Perché è importante che la Resurrezione sia un fatto reale e non una metafora?
Non mi addentrerò nel perché e nel come siano nate certe correnti filosofiche e dove vogliano andare a parare... Mi limito solo a registrare che ci sono e che nascono, banalmente, dal non riuscire a credere alla Resurrezione di Gesù.
[alché la domanda nasce spontanea: ma chi ti obbliga a credere qualcosa in cui non vuoi credere?]
En passant, ciò che mi lascia un tantino perplessa è che certi intellettuali moderni (pur capaci di complicate disquisizioni) con questa teoria intenderebbero difendere il cristianesimo e/o perfino la dottrina cattolica più rigorosa, non rendendosi conto che se Gesù di Nazareth è morto ed è rimasto tale nel Sepolcro... non è che abbia 'sti grandi titoli per essere superiore ad altri filosofi.
Intendo dire: come farebbe a garantirmi che ha detto "verità superiori" ad altri se, come qualsiasi filosofo, ha solo ragionato di testa sua senza conoscere direttamente le realtà divine e i "segreti dell'universo" (conosciuti in quanto Figlio-Dio incarnato) ?
Un'altra implicazione - non indifferente - è che in tal caso da circa 2000 anni stazionerebbe in zona Roma il quartier generale di un'organizzazione planetaria la quale non potrebbe vantare più crediti spirituali di una qualsiasi associazione sportiva...
Quindi: o è vero o non è vero.
E le metafore proprio non c'entrano.
[Nota: gli storici concordano sul fatto che gli evangelisti, come tutti i cristiani del loro tempo, stavano raccontando un fatto reale, non metafore.
La scelta del credere o non credere ai racconti cristiani è appunto una scelta, ma è storicamente certo che i narratori volevano comunicare un fatto realmente accaduto].
I passaggi fondamentali del perché è importante per la Fede cristiana che la Resurrezione sia un fatto reale e NON una metafora, ce li spiega Padre Angelo:
http://www.amicidomenicani.it/leggi_sacerdote.php?id=5202
Per concludere vorrei sottolineare l'importanza dello studio biblico sia per i credenti che per i non credenti. Sarebbe infatti sufficiente una minima formazione culturale per sapere che i libri biblici possono essere molto diversi tra loro e che è fondamentale distinguere almeno le forme letterarie o generi letterari. Nonché il modo di fare storia nell'antichità.
La Bibbia non nasce di colpo come un librone. I 73 libri che, secolo dopo secolo, vengono raccolti in quella che possiamo chiamare "biblioteca sacra", hanno ognuno delle caratteristiche peculiari.
In breve, se vogliamo riassumere in poche righe che cosa sono i 4 vangeli:
si tratta di narrazioni che comprendono fatti storici e nel contempo le interpretazioni (teologiche) degli stessi.
Per fare un esempio moderno, i vangeli si possono paragonare ad un breve incontro tra due amici che parlano di un terzo amico. Uno dei due riferisce alcuni fatti e parole del terzo amico, e l'ascoltatore chiede che cosa volesse intendere il terzo amico compiendo quei fatti e dicendo quelle parole. Quindi il primo amico espone l'interpretazione che egli conosce molto bene perché l'ha ricevuta direttamente dal terzo amico.
[Un esempio al femminile: un'amica dice ad un'altra che la terza amica ha iniziato una dieta. L'altra chiede: "perché?". La prima risponde: "perché è una salutista e ogni anno a marzo fa la dieta primaverile". Quest'ultima frase è un'interpretazione, ma è completamente veritiera in quanto la prima amica conosce da anni la terza amica e sa benissimo interpretare molte sue azioni].
Ecco, in generale, i vangeli sono come questi racconti tra amici. Forniscono dei fatti e delle interpretazioni, insieme.
Quindi non sono "cronache" in senso stretto. Sono piuttosto dei testi teologici - perché intendono spiegare agli ascoltatori l'azione divina tra gli uomini.
Ho scritto "ascoltatori" in quanto dobbiamo sempre tenere presente che i vangeli sono nati inizialmente come "canovacci" di trasmissione orale e poi come testi scritti da narrare pubblicamente nelle assemblee-liturgie cristiane.
In altre parole: servivano per testimoniare e tramandare dei dettagli di un fatto già conosciuto dalla comunità.
Non sono nati come libri da leggere (e dai quali improvvisamente "scoprire il fatto" durante la lettura),
e tantomeno sono nati per essere letti in modalità "personale", in solitudine con le proprie fantasie.
La lettura per quasi due millenni viene fatta in gruppo e viene spiegata, trasmessa, discussa, "parlata" in gruppo con "maestri" (sacerdoti, catechisti, ecc.) che hanno ricevuto a loro volta l'interpretazione originaria.
La meditazione solitaria - seppur importante - nel cristianesimo è un fatto secondario e conseguente, non primario.
Anche questo aspetto è da tenere presente quando oggi noi leggiamo i vangeli come lettori singoli.
[Tra parentesi si potrebbe anche osservare che la lettura personale della Sacra Scrittura è un grande dono dell'èra contemporanea - grazie all'immensa diffusione di supporti cartacei e digitali molto economici. Questo grande dono tuttavia non deve farci dimenticare il carattere comunitario che ha sempre avuto la trasmissione del Vangelo].
Comunque, tornando al tema:
supportati dai vastissimi studi storici (laici) sul Nuovo Testamento che non hanno pari per nessun altro testo antico esistente al mondo,
ciò che si può escludere con certezza è che gli evangelisti volessero comporre dei racconti metaforici.
Nei suoi insegnamenti Gesù stesso utilizza delle analogie e delle metafore, ... ma Lui non è una metafora.
Per una brevissima introduzione ai generi letterari entra nel Monastero Virtuale:
http://www.monasterovirtuale.it/generi-letterari-bibbia.html
[alché la domanda nasce spontanea: ma chi ti obbliga a credere qualcosa in cui non vuoi credere?]
En passant, ciò che mi lascia un tantino perplessa è che certi intellettuali moderni (pur capaci di complicate disquisizioni) con questa teoria intenderebbero difendere il cristianesimo e/o perfino la dottrina cattolica più rigorosa, non rendendosi conto che se Gesù di Nazareth è morto ed è rimasto tale nel Sepolcro... non è che abbia 'sti grandi titoli per essere superiore ad altri filosofi.
Intendo dire: come farebbe a garantirmi che ha detto "verità superiori" ad altri se, come qualsiasi filosofo, ha solo ragionato di testa sua senza conoscere direttamente le realtà divine e i "segreti dell'universo" (conosciuti in quanto Figlio-Dio incarnato) ?
Un'altra implicazione - non indifferente - è che in tal caso da circa 2000 anni stazionerebbe in zona Roma il quartier generale di un'organizzazione planetaria la quale non potrebbe vantare più crediti spirituali di una qualsiasi associazione sportiva...
Quindi: o è vero o non è vero.
E le metafore proprio non c'entrano.
[Nota: gli storici concordano sul fatto che gli evangelisti, come tutti i cristiani del loro tempo, stavano raccontando un fatto reale, non metafore.
La scelta del credere o non credere ai racconti cristiani è appunto una scelta, ma è storicamente certo che i narratori volevano comunicare un fatto realmente accaduto].
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I passaggi fondamentali del perché è importante per la Fede cristiana che la Resurrezione sia un fatto reale e NON una metafora, ce li spiega Padre Angelo:
http://www.amicidomenicani.it/leggi_sacerdote.php?id=5202
Per concludere vorrei sottolineare l'importanza dello studio biblico sia per i credenti che per i non credenti. Sarebbe infatti sufficiente una minima formazione culturale per sapere che i libri biblici possono essere molto diversi tra loro e che è fondamentale distinguere almeno le forme letterarie o generi letterari. Nonché il modo di fare storia nell'antichità.
La Bibbia non nasce di colpo come un librone. I 73 libri che, secolo dopo secolo, vengono raccolti in quella che possiamo chiamare "biblioteca sacra", hanno ognuno delle caratteristiche peculiari.
In breve, se vogliamo riassumere in poche righe che cosa sono i 4 vangeli:
si tratta di narrazioni che comprendono fatti storici e nel contempo le interpretazioni (teologiche) degli stessi.
Per fare un esempio moderno, i vangeli si possono paragonare ad un breve incontro tra due amici che parlano di un terzo amico. Uno dei due riferisce alcuni fatti e parole del terzo amico, e l'ascoltatore chiede che cosa volesse intendere il terzo amico compiendo quei fatti e dicendo quelle parole. Quindi il primo amico espone l'interpretazione che egli conosce molto bene perché l'ha ricevuta direttamente dal terzo amico.
[Un esempio al femminile: un'amica dice ad un'altra che la terza amica ha iniziato una dieta. L'altra chiede: "perché?". La prima risponde: "perché è una salutista e ogni anno a marzo fa la dieta primaverile". Quest'ultima frase è un'interpretazione, ma è completamente veritiera in quanto la prima amica conosce da anni la terza amica e sa benissimo interpretare molte sue azioni].
Ecco, in generale, i vangeli sono come questi racconti tra amici. Forniscono dei fatti e delle interpretazioni, insieme.
Quindi non sono "cronache" in senso stretto. Sono piuttosto dei testi teologici - perché intendono spiegare agli ascoltatori l'azione divina tra gli uomini.
Ho scritto "ascoltatori" in quanto dobbiamo sempre tenere presente che i vangeli sono nati inizialmente come "canovacci" di trasmissione orale e poi come testi scritti da narrare pubblicamente nelle assemblee-liturgie cristiane.
In altre parole: servivano per testimoniare e tramandare dei dettagli di un fatto già conosciuto dalla comunità.
Non sono nati come libri da leggere (e dai quali improvvisamente "scoprire il fatto" durante la lettura),
e tantomeno sono nati per essere letti in modalità "personale", in solitudine con le proprie fantasie.
La lettura per quasi due millenni viene fatta in gruppo e viene spiegata, trasmessa, discussa, "parlata" in gruppo con "maestri" (sacerdoti, catechisti, ecc.) che hanno ricevuto a loro volta l'interpretazione originaria.
La meditazione solitaria - seppur importante - nel cristianesimo è un fatto secondario e conseguente, non primario.
Anche questo aspetto è da tenere presente quando oggi noi leggiamo i vangeli come lettori singoli.
[Tra parentesi si potrebbe anche osservare che la lettura personale della Sacra Scrittura è un grande dono dell'èra contemporanea - grazie all'immensa diffusione di supporti cartacei e digitali molto economici. Questo grande dono tuttavia non deve farci dimenticare il carattere comunitario che ha sempre avuto la trasmissione del Vangelo].
Comunque, tornando al tema:
supportati dai vastissimi studi storici (laici) sul Nuovo Testamento che non hanno pari per nessun altro testo antico esistente al mondo,
ciò che si può escludere con certezza è che gli evangelisti volessero comporre dei racconti metaforici.
Nei suoi insegnamenti Gesù stesso utilizza delle analogie e delle metafore, ... ma Lui non è una metafora.
Per una brevissima introduzione ai generi letterari entra nel Monastero Virtuale:
http://www.monasterovirtuale.it/generi-letterari-bibbia.html
Rappresentazione moderna dell'incontro di Emmaus |
Commenti
Certo è che oggi la gente, in generale, pensa che la storia antica descritta nei libri di scuola derivi da documenti puntualmente verificabili e abbondanti - "a differenza dei vangeli".
Pochi sanno che in realtà è l'esatto contrario e che pochi testi storici antichi sono così ben supportati alla fonte come i vangeli (canonici). E di nuovo colgo l'occasione di ringraziarti per il tuo preziosissimo lavoro di informazione.