Epifania del Signore. "Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo"
"L'Epifania è la manifestazione del Re-Messia d'Israele a tutte le genti".
Con questa brevissima frase contenuta nel Compendio del Catechismo viene riassunto efficacemente il significato dell'Epifania per il cristianesimo.
L'Incarnazione di Cristo costituisce il passaggio fondamentale della Rivelazione:
non solo Dio si rivela nel Suo essere Trinità ma dice anche chi è l'Uomo rispetto alla divinità.
L'Epifania è la manifestazione di tutto questo nella Storia e, soprattutto, è la rivelazione che il messaggio viene inviato ai due popoli: al primo (Israele) e al secondo (le Genti o Nazioni).
Con l'unione dei due popoli in Cristo il piano divino sull'uomo si evidenzia storicamente nella sua universalità: è dono che riguarda tutti, senza distinzione.
Le distinzioni che rimangono - e sempre rimarranno - sono sostanzialmente due:
1) le "azioni" di Dio sono "personalizzate" nel senso che ogni essere umano riceve dei doni di fede nella misura (differenziata) che Egli ha deciso
[Mt 25,15
A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno
Ef 4,6-7
Un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, opera per mezzo di tutti ed è presente in tutti.
A ciascuno di noi, tuttavia, è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo ]
2) la risposta di ogni essere umano a Dio è diversa. Qualcuno si mette in ricerca di Lui, rispondendo al desiderio che già si trova nel nostro cuore. Ma esiste anche chi non vuole rispondere.
Inoltre: qualcuno coltiva e moltiplica i doni di fede ricevuti. Qualcuno no.
Queste sono delle distinzioni che esistono fin dall'inizio della Storia della Salvezza e che possiamo osservare ancora oggi sia considerandole sul piano personale sia su quello dei popoli, delle aree geografiche, geopolitiche, eccetera.
È una meditazione un po' complicata, difficile da definire in tutti i contorni... che mi è venuta in mente oggi... e che è sempre molto presente nelle mie contemplazioni.
In particolare, negli ultimi anni sono spesso profondamente colpita da persone di altri paesi e culture che - impegnate per anni in durissime ricerche spirituali, dedicando molto studio alle Scritture, alla Storia, ai Padri della Chiesa, al confronto tra fedi diverse... dopo molte fatiche (e magari anche persecuzioni) alla fine arrivano al cristianesimo con una gioia contagiosa - nonché una cultura cattolica notevole. A fronte di queste persone... ne vedo troppo spesso delle altre che qui in Italia avrebbero tutto a disposizione per le loro ricerche di vita e di spiritualità, ma rimangono in atteggiamento indifferente.
Mi si potrebbe obiettare che mi sto lamentando (inutilmente o spocchiosamente) per tanti cattolici tiepidini oppure perché ci sono persone che abbandonano le chiese.
Ecco, non proprio.
Io mi sto lamentando perché vedo troppa tiepidezza in generale, troppa superficialità in tutte le cose.
Forse è una specie di mancanza di speranza. Forse le persone non osano nemmeno sperare in una qualsiasi cosa. È una sorta di blocco mentale, psicologico, sociologico. Ed è una scissione della vita che sembra essere pre-cristiana e pre-ebraica: la divisione tra la vita quotidiana e la vita religiosa (laddove "religioso" lo intendo nel senso negativo di rituali sociali senza particolari attinenze con la spiritualità o con la fede. Non solo c'è una separazione in due parti senza nessi tra loro, ma l'eventuale parte religiosa è comunque spesso arida, debole, insignificante anche in sè).
Mi auguro che gli italiani e gli europei ritrovino il loro centro, il loro spirito.
Fine della riflessione.
Ecco il testo:
Il Natale è una festa di luce e nel giorno dell’Epifania la luce si manifesta al mondo intero.
Gesù è nato all’interno della sua famiglia, formata da San Giuseppe e dalla Beata Vergine Maria.
I pastori, membri del suo popolo, vennero e trovarono un bambino nella mangiatoia.
Fino a questo punto, tutto si svolge in una cerchia di intimità.
Dodici giorni dopo Natale, la Chiesa celebra la visita dei Magi che vennero da lontano ad adorare il bambino (Matteo 2,1-12).
I Magi rappresentano le nazioni del mondo. Hanno seguito una stella perchè non avevano a loro disposizione le Scritture del popolo d’Israele che hanno preparato le genti alla venuta del Messia.
La stella li guidò fino a Betlemme, e loro furono tra i primi fedeli provenienti dalle nazioni della terra che avrebbero creduto nel Messia di Israele e nel Salvatore del mondo. Quando domandarono ad Erode dove sarebbe nato il re dei Giudei, lui non seppe leggere i segni della natura, ma chiese agli scribi specializzati nelle Sacre Scritture. E anche le Scritture indicavano Betlemme, ma Erode non va ad adorare il bambino perchè lui stesso è re dei Giudei e non poteva quindi accettare il vero re che era appena nato.
Le letture di questa festa (la prima lettura dal profeta Isaia 60,1-6; il Salmo 72 - salmo responsoriale, e la seconda lettura dalla Lettera agli Efesini 3,2-6) mettono in risalto la luce che raggiunge tutte le nazioni.
Il popolo di Israele è stato scelto tra le nazioni per essere luce delle genti.
Il culmine della vocazione di Israele si concretizza nel donare al mondo Gesù, figlio di Israele e vera luce. Le nazioni che vengono ad adorarlo sono a loro volta chiamate a diventare luce per mezzo della loro fede e delle loro opere.
Con questa brevissima frase contenuta nel Compendio del Catechismo viene riassunto efficacemente il significato dell'Epifania per il cristianesimo.
L'Incarnazione di Cristo costituisce il passaggio fondamentale della Rivelazione:
non solo Dio si rivela nel Suo essere Trinità ma dice anche chi è l'Uomo rispetto alla divinità.
L'Epifania è la manifestazione di tutto questo nella Storia e, soprattutto, è la rivelazione che il messaggio viene inviato ai due popoli: al primo (Israele) e al secondo (le Genti o Nazioni).
Con l'unione dei due popoli in Cristo il piano divino sull'uomo si evidenzia storicamente nella sua universalità: è dono che riguarda tutti, senza distinzione.
Le distinzioni che rimangono - e sempre rimarranno - sono sostanzialmente due:
1) le "azioni" di Dio sono "personalizzate" nel senso che ogni essere umano riceve dei doni di fede nella misura (differenziata) che Egli ha deciso
[Mt 25,15
A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno
Ef 4,6-7
Un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, opera per mezzo di tutti ed è presente in tutti.
A ciascuno di noi, tuttavia, è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo ]
2) la risposta di ogni essere umano a Dio è diversa. Qualcuno si mette in ricerca di Lui, rispondendo al desiderio che già si trova nel nostro cuore. Ma esiste anche chi non vuole rispondere.
Inoltre: qualcuno coltiva e moltiplica i doni di fede ricevuti. Qualcuno no.
Queste sono delle distinzioni che esistono fin dall'inizio della Storia della Salvezza e che possiamo osservare ancora oggi sia considerandole sul piano personale sia su quello dei popoli, delle aree geografiche, geopolitiche, eccetera.
È una meditazione un po' complicata, difficile da definire in tutti i contorni... che mi è venuta in mente oggi... e che è sempre molto presente nelle mie contemplazioni.
In particolare, negli ultimi anni sono spesso profondamente colpita da persone di altri paesi e culture che - impegnate per anni in durissime ricerche spirituali, dedicando molto studio alle Scritture, alla Storia, ai Padri della Chiesa, al confronto tra fedi diverse... dopo molte fatiche (e magari anche persecuzioni) alla fine arrivano al cristianesimo con una gioia contagiosa - nonché una cultura cattolica notevole. A fronte di queste persone... ne vedo troppo spesso delle altre che qui in Italia avrebbero tutto a disposizione per le loro ricerche di vita e di spiritualità, ma rimangono in atteggiamento indifferente.
Mi si potrebbe obiettare che mi sto lamentando (inutilmente o spocchiosamente) per tanti cattolici tiepidini oppure perché ci sono persone che abbandonano le chiese.
Ecco, non proprio.
Io mi sto lamentando perché vedo troppa tiepidezza in generale, troppa superficialità in tutte le cose.
Forse è una specie di mancanza di speranza. Forse le persone non osano nemmeno sperare in una qualsiasi cosa. È una sorta di blocco mentale, psicologico, sociologico. Ed è una scissione della vita che sembra essere pre-cristiana e pre-ebraica: la divisione tra la vita quotidiana e la vita religiosa (laddove "religioso" lo intendo nel senso negativo di rituali sociali senza particolari attinenze con la spiritualità o con la fede. Non solo c'è una separazione in due parti senza nessi tra loro, ma l'eventuale parte religiosa è comunque spesso arida, debole, insignificante anche in sè).
Mi auguro che gli italiani e gli europei ritrovino il loro centro, il loro spirito.
Fine della riflessione.
Riporto l'intero paragrafo 103 del Compendio del Catechismo (dal quale avevo preso la frase iniziale sull'Epifania):
A Natale, la gloria del Cielo si manifesta nella debolezza di un bambino;
la circoncisione di Gesù è segno della sua appartenenza al popolo ebraico e prefigurazione del nostro Battesimo;
l'Epifania è la manifestazione del Re-Messia d'Israele a tutte le genti;
nella sua presentazione al tempio, in Simeone e Anna è tutta l'attesa di Israele che viene all'incontro con il suo Salvatore;
la fuga in Egitto e la strage degli innocenti annunciano che l'intera vita di Cristo sarà sotto il segno della persecuzione;
il suo ritorno dall'Egitto ricorda l'Esodo e presenta Gesù come il nuovo Mosè: è lui il vero e definitivo liberatore.
L'introduzione alla liturgia di oggi nelle nostre chiese:
Una stella ha guidato i Magi fino a Betlemme perché là scoprissero “il re dei Giudei che è nato” e lo adorassero.
Matteo aggiunge nel suo Vangelo: “Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono”.
Il viaggio dall’Oriente, la ricerca, la stella apparsa ai Magi, la vista del Salvatore e la sua adorazione costituiscono le tappe che i popoli e gli individui dovevano percorrere nel loro andare incontro al Salvatore del mondo. La luce e il suo richiamo non sono cose passate, poiché ad esse si richiama la storia della fede di ognuno di noi.
Perché potessero provare la gioia del vedere Cristo, dell’adorarlo e dell’offrirgli i loro doni, i Magi sono passati per situazioni in cui hanno dovuto sempre chiedere, sempre seguire il segno inviato loro da Dio.
La fermezza, la costanza, soprattutto nella fede, è impossibile senza sacrifici, ma è proprio da qui che nasce la gioia indicibile della contemplazione di Dio che si rivela a noi, così come la gioia di dare o di darsi a Dio. “Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia”.
Noi possiamo vedere la stella nella dottrina e nei sacramenti della Chiesa, nei segni dei tempi, nelle parole sagge e nei buoni consigli che, insieme, costituiscono la risposta alle nostre domande sulla salvezza e sul Salvatore.
Rallegriamoci, anche noi, per il fatto che Dio, vegliando sempre, nella sua misericordia, su chi cammina guidato da una stella ci rivela in tanti modi la vera luce, il Cristo, il Re Salvatore.
Dal film Nativity
Per chi volesse approfondire quando effettivamente sono arrivati i Magi:
suggerisco un buon articolo di Claudio Crescimanno
Dal Vangelo di oggi
(Matteo 2,1-12)
Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov'è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». All'udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l'ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele». Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l'avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch'io venga ad adorarlo». Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un'altra strada fecero ritorno al loro paese.
***********
******
***
Trovo molto bella la presentazione dell'Epifania del sito del vicariato di San Giacomo in Israele (Patriarcato Latino di Gerusalemme) per i cattolici di lingua ebraica.
L'originale dal sito lo puoi leggere
cliccando qui www.catholic.co.il/Ecco il testo:
Il Natale è una festa di luce e nel giorno dell’Epifania la luce si manifesta al mondo intero.
Gesù è nato all’interno della sua famiglia, formata da San Giuseppe e dalla Beata Vergine Maria.
I pastori, membri del suo popolo, vennero e trovarono un bambino nella mangiatoia.
Fino a questo punto, tutto si svolge in una cerchia di intimità.
Dodici giorni dopo Natale, la Chiesa celebra la visita dei Magi che vennero da lontano ad adorare il bambino (Matteo 2,1-12).
I Magi rappresentano le nazioni del mondo. Hanno seguito una stella perchè non avevano a loro disposizione le Scritture del popolo d’Israele che hanno preparato le genti alla venuta del Messia.
La stella li guidò fino a Betlemme, e loro furono tra i primi fedeli provenienti dalle nazioni della terra che avrebbero creduto nel Messia di Israele e nel Salvatore del mondo. Quando domandarono ad Erode dove sarebbe nato il re dei Giudei, lui non seppe leggere i segni della natura, ma chiese agli scribi specializzati nelle Sacre Scritture. E anche le Scritture indicavano Betlemme, ma Erode non va ad adorare il bambino perchè lui stesso è re dei Giudei e non poteva quindi accettare il vero re che era appena nato.
Le letture di questa festa (la prima lettura dal profeta Isaia 60,1-6; il Salmo 72 - salmo responsoriale, e la seconda lettura dalla Lettera agli Efesini 3,2-6) mettono in risalto la luce che raggiunge tutte le nazioni.
Il popolo di Israele è stato scelto tra le nazioni per essere luce delle genti.
Il culmine della vocazione di Israele si concretizza nel donare al mondo Gesù, figlio di Israele e vera luce. Le nazioni che vengono ad adorarlo sono a loro volta chiamate a diventare luce per mezzo della loro fede e delle loro opere.
Commenti