Documento finale Sinodo dei Giovani (Roma 3-28 ottobre 2018)

Al link qui di seguito potete consultare il documento finale del Sinodo dei Giovani conclusosi ieri a Roma. Alla fine potete anche vedere le votazioni "placet" e "non placet". Nel complesso trovo buona l'analisi della situazione attuale e anche le proposte che si avanzano. Tutto molto aderente alla realtà.
Chi si aspettava "chissachè" (in entrambi i sensi di questo "chissachè") sarà rimasto deluso perché forse non ha ben compreso che le riunioni sinodali sono soltanto uno "start". Anzi, uno dei tanti possibili "start" che abbiamo nella Chiesa.
Al momento, leggendo le cronache dei vaticanisti ed esperti, non ho ancora capito se Papa Francesco lo dichiarerà documento magisteriale oppure no.
In ogni caso, per chi è interessato, ad ogni livello operativo (parrocchiale / diocesano / associativo) le strade pastorali tracciate sono piuttosto chiare, e credo che pochi le riterranno inadeguate o extraterrestri. Già da tempo infatti si sono resi urgenti alcuni passi concreti - in alcune zone del mondo già adottati, in altre meno, in altre ancora inesistenti.
Il documento non entra nei dettagli? No, non troppo, ma non credo che abbia mai inteso farlo. I dettagli vanno decisi e applicati nelle realtà locali.

Il testo integrale:
http://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2018/10/27/0789/01722.html

La suddivisione del testo è per grandi tematiche / capitoli.
Qui ho tralasciato la macro-suddivisione e ho copia-incollato soltanto alcuni paragrafi (dei totali 167) che trovo particolarmente adatti per chi cerca dei collegamenti col livello territoriale parrocchiale. Si parla anche del web.

Buona lettura.

L’impegno educativo della Chiesa

15. Non sono poche le regioni in cui i giovani percepiscono la Chiesa come una presenza viva e coinvolgente, che risulta significativa anche per i loro coetanei non credenti o di altre religioni. Le istituzioni educative della Chiesa cercano di accogliere tutti i giovani, indipendentemente dalle loro scelte religiose, provenienza culturale e situazione personale, familiare o sociale. In questo modo la Chiesa dà un apporto fondamentale all’educazione integrale dei giovani nelle più diverse parti del mondo. Ciò si realizza attraverso l’educazione nelle scuole di ogni ordine e grado e nei centri di formazione professionale, nei collegi e nelle università, ma anche nei centri giovanili e negli oratori; tale impegno si attua anche attraverso l’accoglienza di rifugiati e profughi e il variegato impegno nel campo sociale. In tutte queste presenze la Chiesa unisce all’opera educativa e alla promozione umana la testimonianza e l’annuncio del Vangelo. Quando è ispirata al dialogo interculturale e interreligioso, l’azione educativa della Chiesa è apprezzata anche dai non cristiani come forma di autentica promozione umana.

Le attività della pastorale giovanile

16. Nel cammino sinodale è emersa la necessità di qualificare vocazionalmente la pastorale giovanile, considerando tutti i giovani come destinatari della pastorale vocazionale. Insieme si anche è sottolineata la necessità di sviluppare processi pastorali completi, che dall’infanzia portino alla vita adulta e inseriscano nella comunità cristiana. Si è anche constatato che diversi gruppi parrocchiali, movimenti e associazioni giovanili realizzano un efficace processo di accompagnamento e di formazione dei giovani nella loro vita di fede.

La Giornata Mondiale della Gioventù – nata da una profetica intuizione di san Giovanni Paolo II, il quale rimane un punto di riferimento anche per i giovani del terzo millennio –, gli incontri nazionali e diocesani svolgono un ruolo importante nella vita di molti giovani perché offrono un’esperienza viva di fede e di comunione, che li aiuta ad affrontare le grandi sfide della vita e ad assumersi responsabilmente il loro posto nella società e nella comunità ecclesiale. Queste convocazioni possono rimandare così all’accompagnamento pastorale ordinario delle singole comunità, dove l’accoglienza del Vangelo deve essere approfondita e tradotta in scelte di vita.

Il peso della gestione amministrativa

17. Molti Padri hanno fatto notare che il peso dei compiti amministrativi assorbe in modo eccessivo e a volte soffocante le energie di tanti pastori; questo rappresenta uno dei motivi che rendono difficile l’incontro con i giovani e il loro accompagnamento. Per rendere più evidente la priorità degli impegni pastorali e spirituali, i Padri sinodali insistono sulla necessità di ripensare le modalità concrete dell’esercizio del ministero.

La situazione delle parrocchie

18. Pur rimanendo la prima e principale forma dell’essere Chiesa nel territorio, diverse voci hanno indicato come la parrocchia fatichi a essere un luogo rilevante per i giovani e come sia necessario ripensarne la vocazione missionaria. La sua bassa significatività negli spazi urbani, la poca dinamicità delle proposte, insieme ai cambiamenti spazio-temporali degli stili di vita sollecitano un rinnovamento. Anche se vari sono i tentativi di innovazione, spesso il fiume della vita giovanile scorre ai margini della comunità, senza incontrarla.

L’iniziazione alla vita cristiana

19. Molti notano come i percorsi dell’iniziazione cristiana non sempre riescono a introdurre ragazzi, adolescenti e giovani alla bellezza dell’esperienza di fede. Quando la comunità si costituisce come luogo di comunione e come vera famiglia dei figli di Dio, esprime una forza generativa che trasmette la fede; dove invece essa cede alla logica della delega e prevale l’organizzazione burocratica, l’iniziazione cristiana è fraintesa come un corso di istruzione religiosa che di solito termina con il sacramento della Confermazione. È quindi urgente ripensare a fondo l’impostazione della catechesi e il legame tra trasmissione familiare e comunitaria della fede, facendo leva sui processi di accompagnamento personali.

La formazione di seminaristi e consacrati

20. I seminari e le case di formazione sono luoghi di grande importanza in cui i giovani chiamati al sacerdozio e alla vita consacrata approfondiscono la propria scelta vocazionale e maturano nella sequela. Talora questi ambienti non tengono adeguatamente conto delle esperienze precedenti dei candidati, sottovalutandone l’importanza. Ciò blocca la crescita della persona e rischia di indurre l’assunzione di atteggiamenti formali, più che lo sviluppo dei doni di Dio e la conversione profonda del cuore.

Le novità dell’ambiente digitale
Una realtà pervasiva

21. L’ambiente digitale caratterizza il mondo contemporaneo. Larghe fasce dell’umanità vi sono immerse in maniera ordinaria e continua. Non si tratta più soltanto di «usare» strumenti di comunicazione, ma di vivere in una cultura ampiamente digitalizzata che ha impatti profondissimi sulla nozione di tempo e di spazio, sulla percezione di sé, degli altri e del mondo, sul modo di comunicare, di apprendere, di informarsi, di entrare in relazione con gli altri. Un approccio alla realtà che tende a privilegiare l’immagine rispetto all’ascolto e alla lettura influenza il modo di imparare e lo sviluppo del senso critico. È ormai chiaro che

«l’ambiente digitale non è un mondo parallelo o puramente virtuale, ma è parte della realtà quotidiana di molte persone, specialmente dei più giovani» (BENEDETTO XVI, Messaggio per la XLVII Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali).

La rete delle opportunità

22. Web e social network sono una piazza in cui i giovani trascorrono molto tempo e si incontrano facilmente, anche se non tutti vi hanno ugualmente accesso, in particolare in alcune regioni del mondo. Essi costituiscono comunque una straordinaria opportunità di dialogo, incontro e scambio tra le persone, oltre che di accesso all’informazione e alla conoscenza. Inoltre, quello digitale è un contesto di partecipazione sociopolitica e di cittadinanza attiva, e può facilitare la circolazione di informazione indipendente capace di tutelare efficacemente le persone più vulnerabili palesando le violazioni dei loro diritti. In molti Paesi web e social network rappresentano ormai un luogo irrinunciabile per raggiungere e coinvolgere i giovani, anche in iniziative e attività pastorali.

Il lato oscuro della rete

23. L’ambiente digitale è anche un territorio di solitudine, manipolazione, sfruttamento e violenza, fino al caso estremo del dark web. I media digitali possono esporre al rischio di dipendenza, di isolamento e di progressiva perdita di contatto con la realtà concreta, ostacolando lo sviluppo di relazioni interpersonali autentiche. Nuove forme di violenza si diffondono attraverso i social media, ad esempio il cyberbullismo; il web è anche un canale di diffusione della pornografia e di sfruttamento delle persone a scopo sessuale o tramite il gioco d’azzardo.

24. Infine, operano nel mondo digitale giganteschi interessi economici, capaci di realizzare forme di controllo tanto sottili quanto invasive, creando meccanismi di manipolazione delle coscienze e del processo democratico. Il funzionamento di molte piattaforme finisce spesso per favorire l’incontro tra persone che la pensano allo stesso modo, ostacolando il confronto tra le differenze. Questi circuiti chiusi facilitano la diffusione di informazioni e notizie false, fomentando pregiudizi e odio. La proliferazione delle fake news è espressione di una cultura che ha smarrito il senso della verità e piega i fatti a interessi particolari. La reputazione delle persone è messa a repentaglio tramite processi sommari on line. Il fenomeno riguarda anche la Chiesa e i suoi pastori.

--------------------------

Dalle strutture alle relazioni
Dalla delega al coinvolgimento

128. La sinodalità missionaria non riguarda soltanto la Chiesa a livello universale. L’esigenza di camminare insieme, dando una reale testimonianza di fraternità in una vita comunitaria rinnovata e più evidente, concerne anzitutto le singole comunità. Occorre dunque risvegliare in ogni realtà locale la consapevolezza che siamo popolo di Dio, responsabile di incarnare il Vangelo nei diversi contesti e all’interno di tutte le situazioni quotidiane. Ciò comporta di uscire dalla logica della delega che tanto condiziona l’azione pastorale.

Possiamo riferirci per esempio ai percorsi di catechesi in preparazione ai sacramenti, che costituiscono un compito che molte famiglie demandano del tutto alla parrocchia. Questa mentalità ha come conseguenza che i ragazzi rischiano di intendere la fede non come una realtà che illumina la vita quotidiana, ma come un insieme di nozioni e regole che appartengono a un ambito separato dalla loro esistenza. È necessario invece camminare insieme: la parrocchia ha bisogno della famiglia per far sperimentare ai giovani il realismo quotidiano della fede; la famiglia viceversa ha bisogno del ministero dei catechisti e della struttura parrocchiale per offrire ai figli una visione più organica del cristianesimo, per introdurli nella comunità e aprirli ad orizzonti più ampi. Non basta dunque avere delle strutture, se in esse non si sviluppano relazioni autentiche; è la qualità di tali relazioni, infatti, che evangelizza.

Il rinnovamento della parrocchia

129. La parrocchia è necessariamente coinvolta in questo processo, per assumere la forma di una comunità più generativa, un ambiente da cui si irradia la missione verso gli ultimi. In questo particolare frangente storico emergono diversi segnali che testimoniano che essa, in vari casi, non riesce a corrispondere alle esigenze spirituali degli uomini del nostro tempo, soprattutto a causa di alcuni fattori, che hanno modificato a fondo gli stili di vita delle persone. Viviamo infatti in una cultura “senza confini”, segnata da una nuova relazione spazio-temporale anche a motivo della comunicazione digitale, e caratterizzata da una continua mobilità. In tale contesto, una visione dell’azione parrocchiale delimitata dai soli confini territoriali e incapace di intercettare con proposte diversificate i fedeli, e in particolare i giovani, imprigionerebbe la parrocchiain un immobilismo inaccettabile e in una preoccupante ripetitività pastorale. Occorre dunque un ripensamento pastorale della parrocchia, in una logica di corresponsabilità ecclesiale e di slancio missionario, sviluppando sinergie sul territorio. Solo così essa potrà apparire un ambiente significativo che intercetta la vita dei giovani.

134. La celebrazione eucaristica è generativa della vita della comunità e della sinodalità della Chiesa. Essa è luogo di trasmissione della fede e di formazione alla missione, in cui si rende evidente che la comunità vive di grazia e non dell’opera delle proprie mani. Con le parole della tradizione orientale possiamo affermare che la liturgia è incontro con il Divino Servitore che fascia le nostre ferite e prepara per noi il banchetto pasquale, inviandoci a fare lo stesso con i nostri fratelli e sorelle. Va dunque riaffermato con chiarezza che l’impegno a celebrare con nobile semplicità e con il coinvolgimento dei diversi ministeri laicali, costituisce un momento essenziale della conversione missionaria della Chiesa. I giovani hanno mostrato di saper apprezzare e vivere con intensità celebrazioni autentiche in cui la bellezza dei segni, la cura della predicazione e il coinvolgimento comunitario parlano realmente di Dio. Bisogna dunque favorire la loro partecipazione attiva, ma tenendo vivo lo stupore per il Mistero; venire incontro alla loro sensibilità musicale e artistica, ma aiutarli a comprendere che la liturgia non è puramente espressione di sé, ma azione di Cristo e della Chiesa. Ugualmente importante è accompagnare i giovani a scoprire il valore dell’adorazione eucaristica come prolungamento della celebrazione, in cui vivere la contemplazione e la preghiera silenziosa.

135. Grande importanza, nei percorsi di fede, ha anche la pratica del sacramento della Riconciliazione. I giovani hanno bisogno di sentirsi amati, perdonati, riconciliati e hanno una segreta nostalgia dell’abbraccio misericordioso del Padre. Per questo è fondamentale che i presbiteri offrano una generosa disponibilità per la celebrazione di questo sacramento. Le celebrazioni penitenziali comunitarie aiutano i giovani ad accostarsi alla confessione individuale e rendono più esplicita la dimensione ecclesiale del sacramento.

136. In molti contesti la pietà popolare svolge un ruolo importante di accesso dei giovani alla vita di fede in modo pratico, sensibile e immediato. Valorizzando il linguaggio del corpo e la partecipazione affettiva, la pietà popolare porta con sé il desiderio di entrare in contatto con il Dio che salva, spesso attraverso la mediazione della Madre di Dio e dei santi.

Il pellegrinaggio è per i giovani un’esperienza di cammino che diviene metafora della vita e della Chiesa: contemplando la bellezza del creato e dell’arte, vivendo la fraternità e unendosi al Signore nella preghiera si ripropongono così le migliori condizioni del discernimento.

La generosità della diakonia

137. I giovani possono contribuire a rinnovare lo stile delle comunità parrocchiali e a costruire una comunità fraterna e prossima ai poveri. I poveri, i giovani scartati, quelli più sofferenti, possono diventare il principio di rinnovamento della comunità. Essi vanno riconosciuti come soggetti dell’evangelizzazione e ci aiutano a liberarci dalla mondanità spirituale. Spesso i giovani sono sensibili alla dimensione della diakonia. Molti sono impegnati attivamente nel volontariato e trovano nel servizio la via per incontrare il Signore. La dedizione agli ultimi diventa così realmente una pratica della fede, in cui si apprende quell’amore “in perdita” che si trova al centro del Vangelo e che è a fondamento di tutta la vita cristiana. I poveri, i piccoli, i malati, gli anziani sono la carne di Cristo sofferente: per questo mettersi a loro servizio è un modo per incontrare il Signore e uno spazio privilegiato per il discernimento della propria chiamata. Un’apertura particolare è richiesta, in diversi contesti, ai migranti e ai rifugiati. Con loro bisogna operare per l’accoglienza, la protezione, la promozione e l’integrazione. L’inclusione sociale dei poveri fa della Chiesa la casa della carità.

La Chiesa, una casa per i giovani

138. Solo una pastorale capace di rinnovarsi a partire dalla cura delle relazioni e dalla qualità della comunità cristiana sarà significativa e attraente per i giovani. La Chiesa potrà così presentarsi a loro come una casa che accoglie, caratterizzata da un clima di famiglia fatto di fiducia e confidenza. L’anelito alla fraternità, tante volte emerso dall’ascolto sinodale dei giovani, chiede alla Chiesa di essere «madre per tutti e casa per molti» (FRANCESCO, Evangelii gaudium, n. 287): la pastorale ha il compito di realizzare nella storia la maternità universale della Chiesa attraverso gesti concreti e profetici di accoglienza gioiosa e quotidiana che ne fanno una casa per i giovani.

L’animazione vocazionale della pastorale

139. La vocazione è il fulcro intorno a cui si integrano tutte le dimensioni della persona. Tale principio non riguarda solamente il singolo credente, ma anche la pastorale nel suo insieme. È quindi molto importante chiarire che solo nella dimensione vocazionale tutta la pastorale può trovare un principio unificante, perché in essa trova la sua origine e il suo compimento. Nei cammini di conversione pastorale in atto non si chiede quindi di rafforzare la pastorale vocazionale in quanto settore separato e indipendente, ma di animare l’intera pastorale della Chiesa presentando con efficacia la molteplicità delle vocazioni. Il fine della pastorale è infatti aiutare tutti e ciascuno, attraverso un cammino di discernimento, a giungere alla «misura della pienezza di Cristo» (Ef 4,13).

Una pastorale vocazionale per i giovani

140. Fin dall’inizio del cammino sinodale è emersa con forza la necessità di qualificare vocazionalmente la pastorale giovanile. In tal modo emergono le due caratteristiche indispensabili di una pastorale destinata alle giovani generazioni: è “giovanile”, perché i suoi destinatari si trovano in quella singolare e irripetibile età della vita che è la giovinezza; è “vocazionale”, perché la giovinezza è la stagione privilegiata delle scelte di vita e della risposta alla chiamata di Dio. La “vocazionalità” della pastorale giovanile non va intesa in modo esclusivo, ma intensivo. Dio chiama a tutte le età della vita – dal grembo materno fino alla vecchiaia –, ma la giovinezza è il momento privilegiato dell’ascolto, della disponibilità e dell’accoglienza della volontà di Dio.

Il Sinodo avanza la proposta che a livello di Conferenza Episcopale Nazionale si predisponga un “Direttorio di pastorale giovanile” in chiave vocazionale che possa aiutare i responsabili diocesani e gli operatori locali a qualificare la loro formazione ed azione con e per i giovani.

Dalla frammentazione all’integrazione

141. Pur riconoscendo che la progettazione per settori pastorali è necessaria per evitare l’improvvisazione, in varie occasioni i Padri sinodali hanno comunicato il loro disagio per una certa frammentazione della pastorale della Chiesa. In particolare si sono riferiti alle varie pastorali che riguardano i giovani: pastorale giovanile, familiare, vocazionale, scolastica e universitaria, sociale, culturale, caritativa, del tempo libero, ecc. La moltiplicazione di uffici molto specializzati, ma a volte separati, non giova alla significatività della proposta cristiana. In un mondo frammentato che produce dispersione e moltiplica le appartenenze, i giovani hanno bisogno di essere aiutati a unificare la vita, leggendo in profondità le esperienze quotidiane e facendo discernimento. Se questa è la priorità, è necessario sviluppare maggiore coordinamento e integrazione tra i diversi ambiti, passando da un lavoro per “uffici” a un lavoro per “progetti”.

Il rapporto fruttuoso tra eventi e vita quotidiana

142. Durante il Sinodo in molte occasioni si è parlato della Giornata Mondiale della Gioventù e anche di tanti altri eventi che si svolgono a livello continentale, nazionale e diocesano, insieme a quelli organizzati da associazioni, movimenti, congregazioni religiose e da altri soggetti ecclesiali. Tali momenti di incontro e di condivisione sono apprezzati pressoché ovunque perché offrono la possibilità di camminare nella logica del pellegrinaggio, di sperimentare la fraternità con tutti, di condividere gioiosamente la fede e di crescere nell’appartenenza alla Chiesa. Per tanti giovani sono stati un’esperienza di trasfigurazione, in cui hanno sperimentato la bellezza del volto del Signore e fatto scelte di vita importanti. I frutti migliori di queste esperienze si raccolgono nella vita quotidiana. Diviene quindi importante progettare e realizzare queste convocazioni come tappe significative di un processo virtuoso più ampio.

Centri giovanili

143. Spazi specifici dedicati dalla comunità cristiana ai giovani, come gli oratori e i centri giovanili e altre strutture simili manifestano la passione educativa della Chiesa. Essi si declinano in molti modi, ma rimangono ambiti privilegiati in cui la Chiesa si fa casa accogliente per adolescenti e giovani, che possono scoprire i loro talenti e metterli a disposizone nel servizio. Essi trasmettono un patrimonio educativo molto ricco, da condividere su larga scala, a sostegno delle famiglie e della stessa società civile.

Nel dinamismo di una Chiesa in uscita è però necessario pensare a un rinnovamento creativo e flessibile di queste realtà, passando dall’idea di centri statici, dove i giovani possano venire, all’idea di soggetti pastorali in movimento con e verso i giovani, capaci cioè di incontrarli nei loro luoghi di vita ordinari – la scuola e l’ambiente digitale, le periferie esistenziali, il mondo rurale e quello del lavoro, l’espressione musicale e artistica, ecc. – generando un nuovo tipo di apostolato più dinamico e attivo.

La missione nell’ambiente digitale

145. L’ambiente digitale rappresenta per la Chiesa una sfida su molteplici livelli; è imprescindibile quindi approfondire la conoscenza delle sue dinamiche e la sua portata dal punto di vista antropologico ed etico. Esso richiede non solo di abitarlo e di promuovere le sue potenzialità comunicative in vista dell’annuncio cristiano, ma anche di impregnare di Vangelo le sue culture e le sue dinamiche. Alcune esperienze in questo senso sono già in corso e vanno incoraggiate, approfondite, condivise. La priorità che molti assegnano all’immagine come veicolo comunicativo non potrà non interrogare le modalità di trasmissione di una fede che si basa sull’ascolto della Parola di Dio e sulla lettura della Sacra Scrittura. I giovani cristiani, nativi digitali come i loro coetanei, trovano qui una autentica missione, in cui alcuni sono già impegnati. Sono peraltro gli stessi giovani a chiedere di essere accompagnati in un discernimento sulle modalità mature di vita in un ambiente oggi fortemente digitalizzato che permetta di cogliere le opportunità scongiurando i rischi.

146. Il Sinodo auspica che nella Chiesa si istituiscano ai livelli adeguati appositi Uffici o organismi per la cultura e l’evangelizzazione digitale, che, con l’imprescindibile contributo di giovani, promuovano l’azione e la riflessione ecclesiale in questo ambiente. Tra le loro funzioni, oltre a favorire lo scambio e la diffusione di buone pratiche a livello personale e comunitario, e a sviluppare strumenti adeguati di educazione digitale e di evangelizzazione, potrebbero anche gestire sistemi di certificazione dei siti cattolici, per contrastare la diffusione di fake news riguardanti la Chiesa, o cercare le strade per persuadere le autorità pubbliche a promuovere politiche e strumenti sempre più stringenti per la protezione dei minori sul web.

Un tempo per accompagnare al discernimento

161. Molte volte è risuonato nell’aula sinodale un accorato appello a investire con generosità per i giovani passione educativa, tempo prolungato e anche risorse economiche. Raccogliendo vari contributi e desideri emersi durante il confronto sinodale, insieme all’ascolto di esperienze qualificate già in atto, il Sinodo propone con convinzione a tutte le Chiese particolari, alle congregazioni religiose, ai movimenti, alle associazioni e ad altri soggetti ecclesiali di offrire ai giovani un’esperienza di accompagnamento in vista del discernimento. Tale esperienza – la cui durata va fissata secondo i contesti e le opportunità – si può qualificare come un tempo destinato alla maturazione della vita cristiana adulta. Dovrebbe prevedere un distacco prolungato dagli ambienti e dalle relazioni abituali, ed essere costruita intorno ad almeno tre cardini indispensabili: un’esperienza di vita fraterna condivisa con educatori adulti che sia essenziale, sobria e rispettosa della casa comune; una proposta apostolica forte e significativa da vivere insieme; un’offerta di spiritualità radicata nella preghiera e nella vita sacramentale. In questo modo vi sono tutti gli ingredienti necessari perché la Chiesa possa offrire ai giovani che lo vorranno una profonda esperienza di discernimento vocazionale.

Accompagnamento al matrimonio

162. Va ribadita l’importanza di accompagnare le coppie lungo il cammino di preparazione al matrimonio, tenendo conto che ci sono diversi modi legittimi di organizzare tali itinerari. Come afferma Amoris laetitia al n. 207, «non si tratta di dare loro tutto il Catechismo, né di saturarli con troppi argomenti. […] Si tratta di una sorta di “iniziazione” al sacramento del matrimonio che fornisca loro gli elementi necessari per poterlo ricevere con le migliori disposizioni e iniziare con una certa solidità la vita familiare». È importante proseguire l’accompagnamento delle giovani famiglie, soprattutto nei primi anni di matrimonio, aiutandole anche a farsi parte attiva della comunità cristiana.

164. Il Sinodo formula tre proposte per favorire il rinnovamento.

La prima riguarda la formazione congiunta di laici, consacrati e sacerdoti. È importante tenere in contatto permanente i giovani e le giovani in formazione con la vita quotidiana delle famiglie e delle comunità, con particolare attenzione alla presenza di figure femminili e di coppie cristiane, così che la formazione sia radicata nella concretezza della vita e caratterizzata da un tratto relazionale capace di interagire con il contesto sociale e culturale.

La seconda proposta implica l’inserimento nel curriculum di preparazione al ministero ordinato e alla vita consacrata di una preparazione specifica riguardante la pastorale dei giovani, attraverso corsi di formazione mirati ed esperienze vissute di apostolato e di evangelizzazione.

La terza proposta chiede che, all’interno di un autentico discernimento delle persone e delle situazioni secondo la visione e lo spirito della Ratio fundamentalis institutionis sacerdotalis, si valuti la possibilità di verificare il cammino formativo in senso esperienziale e comunitario. Questo vale specialmente per l’ultima tappa del percorso che prevede il graduale inserimento nella responsabilità pastorale. Le formule e le modalità potranno essere indicate dalle Conferenze Episcopali di ogni Paese, attraverso le loro Ratio nationalis.

Chiamati a diventare santi

165. Tutte le diversità vocazionali si raccolgono nell’unica e universale chiamata alla santità, che in fondo non può essere altro che il compimento di quell’appello alla gioia dell’amore che risuona nel cuore di ogni giovane. Effettivamente solo a partire dall’unica vocazione alla santità si possono articolare le differenti forme di vita, sapendo che Dio «ci vuole santi e non si aspetta che ci accontentiamo di un’esistenza mediocre, annacquata, inconsistente» (FRANCESCO, Gaudete et exsultate, n. 1). La santità trova la sua fonte inesauribile nel Padre, che attraverso il suo Spirito ci invia Gesù, «il santo di Dio» (Mc 1,24) venuto in mezzo a noi per renderci santi attraverso l’amicizia con Lui, che porta gioia e pace nella nostra vita. Recuperare in tutta la pastorale ordinaria della Chiesa il contatto vivente con l’esistenza felice di Gesù è la condizione fondamentale per ogni rinnovamento.

----> Per il documento integrale clicca:
http://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2018/10/27/0789/01722.html 

---------------------

Le parole del Papa alla Messa conclusiva del Sinodo dei giovani:
La Fede è incontro, non teoria. Portiamo Gesù, non le nostre idee.
No al dottrinalismo e no all'attivismo, ma cristianesimo.
https://www.lastampa.it/2018/10/28/vaticaninsider/la-fede-incontro-non-teoria-portiamo-ges-non-le-nostre-idee-WqwQA2AiOUjHLsosXLWkHO/pagina.html

----------------------------

Alcuni video documenti.

Testimonianza di un giovane cristiano iracheno al Sinodo
CLICCA QUI PER APRIRE SU YOUTUBE (video 3 minuti)

Testimonianza di una giovane americana
CLICCA QUI PER VIDEO YOUTUBE (1 minuto)

Giovane italiana dell'Azione Cattolica (presente al Sinodo come responsabile/esperta: Margherita Anselmi) che in 1 minuto ti spiega a cosa serve il Documento. Ottima sintesi
CLICCA QUI PER VIDEO YOUTUBE (1 minuto)

Una storia particolare e il video di saluti dei giovani dall'Iraq per il Papa
CLICCA QUI PER APRIRE YOUTUBE (2 minuti)

Papa Francesco - che è stato costantemente presente ai lavori sinodali - nella sua conclusione all'assemblea: bisogna difendere la Madre Chiesa, e ancora ricorda le preghiere di ottobre (che ho postato oggi nel blog)
CLICCA QUI PER ASCOLTARE IL PAPA - YOUTUBE VIDEO 1 minuto

Commenti