Un anno (circa) dall'inizio della pandemia. Un albero di ulivo per ricordare tutte le vittime

Nel titolo ho scritto "circa" perché nella maggior parte delle regioni d'Italia l'emergenza è partita qualche giorno dopo. 
Per chi abita al Nord, come me, l'emergenza è partita subito con i primi casi di pazienti gravi diagnosticati (chissà in quel momento quanti contagiati meno gravi e quanti asintomatici stavano già circolando, ma questo l'abbiamo saputo successivamente).

È proprio il giorno 23 febbraio, domenica, che qui in Veneto scattano le misure di emergenza per tutta la Regione ...E mi ricordo che - riguardo alle celebrazioni religiose - non fu subito chiarissimo a tutti i parroci che cosa dovessero fare (cioè da quando sospendere le Messe): alcuni furono raggiunti immediatamente dalla comunicazione del loro vescovo, altri probabilmente furono informati più tardi oppure ritennero "anomalo" dover chiudere le porte alla gente che stava arrivando, così quella domenica sera in alcune chiese ci fu la Messa mentre in altre chiese i fedeli trovarono le porte chiuse con l'avviso della sospensione a causa dell'emergenza coronavirus.

Ho questo ricordo della Messa e mi ricordo anche in quale chiesa sono andata quella sera... e mi ricordo pure che poi mi si rizzarono i capelli nell'apprendere che alcune amiche in una chiesa poco più in là avevano trovato le porte chiuse (mentre io ero in mezzo ad un cosiddetto assembramento! - termine che in quel momento non era così quotato come oggi). 
Fu anche abbastanza impressionante il fatto che tipo 10 giorni prima stavo (con tutti gli altri belli "appiccicati") in una riunione parrocchiale a sistemare i programmi quaresimali 2020 dei bambini del catechismo, e una manciata di giorni dopo, quella domenica 23 si seppe che il mercoledì 26 febbraio veniva sospeso il rito delle Ceneri (così come pure il Carnevale il giorno martedì 25).

Adesso mi sembra di essere il nonno che racconta la guerra... Anche se un'epidemia, specialmente un'epidemia dei tempi moderni, non può essere paragonabile. Anzi, in passato, non di rado le povere armate militari (e anche le popolazioni civili) si beccavano gli eventi bellici e le epidemie in un colpo solo - senza però disporre di disinfettanti in comodi flaconcini da tenere in borsetta, di mascherine omologate a standard internazionali, di ospedali con tamponi, laboratori, cure decenti e sale di terapia intensiva...

Insomma, la lamentela per il nostro essere impantanati in una pandemia indubbiamente c'è, ma in me c'è anche il pensiero che i nostri nonni e i nostri antenati ne hanno vissute di molto peggiori e... si sono lamentati meno di noi.
Non intendo minimizzare quello che stiamo patendo noi, eh! 
Però credo che adottare una prospettiva più ampia forse può aiutare un pochettino (i vivi e i sani) - fermo restando che le tragedie sono sempre tragedie, e che le sofferenze degli ammalati gravi sono sempre sofferenze terribili, in ogni epoca e contesto. 
Lo stesso dicasi per i problemi economici collegati alla pandemia. Questi ultimi però li potremo risolvere. Se siamo vivi e in buona salute. 
(Il secondo fattore, la salute, non è comunque una certezza garantita a vita per nessuno, anche se non ci fosse la pandemia. Perciò, se siamo vivi e in buona salute, tutto il resto diventa risolvibile, anche se arduo).
Disclaimer, che sia chiaro: il mio discorso non vuole sottovalutare né ignorare i gravi problemi di lavoro, di soldi e di forte depressione psichica che sono stati provocati dalla pandemia anche ai non-ammalati.

Torno al punto.
In questi giorni - giorno più giorno meno - in diversi paesi d'Italia ricordiamo coloro che sono morti della morte terribile provocata dal Covid-19, detto anche Cov-Sars-2. 
Allego il video con l'ulivo commemorativo di Vo', il paesino che è diventato noto a causa dell'epidemia. 
Di morti lì ne hanno avuti pochissimi, ma hanno avuto il primo morto di Covid rilevato in Italia. E così l'ulivo l'hanno piantato per lui. E per il suo caro amico morto a qualche giorno di distanza. E per tutti i morti italiani.

Vo': un albero di ulivo e un cuore all'uncinetto. Prima commemorazione delle vittime della pandemia








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