“Mi amò e si è consegnato per me” (Galati 2,20)

Una sorta di slogan per l'autostima, che andava di moda qualche anno fa, recitava all'incirca:
"Tu sei una persona speciale".

Era ed è ancora principalmente un modo di dire, un complimento preconfezionato che andava bene sia come parola di conforto per qualche amico depresso sia come "start" a qualche corso New Age di autostima.
Se ci pensate ... ciò che significava davvero era piuttosto un invito a dimostrare "la perduta specialità" e un incitamento a tornare a correre per far vedere le proprie umane capacità (momentaneamente oscurate).
Non era propriamente "mi piaci un sacco per come sei adesso".
D'altra parte, anche l'altro slogan per alimentare l'autostima "vai bene così come sei" - pur con le sue buone intenzioni - mi ha sempre dato l'impressione di una grande vuotaggine di fondo. Sì, ok, tutti vanno bene "così come sono"... Però siamo lontani anni luce da quello che desidera un cuore umano per essere riempito.
In tre paroline semplici, un cuore ha bisogno di Realtà, di Verità e di Amore.
Fatti. Presenti, passati e futuri.

Svilupperò il discorso in varie direzioni nel giro di qualche post.
(le ampie divaganti premesse a tutto questo sono stati i miei precedenti articoletti sul bigottismo e sulle attuali ideologie in corso. Puoi consultarli CLICCANDO QUI
Sì, lo so, certe volte prendo dei giri larghissimi).

Oggi parto dalla meditazione di ieri di Papa Francesco perché offre l'ottimo spunto riportato nel mio titolo (citazione dalla lettera di San Paolo ai Galati, capitolo 2, versetto 20).

“Mi amò e si è consegnato per me” 


Gerusalemme - Getsemani

MEDITAZIONE MATTUTINA NELLA CAPPELLA DELLA 
DOMUS SANCTAE MARTHAE
Giovedì, 25 ottobre 2018

Dice il Papa:

"c’è una preghiera bella, di un santo: “Signore, che ti conosca e mi conosca” 

"conoscere se stessi e conoscere Gesù"

"è un’avventura che ti porta tutta la vita, perché l’amore di Gesù è senza limiti" 

“Signore, che io ti conosca; che quando io parlerò di te, dica non parole da pappagallo, dica parole nate nella mia esperienza, e come Paolo possa dire: “Mi amò e si è consegnato per me” 

"Cristiani di parole, ne abbiamo tanti; anche noi, tante volte lo siamo"

"questa non è la santità: santità è essere cristiani che operano nella vita quello che Gesù ha insegnato e quello che Gesù ha seminato nel cuore". 

Per il testo completo dell'omelia di Papa Francesco ieri a Santa Marta clicca QUI

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Da parte mia, per introdurre i miei prossimi post, completo la riflessione del Papa (da San Paolo) così:

“Mi amò e si è consegnato per me”

Chi? 
Chi ha fatto questo per me?

Dio. Nel Figlio fatto uomo.

Immenso. Scandalizzante.
Fuori da ogni logica umana.

Ai cattolici non serve che lo spiego.
Ai non credenti (atei o agnostici che mi leggessero) faccio solo notare che - se l'affermazione risulta vera - è qualcosa di sconvolgente e di potentissimo in confronto ai deboli slogan come
"tu sei una persona speciale (perché te lo dico io e perché puoi autoconvincerti)",
oppure
"tu vai bene così come sei (e fatti forza per ignorare chi ti dice il contrario)".
Queste due frasette sono carine, va bene... ma non hanno alcun fondamento su cui poggiare se non l'autoconvincimento.

“Mi amò e si è consegnato per me” 
Chi?
Dio.
Quello al di sopra di tutte le cose.
Il Signore dell'Universo.
Il Re dei Re.

Se ciò che afferma la Chiesa con tutto il Popolo cattolico è vero, non si tratta di autoconvincersi per autoconsolarsi.

Se questo è vero, non c'è nulla che possa dare più dignità all'essere umano.
E non c'è nessun altro fatto più grande da poter contemplare.

“Mi amò e si è consegnato per me”.

Io so che questo è vero.

[avrei bisogno di scrivere una intera biblioteca per spiegare perché lo so... e del perché il "saltino" della Fede per me è stato abbastanza piccolo in quanto ho potuto contare su passi sostenuti più dai fatti che dalle teorie teologiche. 
In altre parole non faccio parte di posizioni tiepide tipo "ci credo perché ci credo, e chi mi fa le domande trabocchetto mi squilibra i pensierini".
Bensì - sicuramente per una immeritata mega Grazia - mi trovo oggi ad un grado di consapevolezza molto più solidamente fondato].

In pratica - e sottolineo di nuovo che si tratta principalmente di sovrabbondanti secchiate di Grazia - faccio parte di quelli (moltissimi) che comprendono perfettamente, ad esempio, ciò che dice San Paolo - il nostro santo fratello che pure lui si beccò talmente tante secchiate da cadere da cavallo e da restarci tramortito per qualche giorno.
Le seguenti parole per me (come per lui) non sono delle "formalità" o delle belle espressioni letterarie religiose, ma delle realtà tangibili al pari di una roccia.
Qualcuno (agnostico) si potrebbe chiedere in che senso io lo dica.
La risposta è che lo dico in senso reale, non metaforico.
E sono altrettanto sicura che ogni persona possa accedere a certi livelli di realtà (constatando il soprannaturale che s'interseca nel naturale e nel quotidiano) se si impegna in una seria ricerca senza porsi pregiudizi.

Nei prossimi post, un po' con citazioni papali (di padre Benedetto), un po' con Chesterton, e infine con parole mie cercherò di illustrare questo meraviglioso fatto.

Dalla Lettera di Paolo agli Efesini, Cap. 3

8A me, che sono l'ultimo fra tutti i santi, è stata concessa questa grazia: annunciare alle genti le impenetrabili ricchezze di Cristo 9e illuminare tutti sulla attuazione del mistero nascosto da secoli in Dio, creatore dell'universo
(...)
14Per questo io piego le ginocchia davanti al Padre, 15dal quale ha origine ogni discendenza in cielo e sulla terra, 16perché vi conceda, secondo la ricchezza della sua gloria, di essere potentemente rafforzati nell'uomo interiore mediante il suo Spirito. 
17Che il Cristo abiti per mezzo della fede nei vostri cuori, e così, radicati e fondati nella carità, 18siate in grado di comprendere con tutti i santi quale sia l'ampiezza, la lunghezza, l'altezza e la profondità, 19e di conoscere l'amore di Cristo che supera ogni conoscenza, perché siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio.
20A colui che in tutto ha potere di fare molto più di quanto possiamo domandare o pensare, secondo la potenza che opera in noi,
21a lui la gloria nella Chiesa e in Cristo Gesù per tutte le generazioni, nei secoli dei secoli! Amen.


💛💛💛

Qui di seguito, un canto dal mondo ebraico per un avvicinamento musicale al tema...
La traduzione del titolo è "Maestro dei mondi" o "Maestro degli universi".
(Ribbon/riboin kol ha olamim)
Il significato del canto secondo me si coglie benissimo solo lasciando andare la mente all'ascolto, anche senza conoscere la lingua (misto ebraico - yiddish) e poi un buon indizio viene fornito nella parte cantata in inglese.
Ovviamente qui ci si riferisce solo al Padre... ma non credo di essere l'unica cristiana a percepire in questa espressione artistica una straordinaria vicinanza alla realtà del Figlio - e proprio nel senso che ho descritto oggi.
(anzi, aggiungo pure che negli ultimi mesi proprio un ebreo ultraortodosso attualmente approdato alla Chiesa Cattolica mi ha narrato di certi profondi "intrecci" tra le due Tradizioni - che a prima vista soffrono disastrosamente del divorzio bimillenario, mentre ad una seconda vista rivelano così tanti legami ancora saldamente in vita. E d'altra parte, a questo punto siamo in un'epoca in cui possiamo dire: sì, tutto quadra perfettamente con ciò che doveva verificarsi secondo le Scritture).

Riboin
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