Voltaire e Federico

"Dei due, il più umano era Voltaire, sebbene anche Federico sapesse in qualche occasione servirsi del freddo linguaggio umanitario allora in grande voga.
Ma anche nei suoi momenti migliori, Voltaire ha dato l'avvio a quella tendenza moderna che ha intristito tutto l'umanitarismo da lui pur onestamente sostenuto. Egli diede il via alla spaventosa abitudine di assistere gli esseri umani solo compassionandoli e senza mai rispettarli. Attraverso lui l'oppressione del povero diventò una specie di crudeltà verso gli animali, e fu la perdita di quel sentimento mistico per cui un torto fatto all'immagine di Dio è un insulto all'ambasciatore di un Re.
Nonostante tutto, io credo che Voltaire avesse un cuore, mentre Federico era più che mai senza cuore quanto più era umanitario.
Comunque, quei due grandi scettici s'incontrarono su di un piano concreto, solido e duro come la pianura baltica; sul fatto cioè che Dio non esiste (*), oppure che Dio non si preoccupa un bel nulla degli uomini, come non si occupa dei vermi del formaggio. Su questa base andavano d'accordo; e su questa base litigavano; era un fatto personale e volgare, ma finì per scatenare l'una contro l'altra due grandi forze dell'Europa, entrambe radicate nella medesima miscredenza".

G. K. Chesterton (1874 - 1936), "Voltaire" , traduzione italiana in Saggi Scelti, ed. Paoline, 1962 -
disponibile anche in un mini fascicoletto (1 euro) Edizioni Tabula Fati - gennaio 2018 Collana Heliopolis, letteratura, storia e politica

(*) Proprio ateo Voltaire non lo fu. Nel suo taccuino si legge: "Ho sempre pensato che gli atei siano dei pessimi ragionatori". Del resto, in punto di morte chiese i sacramenti, che gli vennero negati, perché la sua ritrattazione era stata giudicata insufficiente.

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