Giornata della Memoria. La paura di scrivere qualcosa di sbagliato. Il dubbio: forse è meglio non scrivere niente? La decisione di superare ogni ostacolo e fare la domanda: a cosa serve questa Memoria?
"Nel momento in cui Karol Wojtyla inaugurava il suo pontificato, la generazione dei contemporanei della Shoah, almeno quelli d'Europa, aveva iniziato ad uscire dal silenzio. Allora quelli che non sapevano hanno percepito il sentimento d'annientamento che segna questa generazione, annientamento delle vite sterminate, annientamento dei credo e delle speranze, annientamento della memoria. Auschwitz è diventata ormai per tutti il simbolo di una memoria bruciata. Auschwitz conduce all'annientamento tutto quello che l'ha preceduta, la vecchia Europa."
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Jean-Marie Lustiger, La Promessa, 2002 (Pag. 165)
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(...) "In questo nostro secolo si è manifestato un orrore che non ha precedenti storici. In questo disegno di annientamento del popolo ebraico sono stati coinvolti uomini di tutte le nazioni e quindi responsabili, direttamente o indirettamente, come iniziatori o come complici, per cinismo o per mutismo."(...)
Jean-Marie Lustiger, La Promessa, 2002 (Pag. 159)
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(...)"Papa Giovanni Paolo II ha sviluppato un insegnamento di grande portata sul rapporto dei cristiani con il popolo ebraico. (...) Questa riflessione coglie la storia umana alla luce della Rivelazione. Ci invita a comprendere il significato che l'Elezione del popolo ebraico riveste per tutti gli uomini. Disconoscere o rinnegare quest'Elezione priverebbe di ogni significato la storia della salvezza, su cui si basa la fede cristiana.
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[Il lavoro in parte compiuto e in parte da compiere consiste nel:]
Riannodare i fili spezzati di una comune storia bimillenaria, di una cultura comune. Confidarsi i risentimenti accumulati, nella loro verità, anche crudele, in modo che non vi siano più cose non dette fra gli eredi di questa storia.
Ristabilire così al di là dell'annullamento causato dalla Shoah, la continuità della storia europea (...). Così, insieme, scopriremo che Auschwitz non ha fermato la storia poiché , assumendo il passato, abbiamo la volontà comune di vivere il nostro avvenire comune, per il servizio dell'umanità." (...)
Jean-Marie Lustiger, La Promessa, 2002 (Pagg 166-167).
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"Non esiste una storia vera se non in funzione di un'Elezione, perché la storia è, alla fine, una durata che prende il suo significato dalla relazione con Dio che chiama e verso il quale camminiamo. (...)
Altrimenti non esiste nessuna memoria possibile; è meglio dimenticare. Altrimenti, la storia umana è un pozzo di insignificanza e d'orrore ed i momenti luminosi non sono che deboli scintille, segnate, anch'esse, dall'oblio e dalla morte. Soltanto Dio può essere la fonte della memoria dell'uomo."
Jean-Marie Lustiger, La Promessa, 2002 (Pag. 44)
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"Gli ebrei hanno coscienza della loro particolarità storica, dato che questa Rivelazione è stata affidata loro per primi, una volta per tutte. È nell'esperienza di un popolo, modellato da questa Elezione, che la Storia santa si è incarnata nella storia umana.
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I cristiani sono i beneficiari di questa prima benedizione poiché, nel momento in cui la Chiesa nasce, e nasce dagli ebrei, anche i pagani ottengono di partecipare con loro a questa benedizione ed alla sua Promessa.
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Ma ebrei e cristiani, incontrandosi e misurando le loro differenze, possono comprendere meglio ciò che è stato dato loro come evidenza fondante e compito primordiale: rivelare ad una umanità frazionata la chiamata all'unità, più grande e più forte della sua immensa diversità.
Ricordare questa prospettiva non significa minacciare l'originalità ebraica o l'identità cristiana." (...)
Jean-Marie Lustiger, La Promessa, 2002 (Pagg189-190)
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"Ebrei e cattolici hanno in comune, nello stesso tempo, sia una radice che un conflitto.
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Chi non avverte qui che le tensioni possono essere tanto più forti e dolorose quando i punti di accordo e di comunione sono più solidi? Dal momento che veniamo dalla stessa radice, ogni tensione è vissuta come la nascita di una rottura, di un rifiuto; ma essa può anche essere vissuta nella speranza di una luce sempre più grande."
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Jean-Marie Lustiger, La Promessa, 2002 (Pagg. 192-193)
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"Se l'evangelista [Matteo] inizia il suo racconto con una genealogia è perché qui non si parla di un bambino qualsiasi, venuto da chissà dove. È colui che viene rivelato come segno, speranza delle nazioni e salvezza, lui e non un altro, colui del quale dobbiamo accettare la storia singolare, senza la quale non vi è più un Salvatore perché non vi è più la storia.
Il cammino che i pagani dovranno compiere è proprio quello di venire a Gerusalemme, per accogliere questo Messia in questa storia. E ancora di più poiché non esiste una storia senza un'Elezione, i pagani non entreranno nella storia della salvezza e non saranno salvati se non faranno di questa storia la loro storia."
Jean-Marie Lustiger, La Promessa, 2002 (Pag. 43)
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"L'eredità delle polemiche e dei sospetti ha provocato atteggiamenti consolidati e rigidi, sia nei cristiani che negli ebrei, nella visione di se stessi e nell'immagine degli altri. Ciò ha troppo spesso portato, in campo intellettuale, non direi a negare l'altro, ma - prendendo a prestito un termine medico - a scotomizzarlo; a fare, cioè, come se non esistesse.
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[Domanda:]
Sarebbe un'utopia immaginare che un dialogo positivo e benevolente fra cristiani, in quanto cristiani, ed ebrei, in quanto ebrei, inciti gli uni e gli altri a lasciar sgorgare, nella fedeltà alla loro chiamata, un sovrappiù spirituale di cui non è possibile predire in anticipo i frutti?
In altre parole, io scommetto su una fecondità di cui oggi abbiamo solo un vago sentore. Sarà forse necessario attendere ancora una generazione perché, sotto la pressione del mondo circostante, si produca questo scambio ed esso sia percepito da ciascuno non come una minaccia, ma come una possibilità per la propria identità?"
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Jean-Marie Lustiger, La Promessa, 2002 (Pag 180)
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"L'avvenire comune fra ebrei e cattolici non si riduce soltanto a limitare il possibile contenzioso. Non può accontentarsi di una pacifica, mutua comprensione e, neppure, di una solidarietà al servizio dell'umanità. Questo avvenire richiede un lavoro su ciò che è comune e su ciò che separa. Che le differenze e le tensioni diventino uno stimolo per un approfondimento, sempre più attento e docile, del mistero di cui la storia ci costituisce eredi indivisi. L'incontro tra ebrei e cristiani è al servizio dell'umanità, fonte d'ispirazione per la pace e per la benedizione di tutti."
Jean-Marie Lustiger, La Promessa, 2002 (Pagg. 194-195)
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"Ho accettato con grande emozione l'invito dell'Università di Tel Aviv per questo colloquio. (...)
Non venivo a Yad Vashem dall'estate del 1973. In quell'occasione, avevo deciso di passare una giornata di digiuno, meditazione e preghiera nel luogo del Memoriale.
Mi ero seduto in disparte; dopo qualche ora, il guardiano si è preoccupato per me. Mi si è avvicinato e mi ha detto: "Non ti disperare, di' un kaddish e torna a casa". E mi ha porto il testo. Ho fatto quello che mi aveva detto, ringraziando Dio fra me per questo guardiano che mi aveva confortato, come l'angelo che aveva confortato Elia nel deserto (1Re 19,1-8).
Vi faccio pubblicamente questa confidenza oggi, per spiegarvi con quale stato d'animo mi rivolgo a voi."
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Jean-Marie Lustiger, La Promessa, 2002 (Pag. 158)
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"La grandezza di un popolo non si misura con la grandezza delle conquiste fatte, (...), ma con la grandezza dei dolori sofferti e con le elevazioni spirituali nate dal dolore. Da questo punto di vista Israele è un popolo grande. La grandezza delle sofferenze da esso patite risplende nella maestà del suo messianesimo. L'anima d'Israele era protesa verso il futuro e ha vissuto e intravisto e ha profetizzato più e meglio di quanto comunemente si creda, più e meglio di quanto esso stesso creda. Le parole dei vaticini, per nobili ed elevate che siano, appaiono talvolta inferiori allo spirito che le anima. Le parole sono una coppa d'alabastro; lo spirito le illumina, ne fa un faro lucente. Lo spirito che anima queste parole è luce candida, imperitura. Splende per secoli, per millenni, illumina le menti e riscalda i cuori di generazioni e generazioni. Sono una fonte perenne di saggezza, e tutti sono - e chi non lo è un giorno sarà - pellegrini di questa gran luce che il Signore ha acceso nelle anime dei profeti d'Israele."
Israel Zoller / Eugenio Zolli, Christus, 1946 (dall'Introduzione dell'autore)
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Papa Francesco, Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium, 2013
"Finora il dialogo ebraico-cristiano si è spesso svolto in un ambito riservato piuttosto agli specialisti. L’approfondimento e la conoscenza specifici sono essenziali, ma non bastano. Accanto a questo sentiero occorre imboccarne un altro, più ampio, quello della diffusione dei frutti, perché il dialogo non rimanga appannaggio di pochi, ma diventi opportunità feconda per molti. L’amicizia e il dialogo fra ebrei e cristiani sono infatti chiamati a oltrepassare le frontiere della comunità scientifica. Sarebbe bello, ad esempio, che nella stessa città rabbini e parroci lavorassero insieme, con le rispettive comunità, al servizio dell’umanità sofferente e promuovendo vie di pace e di dialogo con tutti. Spero che il vostro impegno, la vostra ricerca e i legami personali fra cristiani ed ebrei producano il terreno fecondo per mettere radici di ulteriore comunione."
Papa Francesco
28 febbraio 2019
Fonte: Santa Sede
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Uno dei tanti esempi della Memoria ebraica all'opera nei giorni nostri, in questi ultimi anni:
L’appello del presidente del Congresso ebraico mondiale:
“Perché il mondo tace sul massacro dei cristiani? Perché nessuno fa niente?”.
Articolo tradotto da Tempi (vedi link alla fine).
Agosto 2014
Il presidente del Congresso ebraico mondiale, Roland S. Lauder, scrive un appello sul New York Times in difesa dei cristiani in Medio Oriente e in Africa, affinché il mondo si muova contro i massacri.
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"In un discorso davanti a migliaia di cristiani a Budapest nel mese di giugno, ho fatto una promessa solenne che, come non starò in silenzio di fronte alla crescente minaccia dell’antisemitismo in Europa e in Medio Oriente, non rimarrò neppure indifferente alla sofferenza cristiana. Storicamente, è quasi sempre stato il contrario: gli ebrei sono stati troppo spesso la minoranza perseguitata.
Ma Israele è stato tra i primi paesi ad aiutare i cristiani in Sud Sudan. I cristiani possono praticare apertamente la loro religione in Israele, a differenza di quanto avviene in gran parte del Medio Oriente. Questo legame tra ebrei e cristiani ha assolutamente senso. Condividiamo molto di più della maggior parte delle religioni. Leggiamo la stessa Bibbia e condividiamo un nucleo morale e etico. Ora, purtroppo, condividiamo un tipo di sofferenza: i cristiani stanno morendo a causa delle loro convinzioni, perché sono indifesi e perché il mondo resta indifferente alle loro sofferenze.
Le persone buone devono unirsi e fermare questa ondata di violenza rivoltante. Non è come se noi fossimo impotenti. Scrivo questo da cittadino della più forte potenza militare sulla terra. Scrivo questo da leader ebreo che si preoccupa per i suoi fratelli e sorelle cristiani. Il popolo ebraico capisce fin troppo bene cosa può accadere quando il mondo tace. Questa campagna di morte deve essere fermata."
Per leggere tutta la traduzione (che è una parte dell'articolo americano) vedi link
https://www.tempi.it/perche-mondo-tace-massacro-cristiani-appello-presidente-congresso-ebraico-mondiale/
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https://www.shalom.it/blog/news/la-cosa-che-mi-fa-pia-male-b1109691
Commenti
Credo che davvero ci sia tanta gente che cerca di capirne di più. E' un grande atto di carità fraterna, questo tuo post. Grazie.
Sì, "capirne di più" perché, andando alla radice, possa nascerne qualcosa. Se tutte queste cerimonie commemorative si chiudono lì... diventano sterili, sterilizzate. Per non parlare di quando si riducono al "poverini, brutta storia". So che anche di questo si sono lamentati alcuni gruppi ebraici negli ultimi anni, ...dicendo più o meno: "noi non siamo solo 'quelli della Shoah' ".
Insomma, la complessità del tema è grande. Tra la necessità del rispetto assoluto di un dolore indescrivibile e il sentirsi trasportati a "fare qualcosa" perché non rimanga solo la possibilità di vagare tra la disperazione e la rabbia.
E poi c'è il tema religioso che - ad oggi - non viene toccato.
Se Israele non è "un popolo a caso" lo è per un preciso motivo. Ed è l'Elezione.
Sarò io che non capisco abbastanza, ma l'esclusione di questo tema è... di un silenzio assordante, da parte degli ebrei, anche da parte dei rabbini.
(Probabilmente per il timore, in questa società secolarizzata, di entrare in questioni di Fede. Ma anche, forse, a causa del fatto che tanti testimoni della Shoah sono stati e sono ebrei atei - e lo sono diventati proprio dopo la loro devastante esperienza. Anche questo, un tema delicatissimo, difficile da affrontare... E non si può certo mettersi a fare le prediche su "quanto è bello credere" a chi ha patito così tanto).
Difficile, difficile.
Eppure, chi è di Cristo, come noi, non può ignorare Israele e TUTTA la sua storia. Non è un dovere civile e neanche un generico dovere morale. È proprio inscritto in noi.
(Certo,come cristiani, ci interessiamo a tutte le persone e a tutti i popoli, senza distinzioni. Però la nostra radice santa sarà sempre la nostra radice santa - quindi il posto speciale ce l'ha)
Grazie del tuo supporto.