Oggi Sant'Agostino: il più grande blogger di tutti i tempi

Veramente sono indecisa su chi possa essere il più grande "blogger" di sempre... perché tanti autori, tanti scrittori, tanti pensatori, tanti predicatori, tanti santi e sante meriterebbero questo titolo.
Agostino comunque per me ha un bel posto d'onore nella rosa dei migliori.
...
Che dire ad esempio di un confronto tra Agostino e Chesterton?
Tra Teresa di Lisieux e Teresa Benedetta della Croce? Tra Tommaso d'Aquino e Bernardo di Chiaravalle? Tra San Francesco e San Domenico?
Tra San Paolo e... ?
Impossibile fare una classifica.
Ci sono troppi "top".

Il sito con i testi di Agostino online, in originale latino e in diverse lingue:

Home
http://www.augustinus.it/

Indice opere/testi in italiano
http://www.augustinus.it/italiano/index.htm


Agostino di Ippona
Nascita a Tagaste 354
Morte a Ippona 430
Santo, Dottore, Padre della Chiesa Cattolica;
Filosofo che fonda saldamente - per tutti i secoli a venire - il pensiero europeo sulle radici ebraiche, greche e latine.

Dal Discorso 87, tenuto di Domenica:

Poiché noi "coltiviamo" Dio ma Dio coltiva noi. Noi però non "coltiviamo" Dio in modo da renderlo migliore col "coltivarlo". Noi infatti lo "coltiviamo" adorandolo, non arandolo. Egli invece coltiva noi come coltiva il campo l'agricoltore. Per il fatto dunque ch'egli ci coltiva, ci rende migliori, poiché anche l'agricoltore rende migliore il campo coltivandolo, e cerca in noi proprio il frutto affinché noi lo coltiviamo. La sua opera di coltivatore nei nostri riguardi consiste nel fatto che non cessa d'estirpare con la sua parola dal nostro cuore i germi del male, di aprire il nostro cuore, per così dire, con l'aratro della parola, di piantarvi i semi dei precetti e d'aspettare il frutto della vita di fede. Quando avremo ricevuto nel nostro cuore quest'azione di Dio che ci coltiva in modo che gli rendiamo il giusto culto, non risulteremo ingrati al nostro agricoltore, ma gli offriremo il frutto del quale egli sarà contento. Il nostro frutto però non renderà lui più ricco, ma renderà noi più felici.

Ecco, ascoltate che Dio ci coltiva, come ho già detto. Poiché non c'è bisogno ch'io vi dimostri che noi "coltiviamo" Dio. Ora, da ciascuno si sente dire continuamente che gli uomini "coltivano" Dio. Al contrario, se uno sente dire che Dio coltiva gli uomini quasi si spaventa quando lo sente, perché non è nell'abitudine degli uomini dire che Dio "coltiva" gli uomini, ma che gli uomini "coltivano" Dio. Dobbiamo dunque dimostrarvi che anche Dio "coltiva" gli uomini perché non si creda che io abbia usato un termine inesatto e mi si pianti una polemica e mi si riprenda senza sapere che cosa ho detto. Mi son dunque prefisso di dimostrarvi che anche Dio "coltiva" noi; ma l'ho già detto: ci "coltiva" come un campo al fine di renderci migliori. È il Signore che nel Vangelo dice: "Io sono la vite e voi siete i tralci. Mio Padre è l'agricoltore". Che cosa fa un agricoltore? Lo chiedo a voi che siete agricoltori, che cosa fa un contadino?
[...]
Il discorso 87 completo lo trovi QUI



Florilegio di frasi agostiniane dal sito Augustinus:

Multi etiam qui aperte foris sunt, et haeretici appellantur, multis e bonis catholicis meliores sunt.
Molti che sono fuori e sono chiamati eretici sono migliori di molti e buoni cattolici! (De bapt. 4, 3, 4)


Quia nec propter malos, qui videntur esse intus, deserendi sunt boni, qui vere sunt intus.
Nemmeno a causa dei cattivi, che sembrano essere dentro la Chiesa, si debbono lasciare i buoni, che veramente sono dentro la Chiesa. (Contra Cresc. 2, 33, 42)

Ubi enim mihi animus erga me hominis ignotus est et incertus, melius arbitror meliora sentire quam inexplorata culpare.
Quando non conosco bene l'animo di una persona verso di me, preferisco pensar bene, piuttosto che incolpare senza prove. (De an. et eius or. 1, 2, 2)

Sapiens eris, si te non esse credideris.
Sarai sapiente, se non ti crederai tale. (De an. et eius or. 3, 1, 1)

 ... videas profecto quantum tibi profuisset, si scisses nescire quod nescis, et quantum tibi prosit, si vel nunc scias.
... vedi senza dubbio quanto ti sarebbe giovato aver saputo di non sapere e quanto ti gioverebbe sapere di non sapere almeno adesso! (De an. et eius orig. 4, 11. 15)

Haec praecipue cave, fili, si vis esse victor erroris, nec te, quando aliquid nescis, existimes scire, sed, ut scias, disce nescire.
Guardati, figlio, se vuoi vincere l'errore: quando non sai, non credere di sapere, ma per sapere impara a sapere che non sai. (De a. et eius or. 4, 24, 38)


Quisquis igitur Christo adhaeret, totum bonum quod etiam in litteris legis non intelligit, habet; quisquis est autem alienus a Christo, nec intelligit, nec habet.
Chi aderisce a Cristo, possiede tutto il bene delle Scritture, anche di ciò che non capisce; chi invece è alieno da Cristo, né lo capisce, né lo possiede. (En. in ps. 77, 7)

Tu bone omnipotens, qui sic curas unumquemque nostrum, tamquam solum cures, et sic omnes, tamquam singulos.
O tu buono e onnipotente, tu curi ognuno di noi singolarmente come se fosse il solo e curi tutti, come se fossero singoli. (Confess. 3, 11, 19)


Sagittaveras tu cor nostrum caritate tua et gestabamus verba tua transfixa visceribus.
Avevi trafitto il nostro cuore con le frecce della tua carità e portavamo le tue parole piantate nelle nostre viscere. (Confess. 9, 2, 3)


Novus homo, novum Testamentum, novum canticum ... Cantet canticum novum, non lingua, sed vita.
Nuovo uomo, nuovo Testamento, nuovo cantico ... Canta però il cantico nuovo non con le labbra ma con la vita. (En. in ps. 32, II, d. 1. 8)




Qualche testo contro... Mani 😊✋✋

[...] "Anche tralasciando di parlare di questa sapienza, che voi non credete sia presente nella Chiesa cattolica, ci sono molte altre cose che a buon diritto mi tengono nel suo grembo. 
Mi mantiene fermo il consenso dei popoli e delle genti; mi mantiene fermo quell’autorità avviata dai miracoli, nutrita dalla speranza, aumentata dalla carità, confermata dall’antichità; mi mantiene fermo la successione dei sacerdoti sulla stessa sede di Pietro apostolo, al quale il Signore affidò da pascere le sue pecore dopo la risurrezione, fino al presente episcopato; mi mantiene fermo infine lo stesso nome di Cattolica, che, non senza un motivo, solo questa Chiesa ha ottenuto in mezzo a numerosissime eresie, per cui, benché tutti gli eretici vogliano dirsi cattolici, tuttavia se uno domanda a qualche straniero dove si riunisca la Cattolica, nessuno degli eretici ha l’ardire di mostrare la sua basilica o la sua casa. Dunque tali e tanti dolcissimi vincoli del nome cristiano mantengono rettamente fermo il credente nella Chiesa cattolica, benché - a causa della lentezza della nostra intelligenza o del demerito della nostra vita - la verità non si manifesta ancora apertamente. Ma presso di voi, dove non c’è nessuna di queste cose che mi inviti e mi trattenga, risuona solo una promessa di verità: certamente, se questa mi viene dimostrata in modo talmente chiaro che non possa essere messa in dubbio, la si deve preporre a tutte quelle ragioni, dalle quali sono trattenuto in seno alla Cattolica; ma se solo si promette, e non si dimostra, nessuno potrà allontanarmi da quella fede che lega l’animo mio con numerosi e così convincenti argomenti alla religione cristiana.

Vediamo dunque ciò che mi insegna Mani, e prendiamo in considerazione in particolar modo quel libro, che chiamate "Lettera del Fondamento", dove è contenuto quasi tutto ciò che voi credete. Infatti, quando essa fu letta a noi - a quel tempo miseri - venivamo chiamati da voi illuminati. Di fatto inizia così: "Mani apostolo di Gesù Cristo per la provvidenza di Dio Padre. Queste sono le parole salvifiche, dalla fonte viva e perenne". 
Ora per favore, con buona pazienza, prestate attenzione a ciò che penso. Non credo che costui sia apostolo di Cristo. Vi chiedo di non irritarvi, e di non incominciare a maledirmi. Sapete infatti che io ho stabilito di non credere in maniera sconsiderata a nulla da voi affermato. Vi chiedo dunque: chi è codesto Mani? Risponderete: Un apostolo di Cristo. 
Non ci credo. 
Non avrai il mio assenso qualunque cosa tu possa dire o fare; tu infatti mi promettevi la conoscenza della verità, e adesso mi costringi a credere ciò che non so. Probabilmente stai per leggermi il Vangelo, e da esso tenterai di difendere la persona di Mani. Se dunque tu trovassi uno, che ancora non crede al Vangelo, cosa faresti quando ti dice: "Non ci credo?" Invero io stesso non crederei al Vangelo, se non mi spingesse a credere l’autorità della Chiesa cattolica. Io che ho obbedito a quelli che mi dicevano di credere al Vangelo, perché non dovrei credere agli stessi che mi dicono di non credere ai Manichei? 
Scegli ciò che preferisci. 
Se mi dirai di credere ai Cattolici, essi stessi mi ammoniscono a non attribuirvi alcuna fiducia: per cui credendo a quelli non posso far altro che non credere a te. 
Se mi dirai di non credere ai Cattolici, non faresti cosa retta a costringermi alla fede di Mani mediante il Vangelo, perché io ho creduto allo stesso Vangelo quando mi veniva predicato dai Cattolici. Ma se mi dirai che ho agito rettamente prestando fede ai Cattolici che lodano il Vangelo, ma non ho fatto bene a credere a loro quando parlavano male di Mani; fino a tal punto mi credi stolto, da farmi credere a ciò che tu vuoi senza darmene un'adeguata spiegazione, e viceversa non credere a ciò che tu non vuoi? Agisco in verità in una forma molto più retta e cauta della vostra: poiché ho creduto prima ai Cattolici, non passo alla tua fede, a meno che tu mi avrai ordinato non di credere, ma piuttosto mi avrai fatto conoscere qualche verità in modo molto chiaro ed evidente. 
Di conseguenza se stai per offrirmi la dimostrazione, tralascia il Vangelo. 
Se tu ti attieni al Vangelo, io mi atterrò a quelli, grazie al cui insegnamento ho creduto al Vangelo; e su ordine di costoro io non ti crederò affatto. 
Ché se per caso nel Vangelo tu avrai potuto trovare qualcosa di molto evidente sulla qualifica di apostolo attribuita a Mani, mi farai venir meno l’autorità dei Cattolici, che ordinano di non crederti: annullata la quale, non potrò più credere neppure al Vangelo, perché avevo creduto a quello tramite loro; così niente avrà valore per me, qualsiasi cosa escogiterai in seguito. 
Per cui se nel Vangelo non si trova niente di chiaro sull’apostolato di Mani, crederò piuttosto ai Cattolici che a te. Ma se in seguito vi leggerai qualcosa di chiaro in favore di Mani, non crederò né a quelli, né a te: a quelli, perché mi hanno mentito su di te; invece a te, perché mi presenti quella scrittura, alla quale avevo creduto tramite loro, i quali mi hanno mentito. 
Ma non sia mai che io non creda al Vangelo! Credendo a quello, non trovo in che modo io possa credere anche a te. Infatti i nomi degli Apostoli, che ivi si leggono, non contengono tra loro il nome di Mani. Inoltre negli Atti degli Apostoli leggiamo chi è subentrato al posto del traditore di Cristo; è necessario che io creda anche a questo libro, se credo al Vangelo, perché l’autorità cattolica mi raccomanda parimenti entrambe le Scritture. Nel medesimo libro troviamo anche la notissima storia della vocazione e dell’apostolato di Paolo. 
Leggimi ora, se puoi, nel Vangelo, in qual passo Mani è detto apostolo; o in qualche altro libro, al quale io ho già confessato di credere. Forse mi andrai a leggere quel passo, dove il Signore promise agli Apostoli lo Spirito Santo Paracleto? Da questo passo tu puoi vedere quali e quanti siano i fattori che mi distolgono e mi dissuadono dal credere a Mani".

Estratto da:
Contro la Lettera di Mani, detta "del Fondamento".
Il testo completo lo puoi leggere al link
https://www.augustinus.it/italiano/contro_lettera_mani/index2.htm


[Agostino secondo Caravaggio]


Ancora, appassionatamente, contro Mani:

"Credo di aver mostrato a sufficienza in altri libri come possiamo replicare alle invettive con le quali i Manichei si scagliano in modo maldestro ed empio contro la Legge chiamata Antico Testamento e di cui fanno vana ostentazione tra gli applausi degli ignoranti. Ma posso ricordarlo in breve anche qui. Chiunque, per quanto sia di scarso ingegno, capisce facilmente che l’esposizione delle Scritture va richiesta a coloro che se ne professano maestri. Può capitare infatti, anzi capita sempre, che molte delle cose che agli indotti sembrano assurde, se sono esposte da persone più dotte, appaiono tanto degne di lode e, una volta chiarite, vengono accolte con tanto maggiore gradimento quanto più difficile era chiarirle quando non erano tali. Ciò accade comunemente per i santi libri dell’Antico Testamento, purché colui che se ne sente urtato cerchi un pio maestro piuttosto che un empio laceratore di questi libri e sia mosso più dallo zelo del ricercatore che dalla temerità del censore. Supponiamo poi che, desiderando apprendere queste cose, si imbatta per caso in vescovi o sacerdoti o simili responsabili e ministri della Chiesa cattolica, i quali o si guardano dallo svelare a chiunque i misteri o, contenti di una fede semplice, non si curano di conoscere le cose più alte. Non per questo disperi di trovare la scienza della verità laddove non tutti gli interrogati sono capaci di insegnarla e non tutti gli interroganti sono degni di apprenderla. Occorre pertanto usare diligenza e pietà: con l’una si troveranno coloro che sanno, con l’altra si meriterà di sapere.
[...]
Con l’amore si chiede, con l’amore si cerca, con l’amore si bussa, con l’amore si svela, con l’amore infine si rimane in quello che sarà stato svelato. 
[...]
Voglia il cielo che possiate comprendere quanto è stato detto! (...) e con grande slancio, con sincero amore e con solidissima fede vi metterete tutti in salvo nel grembo santissimo della Chiesa cattolica".

Testo completo al link
https://www.augustinus.it/italiano/costumi/index2.htm



[Agostino secondo Vittore Carpaccio]









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