del suo Creatore e, abusando della propria libertà, ha disobbedito al comandamento di Dio. In ciò è consistito il primo peccato dell'uomo. In seguito, ogni peccato sarà una disobbedienza a Dio e una mancanza di fiducia nella sua bontà.

398 Con questo peccato, l'uomo ha preferito se stesso a Dio, e, perciò, ha disprezzato Dio: ha fatto la scelta di se stesso contro Dio, contro le esigenze della propria condizione di creatura e conseguentemente contro il suo proprio bene. Costituito in uno stato di santità, l'uomo era destinato ad essere pienamente « divinizzato » da Dio nella gloria. Sedotto dal diavolo, ha voluto diventare « come Dio » (Gn 3,5), ma « senza Dio e anteponendosi a Dio, non secondo Dio ».

403 Sulle orme di san Paolo la Chiesa ha sempre insegnato che l'immensa miseria che opprime gli uomini, la loro inclinazione al male e l'ineluttabilità della morte non si possono comprendere senza il loro legame con la colpa di Adamo e prescindendo dal fatto che egli ci ha trasmesso un peccato dal quale tutti nasciamo contaminati e che è « morte dell'anima ». 
Per questa certezza di fede, la Chiesa amministra il Battesimo per la remissione dei peccati anche ai bambini che non hanno commesso peccati personali.

404 In che modo il peccato di Adamo è diventato il peccato di tutti i suoi discendenti?

Tutto il genere umano è in Adamo « sicut unum corpus unius hominis – come un unico corpo di un unico uomo ». 
Per questa « unità del genere umano » tutti gli uomini sono coinvolti nel peccato di Adamo, così come tutti sono coinvolti nella giustizia di Cristo. Tuttavia, la trasmissione del peccato originale è un mistero che non possiamo comprendere appieno. Sappiamo però dalla Rivelazione che Adamo aveva ricevuto la santità e la giustizia originali non soltanto per sé, ma per tutto il genere umano: cedendo al tentatore, Adamo ed Eva commettono un peccato personale, ma questo peccato intacca la natura umana, che essi trasmettono in una condizione decaduta. 
Si tratta di un peccato che sarà trasmesso per propagazione a tutta l'umanità, cioè con la trasmissione di una natura umana privata della santità e della giustizia originali.
Per questo il peccato originale è chiamato « peccato » in modo analogico: è un peccato « contratto » e non « commesso », uno stato e non un atto.
Francesca ha detto…
Nella Gaudium et Spes (Concilio Vaticano II), paragrafo 13, ci facciamo un'ulteriore idea dell'equilibrio con cui la Chiesa Cattolica tratta l'argomento.

Gaudium et Spes:

"Quel che ci viene manifestato dalla rivelazione divina concorda con la stessa esperienza.

Infatti l'uomo, se guarda dentro al suo cuore, si scopre inclinato anche al male e immerso in tante miserie, che non possono certo derivare dal Creatore, che è buono.

Spesso, rifiutando di riconoscere Dio quale suo principio, l'uomo ha infranto il debito ordine in rapporto al suo fine ultimo, e al tempo stesso tutta l'armonia, sia in rapporto a se stesso, sia in rapporto agli altri uomini e a tutta la creazione.

Così l'uomo si trova diviso in se stesso.
(...)
Anzi l'uomo si trova incapace di superare efficacemente da sé medesimo gli assalti del male, così che ognuno si sente come incatenato.

Ma il Signore stesso è venuto a liberare l'uomo e a dargli forza, rinnovandolo nell'intimo e scacciando fuori « il principe di questo mondo » (Gv12,31), che lo teneva schiavo del peccato.
(...)
Nella luce di questa Rivelazione trovano insieme la loro ragione ultima sia la sublime vocazione, sia la profonda miseria, di cui gli uomini fanno l'esperienza."
Anonimo ha detto…
Si, è chiaro che l'albero della conoscenza non appartiene alla tassonomia botanica ma è da intendersi in senso allegorico, come è altresì chiaro che la dottrina del peccato originale è dogma della Chiesa, e che pertanto debba essere adottato come verità incontrovertibile.
Va aggiunto però, (come tu ben saprai), che la Bibbia non è un testo di studio, ma l'esperienza di un popolo, è perciò fondamentale leggere quei testi, non con l'occhio clinico e critico dell'occidente, ma con la visione olistica ed allusiva dell'Oriente.
Come tu hai evidenziato in neretto, "Per questa certezza di fede, la Chiesa amministra il Battesimo..", occorre ribadire, per l'appunto, che questa certezza fonda le sue affermazioni prevalentemente sui sopra-citati passi di san Paolo.
Gli autori biblici erano sicuramente ispirati quando hanno cercato di dare una risposta coniugando la presenza nel mondo del peccato e della morte con il mistero di Dio, ma lo hanno fatto attraverso racconti inventati di sana pianta. Il teologo da te valutato "gnostico", riconosce semplicemente che il "peccato originale" sia un racconto allusivo quando invece la nostra Chiesa lo riconosce come un "avvenimento primordiale, un fatto che è accaduto all'inizio della storia dell'uomo. " (CCC 390)".
In quanto alla citazione di Guzzi ( persona diversa "dall'amico Guzzo.."), credo che si possa inquadrare nella figura di Caino. Creati nel bene, conserviamo tuttavia quella primordiale indole omicida del "progenitore ".
Francesca ha detto…
Con la mia valutazione di "gnostico", sicuramente grossolana (per esigenze di sintesi via internet), intendevo dire che - pur con tutte le giustificazioni che vuoi - quella teologia finiva per essere un esercizio intellettuale molto astratto... così astratto che non si capiva bene dove andava a parare. Poi te lo citerò nel dettaglio.

Come premessa sottolineo che il centro del mio discorso è:

1) perché il teologo Mauro vede una contraddizione tra il "racconto allusivo" e il fatto primordiale realmente accaduto?
2) a mio avviso il fraintendimento di tanti teologi sta nel termine "fatto" o "avvenimento". Tendono a scambiarlo con una sorta di "episodio", una sorta di ... "quei 5 minuti in cui il dio antropomorfo vietò la merendina e l'uomo la rubò dalla credenza".
3) la Chiesa chiarisce che il cosiddetto peccato originale rientra in un FATTO DIVERSO dai singoli peccati successivi. Fu una cosa diversa dai peccati che conosciamo noi.
Non sono una teologa quindi posso (io sì) sbagliare terminologia, ma definirei il peccato originale - in qualche modo - come una grande decisione che l'uomo prese con sua la testa dimenticandosi (colpevolmente) che la sua carne ed esistenza avevano dei limiti. La libertà di poter commettere tale colpa fu data certamente da Dio (=libero arbitrio). Ma ciò non significa che possiamo imputare Dio al posto dell'Uomo.

Questa decisione dell'uomo ha coinciso con un avvenimento che noi non siamo in grado di identificare in una particolare precisata azione (cioè NON SAPPIAMO quale azione concreta o processo di azioni concrete fu).
Ma sappiamo che fu un avvenimento in cui l'uomo andò volontariamente contro Dio.
Fu un fatto (o più credibilmente un processo di fatti) in cui la testa umana - e conseguentemente il corpo - in qualche modo si staccarono volontariamente dalla originaria relazione filiale col Creatore. Per non scadere nella gnosi, specifico ancora che furono accadimenti, azioni, avvenimenti concreti. Saranno pure "remoti" ma furono azioni umane. Fu un uso consapevole della libertà in opposizione o in separazione da Dio. Secondo quel "racconto biblico allusivo" avvenne quando l'uomo poté stabilire relazioni (alleanze?) con altro essere umano. La Bibbia dice che fu la donna, quindi colpa di entrambi.
Gli esseri umani pretesero di fare un gruppo a parte, distaccato dalla Fonte. In tutto ciò Dio rispetta la decisione, e "accetta" di proseguire la Storia con le azioni (e conseguenze) scelte dall'Uomo.
Francesca ha detto…
Nota: non conoscevo il dott. Guzzi, quindi ho ragionato soltanto sulle frasi da te citate. .. che alla fine, solo alla fine, mi sembravano arrivare ad una sfiducia totale nelle capacità umane (vedi Lutero).
Francesca ha detto…
Dalla risposta del teologo Valerio Mauro su toscanaoggi.it.

Mauro: "In altre parole, l'esistenza di ogni uomo e donna che viene alla luce ha bisogno di essere salvata."

Eh..., se si tratta di noi, ok.
Se si tratta del primo uomo (Adam) il presupposto sarebbe che il Creatore ha creato l'Uomo già difettoso e già separato da Dio con un disordine intrinseco alla natura umana.

Mauro: "Questo è quanto la Chiesa proclama con l'idea del «peccato originale», che, per quanto riguarda la nostra esistenza concreta, viene detto peccato, ma lo è sotto un certo punto di vista."

Comprendo benissimo che oggi la parola "peccato" è recepita male dal pubblico... però qua si potrebbe rischiare di far intendere (fraintendere) che non si tratti di peccato... Ma di una condizione intrinseca alla Creazione.
Cioè decisa, pianificata originariamente da Dio.
Invece che solo permessa da Dio - come dice la Chiesa.
In realtà Dio permette e vuole la "collaborazione" umana - accettando anche gli errori clamorosi dell'Uomo - che poi Lui volge al bene. "Tutto concorre al bene".

Mauro: "Si tratta, infatti, di una condizione bisognosa di salvezza e non di un'azione voluta contro il bene e l'amore."

Eh... Ma uno che rimane nel bene e nell'amore
ha bisogno di salvezza??
Se l'uomo stava (originariamente) nella direzione del bene e dell'amore, perché avrebbe avuto bisogno di salvezza??
Vedi, non capisco. Per me qui la teoria va in cortocircuito.
Dice che abbiamo bisogno di salvezza... Ma non si capisce da cosa dobbiamo essere salvati.

Mauro: "Questa condizione è comune all'umanità; la Parola di Dio ci dice che ha avuto un inizio, ma talmente remoto da non essere precisabile se non attraverso l'allusione di un racconto".

Beh. Certo che è remoto e non precisabile. Certo che abbiamo solo l'allusione di un racconto.
O come dice Chesterton: tutte le tradizioni umane (extrabibliche) riportano l'allusione alla caduta originaria. Ma appunto: caduta. Caduta che determina una condizione umana. Non una condizione umana tout-court.

Dove sbaglio?
Francesca ha detto…
P.s.
Roberto, se hai i contatti e se puoi / vuoi porre le obiezioni a padre Valerio Mauro, fai pure. Poi mi fai sapere. Grazie.
Anonimo ha detto…
Sequeri, nella sua risposta a Mancuso, evidenzia la fallacia in cui cade quel teologo, cosi' "esclusivista" in ogni sua lettura dei fatti biblici da sconfinare nell'eresia.
Mancuso, del resto, con un sillogismo arzigogolato, e' arrivato addirittura a negare l'inalienabilita' della realtà infernale. Fuori discussione Mancuso, si può discutere del resto.
Io ritengo che Valerio Mauro, interrogato dal lettore circa "il peccato originale", offra la migliore lettura dei fatti che, ad una attenta valutazione , è poi la stessa del magistero della nostra Santa Chiesa e direi pure della tua medesima circostanziata e magistrale (👌) analisi.
Il teologo precisa che l'argomento in questione è assai complesso, tanto è vero ad esempio, che se tu ti prendessi la briga di riesumare gli scritti prolissi dello scrittore ateo Renato Pierri circa il peccato originale, potresti appurare che non ci ha capito proprio un'acca, pur essendo dotato di una capacità di ragionamento non comune unità ad uno stile pregevole della scrittura anch'esso non comune.
Mauro, in risposta a quel lettore, sintetizza e semplifica di molto un argomento complesso che di primo acchito si presta ad equivoci, ma che tutto sommato rende l'idea di quello che attesta la correttamente la Chiesa.
Nel rileggere il mio scritto precedente, mi sono reso conto di non essermi espresso come avrei voluto.
Anche la Chiesa, non identifica l'albero come un vegetale, poiché e ben consapevole che nella Bibbia il simbolismo vegetale rimanda spesso alla sapienza divina e umana e vuole rappresentare un progetto di vita. L’albero della Genesi è, poi, collegato con la conoscenza, cioè con l’adesione piena, «del bene e del male », che sono i due estremi della moralità.
Ma si poteva spiegare questo all'uomo antico quando nemmeno quello "attuale" comprende?
Saluti.🖖🖖
Francesca ha detto…
Mah... tu dici che in fondo il teologo Mauro dice la stessa cosa della Chiesa...? Uhm...

Facciamo così: lasciamo qui il discorso aperto a disposizione dei naviganti che volessero ragionarci sopra. Constatando appunto la complessità del tema - del quale noi qui abbiamo affrontato soltanto qualche linea fondamentale.

[riguardo agli intellettuali atei che si avventurano in questioni che spesso non hanno nemmeno studiato nelle loro basi minine...e riguardo al tuo "amico" Pierri... lasciamoli fuori dal dibattito. Non perché non possano esprimere liberamente opinioni ma piuttosto perché siamo nell'ambito della Rivelazione (quindi della Fede) e non della teologia naturale... Anche se Chesterton, e altri, sembrano aprire delle vie di indagine puramente "razionale" in questo senso].
Anonimo ha detto…
Si,la questione è veramente complessa e l'equivoco, in questi casi, è dietro l'angolo. Tempo addietro, ho letto la lettera di Agostino "contro Giuliano", dove il dottore della Chiesa contestando la non corretta interpretazione di Giuliano circa il "peccato originale",asseriva, argomentando, che anche i bambini contraggono il peccato originale,(verissimo).
In quanto a Pierri, sarà "amico" di qualcun altro perché io tollero a fatica siffatti personaggi,(tranquilla, ho capito che intendi).
Infine,ho corrisposto privatamente con i teologi CIOLI e Turchi della facoltà dell'Italia centrale.
Ho conosciuto, in un monastero agostiniano di clausura, un santo sacerdote che sarebbe deceduto esattamente la settimana dopo l'incontro. Aveva l'anima unità a Dio ed io ho ricavato l'impressione che fosse per l'appunto Dio che mi parlasse attraverso questo sacerdote. Aveva non solo la conoscibilità del futuro (l'acquinate afferma che compete solo a Dio ed a nessun altro), ma vedeva pure tutti i peccati passati e reconditi commessi dalle suore...era divertente.
Anonimo ha detto…
👉 https://youtu.be/y1j89yI4kFY
Francesca ha detto…
Appena l'avrò ascoltato magari scriverò la mia opinione... Se ben ricordo quel prof. usava una metafora con le lampadine ma non ho tanto approfondito...
Francesca ha detto…
Sì, in quel video è spiegato bene, seguendo il Catechismo ma con un linguaggio che raggiunge "l'uomo comune".
Strettamente connessa al peccato originale vedi la risposta di oggi di padre Angelo Bellon (sulla Redenzione) che completa ottimamente il video del Prof.

https://www.amicidomenicani.it/non-riesco-ad-accettare-la-sofferenza-ma-non-riesco-nemmeno-ad-accettare-fino-in-fondo-il-significato-della-passione-morte-e-resurrezione-di-cristo/
Anonimo ha detto…
Interessante, oltretutto il tema mi è caro, perché nel corso della mia vita ho incontrato la sofferenza ed attualmente sperimento la sofferenza di mia madre, novantenne colpita da ischemia cerebrale.
Sono d'accordo col teologo:ciò che conta è l'amore, se la sofferenza accolta, accettata e vissuta è espressione d'amore va bene, ma la sofferenza fine a se stessa no, perché Dio non ha bisogno della nostra sofferenza, ma ci chiede di entrare in relazione con Lui attraverso l'amore.
Lui stesso ci ha amato fino al colmo...la croce è espressione di un amore immenso, di un amore che non si ferma neanche davanti alla morte.
Aggiungo che ho personalmente conosciuto una ragazza particolarmente sofferente,(Si sottoponeva a dialisi peritoneale ben 4 volte al giorno), eppure aveva sempre il sorriso sulle labbra: sosteneva che "non c'è preghiera più bella, arma più potente che tocchi Dio e gli uomini, se non il dolore offerto con amore".
Francesca ha detto…
In questi giorni sto leggendo la Salvifici Doloris, GPII, 1984.
Diciamo che ne so abbastanza anch'io. Non solo in teoria.

(non è che sono diventata così simpatica aggratis.
Scherzo. Ma se la sofferenza ti ha insegnato qualcosa, sai che cosa intendo)
Francesca ha detto…
In questi giorni/settimane sto anche parlando (nella vita reale) con persone che vivono certi problemi di salute oppure che aiutano altri con problemi. E si evidenziava il fatto che nelle nostre realtà parrocchiali si fa troppo poco (se si eccettuano il parroco e il ministro dell'Eucaristia che fanno il loro giro degli ammalati). Ci sarebbe comunque l'esigenza di qualcosa in più... visto che farebbe parte della nostra mission ordinaria di cristiani il sostenere certe situazioni, anche solo con delle visite all'interno del territorio parrocchiale. Che ne pensi? Nel tuo caso la tua comunità cattolica ti dà un qualche sostegno?
Anonimo ha detto…
👉 https://youtu.be/QSi5sTrRZYM
Nota: Cheaib, cita pure l'aforisma di Chesterton a te caro.
Francesca ha detto…
Ho ascoltato solo i primissimi minuti del discorso. Quando ho tempo ascolto il resto.
Noto all'inizio un classico errore di comunicazione che purtroppo riguarda molti conferenzieri quando parlano del peccato originale. In maggioranza si esprimono dicendo "Adamo ed Eva non sono personaggi storici" oppure, con la frase simile "il peccato originale non è un fatto storico" - e là si fermano, facendo seguire tutto il resto del ragionamento che quindi si attacca ad una dimensione astratta, con mille fraintendimenti (del pubblico che li ascolta).

È chiaro a tutti che Genesi è un racconto simbolico, lo sappiamo tutti, ma spesso certi teologi dimenticano di spiegare dove sta il simbolo e dove sta la realtà. Continuare ad insistere dicendo "non è storico, non è storico!" mette le persone sulla strada sbagliata e fondamentalmente tende a negare il P.O. come espresso dalla Chiesa. (anche se magari il conferenziere non intende fare questa negazione).
Un'altra conseguenza di quell'errore comunicativo è attribuire agli uomini attuali la colpa morale del P.O. (mentre la Chiesa insegna che è un peccato "contratto", non commesso dagli uomini attuali. Né che si continua a commettere. Noi non continuiamo a commettere "peccati originali". Siamo "solo" in una condizione che risente esistenzialmente del P.O.).

Molto bravo è invece il teologo Mattia Lusetti che mette subito in chiaro i termini della questione, attraverso due domande conseguenti:

Adamo ed Eva sono personaggi storici?
No.

Adamo ed Eva sono realmente esistiti?
Sì.


Con queste due risposte basiche si può iniziare a capire l'insegnamento della Chiesa sul Peccato Originale.




Anonimo ha detto…
Anche stavolta le tue osservazioni sono più che pertinenti,(mi ricordi Albertini, "l'incontentabile" nel carosello dei tempi andati che reclamizzava il marchio indesit 😁).
Interrogo spesso Cheaib, che risponde sempre con cortesia e competenza. Recentemente mi ha chiarito cosa volesse significare Guitton (l'unico filosofo chiamato da Paolo VI a partecipare ai lavori del Concilio Vaticano II),quando nel testo "Ogni giorno che Dio manda sulla terra", dice che l'anima seguirà il corpo nella bara e scomparirà con esso. Rimarrà solo lo Spirito.

Francesca ha detto…
(Chiederò ai miei "vecchi" di questo Albertini... )

Beh, dai, non sapevi del trittico corpo-anima-spirito?
(la terminologia si trova anche nel Nuovo Testamento)
E comunque - giusto per fare l'Albertini - dipende dal significato che si dà a quei termini.
Alcuni includono nell'anima lo spirito, e dunque abbiamo solo corpo-anima.
Altri si esprimono attraverso la triade.
Non so cosa intendesse il tuo filosofo... Presumo che identificasse completamente l'anima con la mente intendendo solo i processi biologici legati al cervello. E quindi "spostava" il quid umano personale tutto nello spirito.
Sbagliai?
Anonimo ha detto…
Ero al corrente che nell'antropologia biblica c'è una specie di "tricotomia" e che siamo corpo (basar), anima (nephes) e spirito (ruah)...
Cheaib, mi ha semplicemente chiarito che Guitton intende l'anima come un principio vitale che tiene in vita il corpo, ossia come il fondamento delle nostre emozioni (legate quindi alla mutabilità di questa vita) e che si distinguono dai nostri sentimenti. Compresa così, l'anima naturalmente si rende "superflua". Per cui, dice Cheaib, il nocciolo della questione, come quasi tutte le questioni in fin dei conti, è accordarsi sul senso che si dà a un termine. Certamente Guitton non voleva dire che saremo "senza cuore" o "senza spirito".
Non hai sbagliato��
Francesca ha detto…
Qui Albertini. Sì, in parte ho sbagliato perché non ho premesso la normale terminologia in filosofia/teologia.
Padre Bellon la spiega bene

https://www.amicidomenicani.it/faccio-confusione-nel-sentire-parlare-di-anima-e-di-spirito/

Per noi dire anima spirituale e spirito umano è la stessa cosa.
I due termini sono sinonimi.
Per questo comunemente si dice che l’uomo è composto di anima e di corpo.
Oppure si dice che è composto di materia e di spirito, intendendo per materia il corpo, e per spirito l’anima.
L’individualità dell’uomo non consiste nel suo spirito, ma nell’unità di anima e corpo.

Francesca ha detto…
"In San Paolo però anima e spirito non sono la stessa cosa.
In 1 Ts 5,23 egli scrive: “e tutto quello che è vostro, spirito, anima e corpo” (1 Ts 5,23).
Per San Paolo lo “spirito” distinto dall’anima corrisponde a ciò che noi chiamiamo grazia.
La grazia è quello splendore soprannaturale che Dio infonde in noi quando ci genera come suoi figli e ci rende capaci di possedere dentro il nostro cuore la sua presenza personale, la presenza della SS. Trinità.
In questo senso lo spirito è così distinto dall’anima che ne può essere anche separato, come avviene in chi si trova in peccato mortale e pertanto perde la grazia.

Ancora: l’anima spirituale è una realtà di ordine naturale. Appartiene alla natura umana.
La grazia invece o, per usare il linguaggio di san Paolo, lo spirito è una realtà di ordine soprannaturale, è una partecipazione della vita divina fatta all’uomo.

L’anima spirituale e il corpo fanno l’uomo.
L’anima spirituale, il corpo e la grazia fanno il cristiano, il figlio di Dio.


Padre Angelo Bellon, OP
(teologo tomista, filosofo, docente)