Papa Francesco: non siamo idioti!

"Il cristiano non può permettersi il lusso di essere un idiota, questo è chiaro. Noi non possiamo permetterci di essere sciocchi perché abbiamo un messaggio di vita molto bello e quindi non possiamo essere frivoli.
Qual è l’astuzia del cristiano?
Il saper distinguere fra un lupo e una pecora. E quando, in questo celebrare la vita, un lupo si traveste da pecora, è saper riconoscere quale sia il suo odore. E questo, questo compito che Gesù ci dà è molto importante. È qualcosa di davvero grande. Gesù non è venuto a portare la morte, ma ci porta invece la morte dell’odio, la morte delle guerre, la morte della calunnia.
Gesù è venuto a portare la vita per dare la vita in abbondanza, e ci invia a portare la vita, ma ci dice anche: «Preditene cura!».
Perché ci sono persone che vivono quello di cui sentiamo parlare oggi, che non sono coinvolte con il Vangelo: la cultura della morte.
A loro la vita interessa nella misura in cui è utile, se no non gli interessa. In tutto il mondo, questa erba è stata piantata, quella della cultura della morte. La vita è la cosa più trascurata, la più superflua. Questo uomo anziano, questa donna anziana, sono inutili; scarichiamoli, cerchiamo di mandarli nelle case di cura. Questo bambino che è in arrivo è un peso per la famiglia: «Oh no, a cosa serve? Non ho idea. Scartiamolo e rimandiamolo al mittente».  Questo bambino che ho a casa? Beh, non ho il tempo di educarlo. Lasciamolo crescere come un’erbaccia nel campo, e questo altro bambino che non ha niente da mangiare, nemmeno le scarpette per andare a scuola, e bene, mi dispiace molto, ma non sono il redentore del mondo intero. Questo è ciò che la cultura della morte predica. Non è interessata alla vita. Che cosa interessa? L’egoismo.
Uno è interessato a sopravvivere, ma non a dare la vita, ad avere cura della vita, ad offrire la vita.
Gesù dice anche a noi:
"Prenditene cura! Io sono venuto a portare la vita, e la vita in abbondanza, ma tu curala! Stai per essere circondato dai lupi, tu sei quello che difende la vita, che se ne prende cura. Cura la vita!".
Che belle cose così si possono vedere – le conosco! – che un nonno, una nonna, che forse non può più parlare, che è paralizzato, e il nipote o il figlio arriva e gli prende la mano, e in silenzio la accarezza, niente di più. Questa è la cura della vita.
Apri il tuo cuore alla vita!  La vita è sempre dare, si dà, ed è costoso prendersi cura della vita. Oh quanto costa! Costa lacrime. Ma come è bella la cura per la vita, permettere che la vita cresca, dare la vita come Gesù, e dare in abbondanza, per non permettere che anche uno solo di questi più piccoli vada perso.  Non possiamo annunciare altro che la vita, dal principio alla fine. Ma è una strada piena di lupi e, forse per questo motivo, potranno condurci davanti ai tribunali, forse per questo motivo, per la cura della vita, ci potranno uccidere. Dovremmo pensare ai martiri cristiani. Li hanno uccisi perché predicavano questo Vangelo della vita.
L’egoismo è stato seminato in loro: "Chi sono io per prendermi cura degli altri?" Questa affermazione, vi ricordate, chi l’ha fatta per primo? Caino.
Questa affermazione criminale, questa frase di morte è un peccato che viene dall’infanzia delle persone che crescono in questo modo di pensare egoistico inculcato in loro, sono uomini e donne educati in questo modo. L’ho detto e lo ripeto – potremmo usarli come soprannomi – "io", "me", "mio", "con me", "per me", tutto per uno solo, nulla per gli altri, mentre dare la vita è aprire il cuore, e prendersi cura della vita è spendersi con tenerezza e calore per gli altri, portare nel mio cuore l’interesse per gli altri. Non ci dovrebbe essere nessun bambino che non cresce, che non vive la sua adolescenza aperto alla vita. Se andiamo in fondo alla strada della vita ci possono accadere cose brutte, ma non importa. Ne vale la pena. Lui per primo ci ha aperto la strada. Quindi, andate avanti e non scoraggiatevi. Prendetevi cura della la vita. Ne vale la pena!"
Card. Jorge Maria Bergoglio, 2005, Argentina. Omelia.

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