Padre Pavel e l'agar-agar

Spero che la mia affermazione non appaia irrispettosa o banalizzante. O frivola. Niente di più lontano da me.
Racconto questo mio pensiero, nella mia piccolezza, per onorare la grandezza della vita di Padre Pavel Florenskij.
Lo ricordo ogni volta che faccio il budino con l'agar-agar. Il pensiero era infatti questo: io lo ricordo ogni volta che prendo l'agar-agar dalla dispensa e guardo questa polvere "magica".
Gli appassionati di cucina sanno di che cosa sto parlando e di tutte le meraviglie culinarie che si possono fare con questo derivato delle alghe. Chi non s'intende di cucina può farsi un giro tra i food blogger e capirà. Per me poi l'agar-agar è particolarmente importante perché non posso usare addensanti farinacei o amidacei derivanti da cereali con glutine (sono celiaca).

Spesso penso: un genio come lui ... come poteva occuparsi anche di queste cose? Come poteva attribuirgli importanza? ... non mi riferisco solo all'agar-agar ma anche ad altri suoi esperimenti come quelli sull'antigelo nonché le condizioni in cui ha perseverato in queste ricerche!
Io credo che solo i grandi abbiano piena (e "naturale") comprensione dell'importanza delle cose piccole, e nemmeno pensano se sia prestigioso o meno occuparsene... Ché poi l'antigelo non è propriamente una piccola cosa in Russia, e va anche detto che l'agar-agar non si usa solo per scopi alimentari... ma in ogni caso si tratta di un grande genio della matematica, della filosofia e di molto altro che si mette a risolvere problemi pratici. E che neanche pensa di delegarli. Probabilmente solo gli intellettuali del suo livello, o meglio, solo i veri intellettuali arrivano ad essere così concreti nella vita. Solo loro sanno che l'agar-agar è importante quanto la filosofia. Perché la filosofia (quella vera) è pratica tanto quanto l'agar-agar.
Non ho altre risposte.
Per capire quello che sto dicendo, anzi farfugliando, consiglio la lettura della vita di Pavel Florenskij dal seguente sito. Curata benissimo da Natalino Valentini.
http://disf.org/Pavel-Florenskij
Credetemi, vale la pena di conoscere la vita, le opere (e lo spirito!) di quello che viene definito il Leonardo Da Vinci russo.
Un appunto: Pavel inizialmente parte da posizioni scettiche (sul limitare dell'ateismo), quindi si mette a fare ricerche personali - fino ad abbracciare pienamente il cristianesimo e a consacrarsi prete (della Chiesa Ortodossa).

Dal sito prendo un breve estratto e lo copio-incollo qui. All'interno troverete anche la storia dell'agar-agar.

Verso la fine degli anni Venti, allorché il potere politico sovietico inizia a mostrare i tratti sempre più persecutori e devastanti del totalitarismo schierandosi apertamente contro ogni forma di cultura religiosa, Florenskij viene arrestato una prima volta nel maggio del 1928, quindi incluso tra i soggetti socialmente pericolosi, in quanto considerato «un oscurantista, una minaccia per il potere sovietico» e condannato a tre anni di confino a Niznij Novgorod; condanna poi annullata dopo alcuni mesi. Tornato a Mosca, riprende la sua intensa attività filosofica, scientifica e teologica, concentrandosi con particolare dedizione sulle geometrie non euclidee e le loro implicazioni metafisiche e scientifiche, nonché questioni riguardanti la teoria fisica, che confluiscono nell'importante saggio La fisica al servizio della matematica (Fizika na sluzbe matematiki, 1932), nel quale il pensatore russo torna a ridefinire le coordinate per una visione globale del mondo sulla base dei princìpi della matematica, fuori dalla sua autoreferenzialità. Questi percorsi di elaborazione teorica vengono perseguiti da Florenskij senza rinnegare mai nessuna delle sue idee e convinzioni religiose, tanto da presentarsi agli incontri accademici e scientifici sempre in abito talare, finché nuovi pregiudizi e rinnovate accuse tornano a colpire la sua persona, fino al punto di considerare inverosimile che un “pope oscurantista” possa possedere tanta competenza nelle scienze esatte. Così il 26 febbraio del 1933 viene nuovamente arrestato, condannato a 10 anni di lager e trasferito in Siberia nelle isole Solovki, ove al posto dell’antico monastero era stato allestito il primo gulag sovietico. Anche in questa penosa condizione egli riesce a trovare la forza per intraprendere accurate ricerche sul gelo perpetuo, sull’estrazione dello iodio e dell’agar-agar dalle alghe marine, giungendo persino a brevettare una decina di importanti scoperte scientifiche, a partire dal liquido anticongelante.

Ma la vita del filosofo russo è ormai inghiottita dalla vorace macchina del totalitarismo sovietico. Come risulta dagli atti segreti del KGB, recentemente riportati alla luce e consegnati alla famiglia dopo oltre cinquant’anni di mistero sulla sua fine, un’infame accusa viene perfettamente ordita contro di lui: dopo una prima, intransigente resistenza, padre Pavel accetta le false imputazioni, essendo venuto a conoscenza del fatto che ciò avrebbe potuto consentire la liberazione di alcuni suoi compagni dall’inferno del gulag. Liberamente sceglie di sacrificare se stesso e di donare la propria vita per rendere possibile la salvezza di altri fratelli. Così viene fucilato l’8 dicembre 1937, in un luogo rimasto sconosciuto nei pressi di Leningrado. Con lucidissima e tragica consapevolezza, poco prima di essere ucciso, padre Pavel scrive in una lettera alla famiglia: «Il destino della grandezza è la sofferenza, quella causata dal mondo esterno e la sofferenza interiore. Così è stato, così è e così sarà […]. È chiaro che il mondo è fatto in modo che non gli si possa donare nulla se non pagandolo con sofferenza e persecuzione. E tanto più disinteressato è il dono, tanto più crudeli saranno le persecuzioni e atroci le sofferenze. Tale è la legge della vita, il suo assioma fondamentale […]. Per il proprio dono, la grandezza, bisogna pagare con il sangue» (Lettere dalle Solovki, 13.2.1937, in SCT, IV, p. 665; tr. it. “Non dimenticatemi”, Milano 2000, pp. 374-375). La “grandezza”, alla quale si riferisce il filosofo russo, non è altro che l’esperienza stessa della santità, che implica il dono nell’amore “fino alla fine”. Alla notizia della sua morte il teologo Sergej Bulgakov ricordando l'amico affermava: «Di tutti i contemporanei che ho avuto la ventura di conoscere nel corso della mia lunga vita, egli è il più grande. E tanto più grande il delitto di chi ha levato la mano su di lui, di chi lo ha condannato ad una pena peggiore della morte, a un lungo e tormentoso esilio, a una lenta agonia […]. Padre Pavel per me non era solo un fenomeno di genialità, ma anche un’opera d’arte […]. L’attuale opera di padre Pavel non sono più i libri da lui scritti, le sue idee e parole, ma egli stesso, la sua vita» (Bulgakov, 1971, p. 128).


Grazie Padre Pavel. Pietra vivente della Chiesa, tra le più luminose.


Pax et bonum,

Francesca Burigotto



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