E facciamoci del male!


"Voglio una vita spericolata..." 
(cit. Vasco Rossi)
"Dammi una lametta che mi taglio..." (cit. Donatella Rettore)

No, ragazzi, mi spiace, ma i Donatisti vi battevano mille a uno. E hanno continuato per lunghissimi decenni prima che la Chiesa Cattolica riuscisse a fermarli. Nel frattempo, al seguito di alcuni vescovi e sacerdoti, si sono tirati appresso tanta povera gente, insegnando un falso cristianesimo e una falsa idea di "martirio". Disponiamo di molta documentazione storica al riguardo. Una buona descrizione ce la fornisce anche Agostino in diverse sue lettere. Lo scambio di informazioni e di istruzioni con altri vescovi e/o con altri cristiani è una costante di Agostino. La sua accuratezza nel conservare gli scritti ricevuti e quelli inviati ne fa, oltre a tutto il resto, anche un perfetto "cronachista" dal quale abbiamo miniere di dati sul cristianesimo antico.

Dalla lettera 185 (breve estratto)
Agostino di Ippona
Anno circa 417 d.C.
(Sui Donatisti)

"Coloro che non conoscono le loro abitudini, credono che la mania di costoro di darsi la morte sia cominciata solo dopo che furono promulgate dall'Imperatore le leggi in favore dell'unità dei Cristiani che hanno permesso a tanti popoli di liberarsi dalla furiosa e pazza oppressione dei Donatisti. Chi però conosce il loro modo abituale d'agire, anche prima di tali leggi, non si meraviglia dei loro decessi, ma vi trova un ricordo dei loro abituali eccessi. Particolarmente quando ancora si prestava culto agl'idoli; grandi folle di Donatisti si recavano alle feste più frequentate dei pagani, non tanto per abbatterne gl'idoli, quanto piuttosto per lasciarsi uccidere dai loro adoratori. Se avessero voluto far ciò in virtù d'un ordine delle legittime autorità e se fossero stati vittime di qualche incidente, ciò avrebbe potuto avere una certa qual parvenza di martirio, mentre al contrario ci andavano solo per farsi uccidere senza che gl'idoli fossero minimamente danneggiati, né mancava loro l'occasione, poiché ciascuno dei più gagliardi giovani idolatri aveva l'abitudine d'immolare agli stessi idoli quanti più Donatisti riuscisse ad uccidere. Ve n'erano altri che arrivavano a gettarsi in mezzo a comitive di viandanti armati per farsi uccidere, minacciando terribilmente di caricarli di bastonate se rifiutavano di ucciderli. Altri poi, incontrando per caso sulla loro strada dei giudici, strappavano loro con la forza la sentenza che fossero uccisi per mezzo dei carnefici o degli ufficiali di polizia. Si racconta a tal riguardo che un giudice riuscì a beffarsi di loro facendoli legare come se li volesse far giustiziare ma poi li rilasciò così legati e in tal modo evitò d'essere maltrattato e di versare sangue umano. Sopprimersi gettandosi in precipizi scoscesi, nelle acque, nelle fiamme, era per quei fanatici un gioco d'ogni giorno. Queste tre maniere di uccidersi le avevano imparate dal demonio; quando avevano deciso di morire e non trovavano chi costringere con minacce a ucciderli con le sue mani, si gettavano nei precipizi oppure nell'acqua o nel fuoco. Chi, dunque, dobbiamo credere che avesse loro insegnato ciò se non colui dal quale era invasato il loro spirito, colui che suggerì allo stesso nostro Salvatore di gettarsi giù dal pinnacolo del tempio, come se ciò fosse consigliato dalla Scrittura? Ma essi allontanerebbero dal loro animo una tale suggestione, se portassero nel cuore il Maestro che è Cristo. Ma, siccome hanno accolto nel loro cuore piuttosto il diavolo, o vanno in perdizione come quel branco di maiali che una turba di diavoli fece precipitare dall'alto della collina giù nel lago, oppure, strappati da una simile morte e accolti nell'amorevole seno della nostra Madre, la Chiesa Cattolica, sono liberati nello stesso modo che quell'indemoniato presentato dal padre a Cristo dicendogli che si gettava ora nell'acqua, ora nel fuoco.

Si usa dunque loro una grande misericordia quando, anche per mezzo delle leggi imperiali, vengono strappati, dapprima loro malgrado, dalla sètta nella quale appresero tali eccessi alla scuola dei demoni menzogneri, affinché un po' alla volta siano guariti con l'abituarsi ai sani precetti e costumi della Chiesa Cattolica. Molti di essi, già tornati all'unità cristiana, ci danno un meraviglioso esempio d'ardore nella fede e nella carità; per la gioia d'esser fuori di quella sètta, ove reputavano azioni virtuose gli eccessi del loro furore, non cessano di ringraziare Dio con tutto il cuore, cosa che ora non farebbero, se prima non fossero stati tirati fuori da quella scellerata congrega anche loro malgrado. Cosa dire poi di coloro i quali ci confessano ogni giorno che già da tempo desideravano di diventar cattolici, ma non avevano potuto farlo per pusillanimità e timore, per il fatto che vivevano tra i Donatisti e, se si fossero fatti uscir di bocca una sola parola in difesa della Chiesa Cattolica, sarebbero stati completamente rovinati, non solo essi ma anche le loro famiglie? Bisogna dunque aver perso il cervello per sostenere che non era doveroso aiutare costoro ricorrendo alle leggi imperiali, per liberarli da sì gran male; adesso son costretti ad aver paura quelli che incutevano paura agli altri, e spinti dalla medesima paura tornano anch'essi sulla retta via o, almeno, ancorché fingano d'esser convertiti, non recano più molestia ai veri convertiti, ai quali essi precedentemente ispiravano paura".

Dal sito www.augustinus.it

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